Recensione: Your Time to Shine

Di Matteo Pedretti - 24 Novembre 2021 - 12:00
Your Time to Shine
Band: Monolord
Etichetta: Relapse Records
Genere: Doom  Stoner 
Anno: 2021
Nazione:
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La seconda decade del nuovo millennio è stata segnata dall’esplosione di quell’ondata Stoner/Doom che ha portato alla proliferazione di un numero impressionante di band, molte delle quali niente – o poco – più che meri cloni di Sleep, Electric Wizard, Goatsnake e Yob, dei quali però non possedevano né l’abilità compositiva né, tantomeno, l’attitudine e la visione artistica psicotropa (ai limiti dello psicotico) che ha reso possibile la realizzazione di capolavori come il lisergico “Jerusalem” (Sleep, 1998) o il misantropo “Dopethrone” (Electric Wizard, 2000).

Non sarebbe tuttavia corretto affrontare la questione in termini così semplicistici: da quell’ondata sono infatti emerse alcune delle giovani realtà più interessanti dell’intero panorama Metal attuale: Pallbearer, Khemmis, Windhand, Uncle Acid & The Deadbeats e altri ancora, tutti impegnati a mantenere viva la nera fiamma del Doom. Sappiamo molto bene come nel nostro genere preferito sia molto difficile inventare qualcosa di davvero nuovo e ai gruppi in questione deve essere riconosciuto come abbiano saputo progressivamente drenare il proprio sound dagli elementi più derivativi per mettere a punto una proposta che, disco dopo disco, si è fatta sempre più personale e riconoscibile.

Di questo gruppo fanno parte anche i Monolord. Per dirla tutta la band, formatasi a Gothenburg nel 2013, all’inizio della propria carriera suonava decisamente derivativa. “Empress Rising”, il debutto del 2014, era un ibrido perfetto tra il “mega suono” intergalattico degli Sleep e le atmosfere sulfuree, marce e stralunate degli Electric Wizard. Tuttavia era pieno di riff coinvolgenti e pezzi ben progettati ed eseguiti e già ai tempi il combo teneva il palco in modo davvero convincente.  Tra il 2015 e il 2019 gli svedesi pubblicano altri tre dischi con cui arrivano a definire uno Stoner/Doom psichedelico dal piglio molto più personale, come testimoniato da “No Comfort” del 2019. Con il nuovissimo “Your Time to Shine”, uscito per la label statunitense Relapse Records, i tre aggiungono un altro importante tassello al loro percorso di crescita artistica.

Il nuovo album infatti, senza accantonare il fragoroso approccio Stoner che da sempre caratterizza gli stilemi compositivi dei Nostri, è decisamente più orientato a un Doom che, in alcuni frangenti, arriva a suonare sorprendentemente tradizionale. La psichedelia c’è ancora tutta, ma non è più ottenuta solo mediante riff fuzzy, rumorosi e ripetitivi, ma anche attraverso trame chitarristiche a tratti pacate ed eleganti. Più in generale queste nuove cinque composizioni sembrano molto più permeabili alle sonorità Rock di quanto ascoltato in passato. Queste sfumature sono ben rese da una produzione che, mai sopra le righe,  gioca con perizia su volumi e profondità per ricercare gli equilibri in grado di massimizzare l’impatto dei diversi episodi.

Nonostante queste evoluzioni, la opener “The Weary” conferma l’abilità dei Monolord nel creare muri di cosmici pieni di fuzz, ma che ora sono smorzati da richiami sabbathiani e influenze più esplicitamente Rock. “To Each Their Own” è caratterizzata da una prima sezione in cui strofe dal mood riflessivo e malinconico fanno il paio, in modo del tutto inedito nella discografia della band, con un Traditional Doom che nella sezione strumentale della seconda parte arriva addirittura a toccare toni epici.

Con “I’ll Be Damned” si torna all’old school: è una traccia battagliera, i cui riferimenti sono da ricercarsi in Conan e Yob, retta da un riffing downtuned ultra distorto, nervoso e ricco di riverberi che sovrasta linee vocali filtrate e distanti, lasciate deliberatamente in secondo piano per concedere il ruolo da protagonista al crushing Doom prodotto dagli strumenti. La title track è lontana anni luce dal pezzo che la precede: la sensazione di calore trasmessa dalle melodie del tranquillo incipit è il risultato del lavoro di una chitarra fondamentalmente Rock. L’ingresso della band al completo e la saturazione dei suoni traghettano il brano in un territorio Doom atmosferico non distante da quello in cui si muovono gli ultimi Pallbearer, ma con un taglio psichedelico che risulta dalla combinazione tra la profondità dei bassi, la circolarità del cantato e gli intrecci di chitarra.

La pesantezza iniziale di “The Siren of Yersinia” si placa in una sezione che prosegue ariosa e trasognante fino a quando dei riff monolitici fanno il loro ingresso in scena, sovrastati da un’esecuzione vocale che rimane comunque sempre piuttosto melodica. Un assolo lisergico e il potente assalto di chiusura proiettano l’ascoltatore in un trip cosmico, lasciandolo disorientato quando, di colpo, il disco finisce.

Da sempre attento osservatore del lavoro dei Monolord, coinvolgenti e d’impatto anche nelle prove meno originali, sono entusiasta del fatto che i ragazzi siano finalmente arrivati a mettere a punto una loro formula espressiva. Processo, questo, che ha iniziato a palesarsi nel precedente “No Comfort”, ma che è arrivato a pieno compimento solo in “Your Time to Shine”, che ritengo essere quanto di meglio gli svedesi ci abbiano fatto ascoltare fino ad ora.

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