Doom

Recensione libro: Children Of Doom

Di Stefano Ricetti - 16 Novembre 2018 - 12:30
Recensione libro: Children Of Doom

CHILDREN OF DOOM

UN VIAGGIO NELLE SONORITÀ DELL’APOCALISSE, DA PRIMA DEI BLACK SABBATH AI GIORNI NOSTRI

di Eduardo Vitolo

Le Tempeste 20

416 pagine – 16×23

ISBN 978-88-94859-17-1

€ 22.00

Tsunami Edizioni

 

Eduardo Vitolo ha realizzato il libro che mancava, quantomeno alle nostre latitudini. Children Of Doom, licenziato sul mercato dalla Tsunami Edizioni, è un consistente volume di 416 pagine ben congegnato con copertina realizzata da Luca “Solo Macello” Martinotti che, come scritto dalla casa editrice milanese nella presentazione,

incarna un lungo excursus che parte dagli anni bui e superstizioni del Medioevo, passando per i primi, sconosciuti pionieri del genere, fino ad arrivare agli eroi solitari e drammatici del vero Doom e una folta schiera di seguaci e sinistri prosecutori che non accenna a fermarsi

L’autore, lungo dieci capitoli, affronta un’analisi della fenomenologia legata al Metallo declinato in musica dalle tinte cimiteriali con competenza e dovizia di particolari. Scava a fondo nelle putride viscere del Doom senza paura di sporcarsi le mani, fornendo così quel valore aggiunto che solo opere come questa sanno regalare. Non per questo mette da parte il parterre de roi che nell’immaginario collettivo incarna il concetto stesso di heavy metal catacombale, quindi spazio agli obbligatori Black Sabbath, Coven, Pentagram, Black Widow e compagnia funerea. Parimenti scatta poi però l’interesse automatico nei confronti di Bedemon, Necromandus e Jerusalem, solo per citarne tre di numero.

Non solo l’aspetto musicale viene ampiamente vivisezionato all’interno di Children Of Doom, ma tutto  quanto doomizzato o doomizzabile: l’arte, le credenze popolari, la religione, le leggende e le varie correnti di pensiero che negli anni hanno, anche inconsapevolmente, reso il Doom un vero e proprio modus vivendi. A supportare il lavoro di Vitolo una serie di immagini – in bianco e nero – suggestive e a tema, che ne sublimano i concetti, così come un’aneddotica selezionata, d’autore.                 

Al di fuori di alcuni casi isolati, questo genere del firmamento heavy metal non ha mai raccolto consensi oceanici, ma si è ricavato le stimmate del rispetto da parte degli appassionati per via di uno zoccolo duro costituito da fedelissimi molto informati in materia. La cosa si può estendere anche a molte delle band, fiere di districarsi attraverso i corridoi bui e umidi della musica dura, senza manifestare in alcun modo la volontà di raggiungere la luce, anche in termini di visibilità mediatica. Una missione, la loro… Come ben esplicitato nel libro anche l’Italia ha saputo dire la sua, a livello mondiale. Se è vero che nel Power un paio di gruppi hanno goduto, sebbene con alterne fortune, dei piaceri generati dal successo oltreconfine, in campo Doom un po’ tutta la scena italica ha saputo far parlare di sé. Il recentissimo tributo ai Death SS operato da Black Widow Records infarcito di band straniere è solo l’ultimo tassello di un cammino iniziato decenni fa. La richiesta di testimonianze fonografiche italiane di livello da parte degli appassionati esteri è palpabile: basti pensare quanto sono apprezzate le edizioni originali dei vari The Black, Death SS, Black Hole, Violet Theatre, Jacula, Antonius Rex, Requiem. E, si badi bene, il loro valore non dipende unicamente dalle bizze di qualche completista con il portafoglio gonfio: è la qualità e il mistero che sanno suscitare che fanno la differenza! Le foto, le copertine, gli inserti, le dicerie… tutti elementi che rappresentano un valore inestimabile e che, evidentemente, oltre i patri confini hanno percepito, sin da subito. Viviamo in una nazione pregna di storie da raccontare e i vari cantori del Doom di casa nostra hanno saputo canalizzare in musica questa tradizione ancestrale, spesso con un tocco magico, che li ha resi peculiari. Gente come Steve Sylvester, Marius Donati, Paul Chain, Antonio Bartoccetti esiste solo da noi…  

Children Of Doom, per rafforzare ulteriormente il proprio gradiente oscuro fatto di dischi polverosissimi, occulto e superstizioni, ha dato la parola agli eroi che hanno saputo mantenere alta, sino ad ora, la bandiera della siderurgia nera applicata alla musica dura. In coda al libro, vi sono infatti le interviste a: Carmelo Orlando (Novembre), Brett Stevens (filosofo e autore del saggio Nihilism: A Philosophy Based In Nothingness And Eternity), Marco Melzi (Minotauro Records), Mario “The Black” Di Donato (The Black), Martin Popoff (critico musicale e autore), Niko Skorpio (Thergothon), Mauro Tollini (Black Hole, Epitaph), Diego Banchero (Zess), Kobi Farhi (Orphaned Land), Massimo Gasperini (Black Widow Records), Marco Serrato Gallardo (Orthodox), Paul Groundwell (Peaceville Records), Randy Holden (Blue Cheer), Thomas “Hand” Chaste (Death SS, Paul Chain), Fabio Bellan (Thunderstorm), Regen Graves (Abysmal Grief), Christian Bivel (Adipocere Records), Joe Hasselvander (Pentagram), Greg Chandler (Esoteric), Justin St Vincent (autore del saggio The Spiritual Significance of Music), Mauro Berchi (Ras Algethi, Eibon Records), Misantropus, Paul Kuhr (Novembers Doom), Jordy Middelbosch (Phlebotomized), Albert Witchfinder (Reverend Bizarre), Roberto Messina (Sinoath, The Abyssian), Francesco Chiazzese (Trinakrius), Urlo (Ufomammut).

Come si diceva un tempo?

Doom or be dooomed!

E noi, modestamente, lo fummo! (Doomizzati)   

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

CHILDREN OF DOOM CON BARA IN ACCIAIO

Nella foto in cima alla recensione l’iconico Bobby Liebling, dei Pentagram