Recensione: Wicked Machine
Bergamo e Brescia da sempre rappresentano uno degli stantuffi pulsanti della Lombardia, per via della peculiarità di saper fondere al meglio tradizione, industria, agricoltura, cultura e arte. Apparentemente in competizione, le due provincie in realtà sanno dare il meglio quando fra di Loro si riesce ad instaurare una fattiva collaborazione.
Proprio quello che è accaduto fra il chitarrista orobico Steve Zambelli e il cantante Alberto “Drago” Ragozza degli storici Love Machine i quali, radunati al capezzale Manuel Gatti (basso) e Simone Oldofredi (batteria) dei Dogs’n’Bones, hanno gettato il seme per la prosecuzione di una nuova realtà musicale italiana, i Wicked Machine, avvalendosi anche dell’aiuto di alcune ospitate d’eccezione. Etichetta dell’esordio la vicina My Graveyard Productions di Montichiari.
Dopo l’intro I’ll be There si parte alla grande grazie al riff portante di F.Y.I.A.D. , già sentito milioni di volte in ambito HM ma sempre ficcante a reggere un brano che sa entrare nella capoccia e non uscirne più fino al giorno dopo l’ascolto. Probabilmente il pezzo che sintetizza al meglio il flavour dei Wicked Machine. Impatto non da meno da parte della seguente Broken Mirrors, sinuosa come sapevano fare alla grande i Dokken dei tempi d’oro che avrebbe addirittura aumentato il proprio carico emotivo con un po’ più di cattiveria profusa.
Hard melodico rock’n’rolleggiante in Butterflies in the Stomach, I’ll Bury your Screams scorre senza graffiare ulteriormente e l’accoppiata New Man/69 fornisce una sana dose d’adrenalina d’altri tempi con la prima impreziosita da un solo fornito da quel Signore della sei corde che risponde la nome di Dario “Crossbones” Mollo. L’obbligatorio lento si intitola I’ll Be There e mette in mostra un appassionatissimo Drago, forse addirittura troppo enfatico in alcuni passaggi.
Un titolo come Raw ‘n True dovrebbe promettere sfracelli e infatti corrisponde al terreno ideale per i Wicked Machine: riff puliti, vocals all’insegna della melodia e dell’esperienza e una sezione ritmica a sorreggerne l’impianto, senza strafare. Un Ragozza alcoolico a metà fra Pino Scotto e Brian Johnson tira le file della Ac/Dc-iana Rock Light, scorre Love Action e si arriva a Rain, traccia affascinante di derivazione USA molto vicina alle sonorità calde dell’Aor. Shiva, l’outro, non chiude l’album ma lascia spazio alla bonus track Take My Life: una versione rallentata di The Trooper degli Iron Maiden di difficile classificazione, che può suscitare le più diverse reazioni sulla base dei gusti e dei punti di vista di ciascuno.
Wicked Machine è album concepito senza paraocchi che si pone trasversalmente nei confronti delle tavole della legge hard’n’heavy, lasciando scorrere idee e passione in assoluta libertà compositiva. Proprio per questo può ricevere gli Osanna da parte di quel pubblico che gradisce ricevere un colpo solo un caleidoscopio di emozioni, viceversa risulta meno diretto per chi si aspetta una proposta di tipo monolitico.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1 – Sirrush the Return (Intro)
2 – F.Y.I.A.D.
3 – Broken Mirrors
4 – Butterflies in the Stomach
5 – I’ll Bury your Screams
6 – New Man
7 – 69
8 – I’ll Be There
9 – Raw ‘n True
10 – Rock Light
11 – Love Action
12 – Rain
13 – Shiva (Outro)
14 – Take My Life (The Trooper)
Line-up:
Steve Zambelli – chitarra
Alberto “Drago” Ragozza – voce
Manuel Gatti – basso, tastiere
Simone Oldofredi – batteria
Guest musicians:
Guido Minelli – Hammond (tracce 3, 5, 8, 9, 11, 12)
Osvaldo Tagliani – pianoforte, tastiere (traccia 8)
Dario Mollo – chitarra (traccia 6)
Andrea Tinnirello – chitarra (tracce 7, 10)
Renato Forza – backing vocals (traccia 5)
Roberto Negrini – backing vocals (traccia 11)
Elvira Ciochetto – backing vocals (traccia 5, 11, 13)