Recensione: Who’s The Boss In The Factory

Di Riccardo Angelini - 17 Novembre 2008 - 0:00
Who’s The Boss In The Factory
Band: Karmakanic
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2008
Nazione:
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80

La grande famiglia dei Flower Kings non si ferma mai. Stavolta tocca a Jonas Reingold e ai suoi Karmakanic, giunti al terzo gettone da studio dopo i già ampiamente positivi ‘Entering The Spectra’ (2002) e ‘Wheel Of Life’ (2004). Chi credesse di avere a che fare con un mero side-project fra tanti o, peggio, con un pretestuoso sfogo da bassista frustrato, è pregato di ascoltare con attenzione questo ‘Who’s The Boss In The Factory?’, indi munirsi da orecchie da asino e mettersi autonomamente in punizione dietro la lavagna.

Chiunque abbia un minimo di confidenza con la scena prog rock svedese, sa bene che i professionisti di queste lande raramente tradiscono. Lasciamo alle parole dello stesso Jonas il compito di raccontare la cura profusa nella composizione di ogni singola nota del suo nuovo album e veniamo direttamente ai contenuti.
La tracklist si articola in cinque brani (dei quali uno diviso in due parti), eclettici nello stile e molto ricchi a livello di contenuti, per una durata complessiva di quasi un’ora.

Apertura affidata alla lunga suite ‘Send A Message From The Heart’, che fra arrangiamenti in piena tradizione symphonic prog svedese, contaminazioni jazz e fusion nonché occasionali divagazioni psichedeliche offre un fulgido esempio di composizione d’alta scuola. Poche sono le band capaci di articolare un songwriting tanto fluido nell’arco di quasi venti minuti, scorrevoli e rilassati come se il pezzo non si estendesse per più di un quinto della sua durata reale. Parte del merito va certamente attribuita alle freschezza del cantato di Göran Edman, protagonista anche sul brano successivo. Grazie alla sua solare vivacità di ‘Let In Hollywood’ risulta senza dubbio uno degli episodi più immediati e divertenti del lotto. Il basso saltellante di Reingold detta i tempi con brio, mentre le linee vocali sbarazzine, a tratti quasi pop di un ispirato Edman interpretano ad hoc lo spirito disimpegnato del brano, che va progressivamente declinandosi verso un rock più duro e incalzante nella sua seconda metà. La buona vena di Jonas trova conferma anche nella title-track, per il sottoscritto la vetta di un songwriting di qualità assai elevata. Il tocco jazz delle ritmiche e, soprattutto, del pianoforte crea una tensione che la profondità del basso avvolge inizialmente di un’aura stranamente oscura. L’inevitabile schiarimento arriva grazie a un’accoppiata bridge/chorus di grande effetto, con un climax rapido e relativamente semplice ma molto efficace, di nuovo ai limiti del pop. L’anima jazz dei Karmakanic emerge in modo più evidente nella successiva ‘Two Blocks From The Edge’: questa volta a fare la differenza sono una strofa di ampio respiro e le audaci scorribande del sassofono di Theo Travis. Ultimo acuto sulla conclusiva ‘Eternity’, divisa fra una breve introduzione pianistica e il pezzo vero e proprio. Qui si celebra tutta la forza della tradizione classica che dà linfa alla penna di Reingold. Il songwriting si ammanta di un velo grave e solenne: commoventi i soli dell’accordion di Lelo Nika e il crescendo carico di pathos, per l’accorata dedica di Jonas ai genitori tragicamente scomparsi in un incidente stradale poco prima dello scorso Natale.

Come i più avranno ormai inteso, ‘Who’s The Boss In The Factory’ si erge come album di elevato spessore capace di innalzare ulteriormente la qualità media di un progetto che è auspicabile nessuno più osi definire “side-project”. Com’è ormai piacevole abitudine, Svezia e InsideOut si fortificano come binomio vincente e totalmente affidabile, imponendo i Karmakanic come appuntamento imprescindibile per tutti gli appassionati del settore. Non solo: grazie alla presenza di melodie ariose e brani particolarmente versatili (‘Let In Hollywood’, ‘Eternity pt.2’, la stessa title-track), il disco si propone come potenziale sorpresa anche per chi fosse estraneo al genere e avesse magari qualche problema a digerire le più complesse elucubrazioni di scuola Flower Kings.
Centro pieno dunque per Jonas Reingold, ed ennesima prova di forza da parte di un membro di spicco dell’elite progressive scandinava.

Riccardo Angelini

Tracklist:
1. Send A Message From The Heart
2. Let In Hollywood
3. Who’s The Boss In The Factory
4. Two Blocks From The Edge
5. Eternally pt:1
6. Eternally pt:2

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