Recensione: Waiting for Disaster
Dichiaratamente ispirati da mostri sacri quali Forbidden, Testament, Megadeth e Anthrax, i torinesi Endovein, dopo la pubblicazione dell’EP di esordio autoprodotto nel 2009, “Lynched by Fate”, danno alla luce, via Punishment 18 Records, il full-length di debutto intitolato “Waiting for Disaster”.
Ed è proprio dall’affermazione espressa nelle note biografiche che prendo spunto per questa recensione. Certo, forse, a rileggere quanto dichiarato dal quartetto vien da spender qualche parola su cosa in effetti i Nostri abbiano colto dai Maestri del thrash anni ottanta e su quanto di personale caratterizzi l’aspetto compositivo dei dieci pezzi che compongono l’album, così che il potenziale acquirente sappia bene cosa andrà a riporre nel proprio scaffale.
Testament a parte, in quanto considerati (assieme ai Metallica) uno dei più brillanti canoni di thrash bay area mai idealizzati nel corso degli anni; sia Forbidden, sia Medageth, sia Anthrax, nascondevano, piu’ o meno velatamente, massicce dosi di tecnica nel loro songwriting. Addirittura, la band capitanata dall’infervorato Scott Ian ha attribuito nuovi connotati al ‘mosh’, mentre Forbidden e la ‘Dave Mustaine band’ sono stati due dei più fulgidi esempi di straordinaria commistione tra speed metal, metal melodico e tecnico e, ovviamente, puro thrash metal. Nella proposta degli Endovein c’è poco di tutto questo, nè bay area purissimo, nè sbalorditivi colpi di genio nel riffing.
Non è infatti l’aspetto meramente esecutivo a lusingare, quanto più lo spirito con cui tale viene manipolato dai quattro musicisti che, sebbene dotati di un discreto bagaglio tecnico, volutamente fanno convergere la loro attitudine in musica goliardica e d’impatto. Talento sprecato? Direi proprio di no!
Ironica e ‘ignorante’, sostenuta e urticante, la musica degli Endovein innesca e conserva energie da dissiparsi nelle intense attività di stage diving e pogo old school (vabbè, vi lascio passare anche un wall of death, ma attenti alle ossa!) che si scateneranno nel circle-pit. Infatti, Divano e compagni promettono fuoco e fiamme: la percezione da disco è che non si conterranno quando ci sarà da mazzare di brutto i legni, le corde di basso e chitarra. Inoltre non sembrano esser state poste in essere particolari limature ai suoni che si attestano taglienti, penetranti e sarcastici, come si richiede a un buon disco thrash-core che si rispetti.
Compositivamente, le canzoni consegnano spunti interessanti, più o meno originali, ma spalleggiati sempre e comunque da linee creative simpatiche e invitanti, scandite da slanciate ritmiche inarrestabili nel loro incedere. I suoni, frizzanti e ben equilibrati fra loro, sono apprezzabili se relazionati all’anima che dà vita a “Waiting for Disaster”: ogni strumento ne esce valorizzato, voce compresa. In particolare si evidenzia un ottimo lavoro alle pelli per mano di Daniele Ilardi e la costante riuscita presenza di un puntellante basso a enfatizzare l’appena citato drumming.
Manca qualcosa, lo devo dire. In alcuni frangenti le composizioni si manifestano con sufficienza in quanto pongono al centro dell’attenzione il riff più riuscito o il coro più convincente, senza però trovar legame concreto con il resto del brano. Diciamo che non sempre il songwriting lega alla perfezione ogni parte architettata.
In conclusione: gli Endovein non vengano quindi tacciati per derivativi! Credetemi, essi sono sinceri! Certo, è una considerazione personale e, mi si permetta, non certo presuntuosa o saccente. Se così non si potesse sentenziare, ogni band che al giorno d’oggi decidesse di suonar thrash-core sarebbe accusabile e giustiziabile per tal crimine. Esistono però eccezioni, cioè quelle che si buttano nel thrash con anima e cuore e non cavalcano l’onda del revival. Purtroppo solo chi suona, solo chi ha vissuto la gestazione di un proprio full-length, ha chiaro ciò che ha fatto. Possiamo tuttavia sempre appellarci all’esperienza dettata dal nostro amore per questo movimento e all’istinto che ci spinge verso questa corrente artistica così viscerale ed endemica, per poi giudicare liberamente.
Personalmente sono quasi certo che gli Endovein il thrash metal ce l’abbiano dentro e per tal motivo ci voglio credere. Questa è fondamentalmente una band da stage, su disco potranno di certo maturare ulteriormente senza venir meno al loro credo. Mi auguro di poter assistere ad un loro concerto quanto prima. Il buon senso e la logica dicono che su un palco ogni responso troverà positiva conferma, … se ‘Disaster’ sarà, ovviamente!
Nicola Furlan
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Tracklist:
01. Endless Prophecy
02. Forrest Gunner
03. Lynched by Fate
04. Fallout Terror
05. Problem of Humanity
06. Kick in Your Ass
07. Slaves of the Matrix
08. Sono Stufo!
09. Don’t Forget
10. Endovein Are Adrenaline … for Your Fuckin’ Summer!!!
Formazione:
Stefano (aka Divano): Voce
Paolo Cetani (aka Paulus): Chitarra
Mirko Negrino: Basso
Daniele Ilardi: Batteria