Recensione: XXV: Live at Bloodstock

Di Andrea Bacigalupo - 22 Aprile 2022 - 8:30
XXV: Live at Bloodstock
Band: Solitary
Etichetta: Metalville Records
Genere: Thrash 
Anno: 2022
Nazione:
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80

Gli inglesi Solitary hanno partecipato all’edizione 2019 del festival britannico Bloodstock Open Air in concomitanza con il loro 25° anno di attività.

Niente di meglio per celebrare l’anniversario se non pubblicare la registrazione della performance.

Questa si è tenuta in data 11 agosto 2019 (ultima delle quattro giornate della manifestazione), sul palco intitolato alla memoria di Sophie Lancaster (ragazza inglese percossa a morte da un gruppo di adolescenti nell’agosto 2007), insieme a Wheel, Boss Keloid, Violblast, tra i tanti e con gli Eluvetie come Headliner.

I Solitary hanno suonato per quarti, con una setlist di neanche mezz’ora ma intensa e micidiale, estrapolata dai loro ultimi lavori dell’epoca: principalmente dall’album ‘The Diseased Heart of Society’ del 2017 (sei tracce) e poi da ‘XXV’ del 2017 (due tracce), EP che racchiude tre brani presi dai primi album ‘Nothing Changes’ del 1998 e ‘Requiem’ del 2008, mixati e masterizzati nuovamente.

Già si sapeva, la loro discografia non è proprio la raccolta di ‘A mille ce n’è’ (… per i più giovani: serie di fiabe sonore pre-registrate): il combo spara un Thrash vecchia maniera come concepito nella Bay Area, si dovrebbe dire che richiama principalmente Testament ed Exodus, ma ormai può essere lui stesso un ‘richiamo principale’, non stando quasi più dietro a nessuno (come dimostra anche l’ultima fatica ‘The Thruth Behind The Lies’ del 2020): è feroce, tenace ed esplosivo, un vero schiacciasassi e tutto questo viene fuori durante un’esibizione granitica, che non fa prigionieri.

 

A parte l’intro ‘Blackned Skies’, la calma prima della tempesta, tutto il resto è sparato ad alzo zero, una gragnolata di ghiaccio bollente (niente a che fare con la vecchia canzone di Tony Dallara … proprio no!) che fa terra bruciata. Da farsi prendere dalla rabbia per non esserci stati, anche perché la produzione dell’album (mixato e masterizzato da Martin Buchwald – Accuser, Destruction, Tankard tra i tanti) ha mantenuto integra la prestazione, riuscendo a dare una chiara idea dell’intensità con cui si è svolto il concerto e del ‘momento magico’ che si crea durante queste manifestazioni titaniche.

Parlare dei singoli pezzi è alquanto inutile: sono tutti proiettili all’uranio impoverito. Volendo tirarne fuori giusto due: le versioni di ‘The Edge of Violence’ e ‘The Diseased Heart of Society’ sono pazzesche ed oltre ogni limite, ma, in verità, ognuno può scegliersi tranquillamente le sue senza sbagliarsi.

Il concerto viene proposto nella versione CD, con in aggiunta il già citato EP ‘XXV’, ed in versione DVD, con in più 8 videoclip promozionali della band ed un’intervista a Rich Sherrington, fondatore dei Solitary. Assolutamente da non perdere.

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