Recensione: X Perience

Di Filippo Benedetto - 31 Dicembre 2004 - 0:00
X Perience
Band: X Project
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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45

I braziliani X Project, da quanto si legge nella front cover del loro demo pervenutoci, dovrebbero proporre una miscela di hard rock, heavy metal e, udite udite, “prog”. Per le due prime aggettivazioni, ad ascolto assimilato, il giudizio può essere di ampia condivisione mentre per quanto riguarda la terza i dubbi non sono solo di carattere puramente stilistico ma soprattutto di rilievo tecnico strumentale. Si sa che si può proporre dell’hard rock o heavy metal senza necessariamente sfoggiare tecnica ad alti livelli puntando sull’impatto e lavorando quindi sull’immediatezza del proprio sound, ma per proporre qualsiasi variante prog – e questa è un’opinione personalissima – non può mancare una buona dose di gusto per gli arrangiamenti e buona capacità tecnico strumentale. Purtroppo per gli X Project nessuna delle due ultime caratteristiche descritte sembrano far parte dell’essenza del combo, che più platealmente propone del “normale” hard’n’heavy lungo le sette traccie che compongono il demo intitolato “X Perience”. Dando uno sguardo più approfondito alle tracks di questo lavoro possiamo notare l’hard rock diretto e di facile impatto di “Fireland” dove campeggia in bell’evidenza un riffing caldo e potente. Il primo appunto critico che si può fare riguarda il sound che, seppur mitigato appena dall’immediatezza del genere qui proposto, risulta talmente scarno da non risaltare altro che le chitarre e la voce a discapito del basso e della batteria (che se fosse stata un po’ più in evidenza avrebbe aggiunto ulteriore “timbro” al suono complessivo del pezzo). Passando alla seconda song, “Voodoo Night”, notiamo un indurimento del sound che in quest’episodio si fanno decisamente più “heavy”. In questo caso ci troviamo di fronte al problema inverso: il sound si fa più secco e potente e la batteria riesce ad evidenziare meglio il proprio apporto, purtroppo è l’aspetto delle “idee” a latitare un pochino, concentrando l’essenza del brano su un riffing portante non propriamente originale. Con la terza traccia la band concentra l’attenzione dell’ascoltatore lungo melodie più morbide e accessibili, grazie ad un tappeto acustico che costituirà il fulcro di tutto il brano. “Time to surrender”, così s’intitola il pezzo, culla l’ascoltatore lungo passaggi melodici tristi e riflessivi secondo un “copione” collaudatissimo, ma in fin dei conti sempre efficace. Cosa manca a questo pezzo, allora? Magari un assolo centrale, in grado da fare “ponte” verso uno sviluppo alternativo al brano. Purtroppo la band si limita al “copione collaudatissimo” senza spingersi oltre nella narrazione melodica, lasciando un po’ la senzazione di incompiutezza.
La quarta traccia, “New Earth”, cambia decisamente atmosfera grazie ad un riff d’apertura veloce e diretto. La track in questione è interamente strumentale e serve a mostrare le capacità del combo in sede d’arrangiamento e di tecnica strumentale. Il gruppo ce la mette tutta e cerca di catturare l’attenzione dell’ascoltatore sui vari “passaggi” del brano. Che dire, forse era in questo pezzo che la band intendeva mostrare la propria attitudine “prog”, il problema è che di “prog” appunto non si rintraccia molto (ne sul versante degli arrangiamenti, tanto meno su quello del virtuosismo tecnico). Alla fine, raccontandoci la semplice verità,  “New Earth” è un una strumentale metal che più tipica non si può. Qui si “chiude” la  tracklist idedita, alla quale segue un trittico di songs delle quali due tratte da esibizioni “live” più una versione alternativa di “Fireland”. La qualità scadente di tali registrazioni, decisamente imbarazzante, mi farebbe venir voglia di chiudere qua la recensione ma, essendo inclusa tra queste canzoni una cover di una band storica, non posso esimermi dal farne menzione lungo queste righe. La cover scelta è “The Wickerman” degli storici Iron Maiden. Personalmente non sono stato mai amante delle cover, quindi i timori e dubbi su questa in particolare erano molto evidenti. Ovviamente la cover proposta mi lascia assolutamente interdetto, non solo per la pessima registrazione dell’esecuzione “on stage” ma per lo strazio a cui è stata sottoposta la song privata della sua forza d’impatto e appeal melodico. In sostanza la bocciatura a questo omaggio è assegnata senza dubbi di sorta. In coda, come sopra accennato, troviamo la demo version di “Fireland”. La versione non si discosta da quella posta in apertura, esentandomi dal rilevare ulteriori “sorprese” per i lettori. Anzi qualche altra “sorpresa” (se così la possiamo definire) il combo la riserva propinando all’ascoltatore altre due song – evidentemente nascoste, visto che non se ne trova traccia nello scarno blocket di “X Perience” – che acuiscono invece di lenire lo strazio subito durante l’ascolto, soprattutto, delle tre precedenti tracks. L’anonimato di questi due brani risulta evidente, oltre che per l’assenza di un titolo a cui fare riferimento, per i soliti motivi: la registrazione indecente e la scarsa attenzione all’aspetto tecnico strumentale.

Concludendo qui la mia recensione, posso con assoluta certezza manifestare tutta l’insoddisfazione per il prodotto ascoltato, mediocre sotto quasi tutti i punti di vista e privo del necessario appeal che ci si aspetterebbe da moniker, titolo dell’album e le poche e inequivocabili aggettivazioni scolpite nella cover front di “X Perience”. Se c’è una cosa che l’ascolto di questo demo mi ha insegnato è che l’ambizione in musica è cosa buona e giusta,  se sfruttata a dovere può rivelarsi anche ammirevole, ma se viene sfruttata con abbondante sprezzo dei propri limiti può rivelarsi il principale artefice del disastro di un’avventura musicale.

Tracklist:

1. Fireland
2. Voodoo Night
3. Time to surrender
4. New Earth
5. New Earth (live)
6. The Wickerman (live)
7. Fireland (alternative version)

Line Up:

Andrio Mello Garzia: Vocals and Guitars

Daniel Mendes: bass

Rafael Rodrigues: drums

contatti: xproject@xproject.mus.br

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