Recensione: When Eden Burns

Di Alessandro Zaccarini - 30 Giugno 2006 - 0:00
When Eden Burns
Band: Persuader
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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80

Esistono due modi di suonare power metal: uno è proprio di quelle band che il vecchio Schmier definisce Kindergarten-metal; l’altro è quello più continentale e genuino, vicinissimo allo speed e decisamente più aggressivo nelle ritmiche e nelle armonie. In questa sede, fortunatamente, ci ritroviamo a parlare di una band che, oggi come non mai, ha diritto a un posto da questa parte della staccionata: quella che ospita, tra gli altri, Blind Guardian, Helloween, Rage e Gamma Ray.

Non ci sono dubbi: When Eden Burns è un grande passo avanti rispetto ai lavori precedenti e rappresenta senza ombra di dubbio l’apice musicale della giovane carriera dei Persuader. Siamo di fronte a un disco lineare e incisivo, forse non troppo vario ma terribilmente concreto, che riprende il discorso da dove era rimasto interrotto e ne migliora la forma e gli intenti. Power metal di stampo tedesco e classico, con venature thrash e un discreto gusto per gli arrangiamenti vocali. Eredità che provengono da dischi come Follow the Blind e Tales from the Twilight World e che guidano le composizioni della band su ritmiche sempre serrate e riffing mai banale. È infatti notevole il lavoro svolto dalle due chitarre, che quasi mai eccedeno nelle solite scale e nelle soluzioni pre-confezionate ma anzi si adoperano per costruire melodie continue e strutture coese con il resto degli elementi e con le dinamiche ritmiche del pezzo.

Ne escono brani pieni e rettilinei, non troppo complessi ma mai portatori di quella monotonia che si respira in fin troppe produzioni, a qualsiasi livello. Questo perché When Eden Burns è un disco composto con intelligenza e curato nei dettagli: brani come Sending You Back o R.S-Knights non trovano rivali in nessun gruppo dell’età dei Persuader, e francamente tutte le più o meno nuove leve power scandinave, finlandesi (Turisas e Ensiferum del primo disco esclusi) e continentali vengono spazzate via da tanta grinta e da tanta accuratezza.

È vero, la band non ha inventato nulla, e anzi spesso sembra fin troppo impegnata a seguire i passi dei primi Blind Guardian. Specialmente Jens Carlsson sembra insistere sempre più nell’intento nel voler copiare le linee melodiche e lo stile del buon Hansi Kürsch. Chiaro, meglio una band che segua Hansi, Kai e compagnia piuttosto che l’ennesimo act insapore, ma resta comunque la speranza di vedere i Persuader crearsi una propria indiscutibile personalità.

Prima di concludere è il caso dedicare qualche riga a una considerazione: essendo lo stile dei due gruppi molto simile, Jens Carlsson e Emil Norberg useranno le loro idee migliori per i Persuader o i Savage Circus? Io credo, soprattutto da quando si sente in questo album, che riserveranno maggiori attenzioni alla loro prima band, ovvero i Persuader. Dunque, quale futuro per i Savage Circus con un Piet Sielck che non sembra esattamente nell’epoca d’oro e due giovanotti che concentrano le loro forze altrove? Speriamo.

In ogni caso, e comunque vada a finire l’avventura Savage Circus, grazie a gente come i Persuader possiamo ridere ancora più forte e ancora con più gusto in faccia a tutti quei detrattori ciechi e biechi che sostengono che il vero power metal si sia estinto dieci anni fa.

Tracklist:
01. Twisted Eyes
02. Slaves Of Labour
03. Sending You Back
04. R.S Knights
05. The Return
06. When Eden Burns
07. Judas Immortal
08. Doomsday News
09. Zion
10. Enter Reality

Alessandro ‘Zac’ Zaccarini

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