Recensione: Wonderland

Di Beppe Diana - 19 Maggio 2002 - 0:00
Wonderland
Band: Wonderland
Etichetta:
Genere:
Anno: 2002
Nazione:
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85

Alleluja!!! E si, dopo un’attesa snervante durata tanto, troppo tempo, vede finalmente la luce uno degli album più attesi degli ultimi anni, sto parlando del debut cd dei geniali Wonderland, super gruppo dietro al quale si cela la crema del metal italiano, e che vede schierati fianco a fianco nientemeno che il drummer, nonchè stimato producer, Frank Andiver (Labyrinth, Shadows of Steel), qui anche nelle vesti di tastierista, il guitar hero Vic Mazzoni (Projecto), e il bassista Andrea ‘Tower’ Torricini (Vision Divine), un tris d’assi davvero eccezionale, ai quali si aggiungono le new entry Giaime alla chitarra ritmica e il versatile Alexx Hall dietro il microfono.

Contornato da un lavoro grafico che definire eccezionale è poco, un’opera del pittore toscano Gianpaolo Bianchi, il lavoro dei cinque musicisti in questione, è quanto di più particolare voi possiate trovare in campo musicale negli ultimi tempi, un ibrido sonoro in cui convergono le influenze più disparate possibili, dallo speed metal al melodic power, dalla trance dance al pop, il tutto caratterizzato da un gusto melodico fuori dai soliti canoni compositivi e che fanno di Wonderland uno dei debutti più folgoranti che il metal italiano ricordi da una decina di anni a questa parte.

Il metro di paragone più esauriente per darvi un’idea di quello che potrete trovare sull’album, potrebbe essere rappresentato da una versione ‘modernizzata’ dei cari vecchi Warlord, infatti ascoltando attentamente dietro i solchi delle dieci song ivi incluse, mi è più volte sembrato di scorgere la stessa verve nonchè la spontaneità musicale che caratterizzava le composizioni della band guidata dal duo Tsamis/Zonder.

E già, sembra davvero che anche i Wonderland optino in favore di una snellezza compositiva davvero senza precedenti, e anche se la struttura dei brani risulta molto articolata, con qualche cambio di tempo atto a rendere maggiormente intrigante il risultato finale, non viene per niente ‘appesantita’ da arrangiamenti superflui che andrebbero a ledere l’impatto e l’immediatezza dei singoli brani. E se a questo aggiungete anche lo splendido concept al quale i brani sono concatenati, avrete il quadro di un disco destinato a fare la storia del metal moderno.

La storia su cui ‘Wonderland’ si basa, non è nient’altro che un fatto realmente accaduto e che narra le vicissitudini di un uomo che, dopo aver passato un lungo periodo di prigionia, ritrova se stesso e sente il bisogno del perdono. Infatti la splendida ‘Nothing left to say’, riarrangiata rispetto dal mini di debutto, parla del rapporto interrotto fra il protagonista e la moglie, che solo dopo l’arresto del marito scopre di aver sposato un assassino, e durante il loro ultimo incontro lo guarda ‘senza dire una parola’.’Goodbye’ invece parla dell’ultimo giorno di prigionia prima di ritornare, dopo 10 anni di carcere, alla libertà identificata in tutto l’album come il cielo.

Questo sarà il suo ingresso nella ‘Wonderland’, la terra delle meraviglie per lui, la vita di tutti i giorni per noi. Una miscela veramente esplosiva che oltre ad estasiare i vostri palati uditivi sempre più esigenti, vi intrigherà anche a livello lirico e umano, ma che volete di più, un Lucano’ Se fossi in voi mi precipiterei fra capo e collo nel vostro negoziante di fiducia per richiederne una copia, e se vi dice che non c’è l’ha, beh cambiate rifornitore!!!! Come si dice in questi casi, buy or die!!!!!

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