Recensione: Wild ‘n Three

Nati nel 2016, i WildHeart sono una band belga che si distingue per il suo profondo omaggio all’Hard Rock degli anni ’80. Con influenze che spaziano da leggende come Whitesnake, Ratt e Dokken, il gruppo ha rapidamente guadagnato l’attenzione della critica in Belgio e nei Paesi Bassi con il loro album di debutto.
Dopo aver firmato con l’etichetta tedesca City Of Light Records, hanno pubblicato il loro secondo lavoro “No Love” che ha consolidato ulteriormente il loro sound. Quest’anno i WildHeart sono tornati con il nuovo Full-lenght “Wild’n Three” per Good Time Music.
L’album si apre con l’intro strumentale “Electric Atmosphere”, un pezzo che prepara il terreno per la successiva “Miss Treat Me Right”. Questo brano cattura immediatamente con ritmo vivace e melodie che richiamano la nostalgia (molta) degli anni ’80. Si distingue per un notevole assolo di chitarra e un ritornello orecchiabile e contagioso. A seguire, “Last Goodbye” emerge come un inno Hair Metal, caratterizzato da una sezione ritmica di batteria intensa e armonie corali trionfanti. Con riff di chitarra potenti e sfumature melodiche che ricordano lo stile dei Dokken, “Sands Of Time” si distingue per la sua solidità e audacia.
Uno dei picchi dell’album è sicuramente “Fire In The Hole”, con il suo ritornello imponente e melodie incisive che lo rendono un pezzo che avrebbe trovato ampia rotazione su MTV negli anni ’80. Nonostante una linea di basso profonda, il brano “FC” non raggiunge, a mio parere, lo stesso livello degli altri pezzi, mancandogli quella scintilla che rende gli altri brani più incisivi. La band ritrova slancio con “We Are The Ones”, un brano dal ritmo avvincente grazie a una linea di basso incisiva. Segue “Hey Man!”, un classico pezzo Hair Metal che evoca lo stile dei Ratt, in particolare l’album “Invasion of Your Privacy“. La seguente traccia “Festina Lente” si distingue per un solido ritmo di batteria e un riff di chitarra contagioso, impreziosito da armonie vocali nel ritornello.
L’album si conclude con la ballata “The Gentle Tyrant”, che inizia con tocchi di chitarra acustica e si evolve in un pezzo dinamico, alternando passaggi più leggeri a ritornelli esplosivi. La performance vocale eccellente e gli assoli di chitarra offrono una degna e potente conclusione.
Nel complesso, i WildHeart sono riusciti a creare un album che cattura perfettamente l’essenza dell’hard rock degli anni ’80, offrendo brani che avrebbero avuto un grande successo durante l’apice dell’Hair Metal.