Thrash

Intervista Megadeth (David Ellefson)

Di Davide Sciaky - 17 Agosto 2017 - 12:30
Intervista Megadeth (David Ellefson)

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Nel backstage del Carroponte, pochi momenti prima del concerto dei Megadeth di Milano (che abbiamo raccontato qui) abbiamo incontrato lo storico bassista della band, David Ellefson.
Incontrando un musicista di questa caratura non si sa mai cosa ci si può aspettare e si può temere di trovare una persona scontrosa o che si è svegliata con la luna storta.
Arrivando nel suo camerino, invece, abbiamo trovato un Ellefson simpatico, disponibile e loquace che ci ha raccontato con un sorriso molto di quanto avvenuto in casa Megadeth negli ultimi anni, oltre che degli aneddoti dal passato della band e delle rivelazioni sul futuro dei thrasher.

Intervista a cura di Davide Sciaky

Ciao David, come stai?

Piuttosto bene, grazie, tu?

Tutto bene, grazie.
Veniamo alla nostra intervista, la mia prima domanda è, te lo devo chiedere, ho visto i Megadeth una volta all’anno dal 2010, nel frattempo avete anche pubblicato 3 album in studio, 3 live, vari remaster e così via.
Come fate a tenere il passo con tutti questi impegni? Non vi viene mai voglia di rallentare?

No, no, voglio dire, i Megadeth…siamo una band intensa, sai, e penso che non faccia per noi semplicemente stare lì a non far nulla, preferiamo essere produttivi e lavorare a qualcosa, ci sono giorni in cui ci svegliamo e pensiamo a cosa fare per rendere i Megadeth migliori, per fare qualcosa di divertente per i nostri fan e penso che quello che hai appena menzionato, la nostra discografia, è il risultato di questo duro lavoro, sai?

Parlando di quanto tempo passate in tour bisogna anche dire che negli ultimi anni avete suonato tanto in Asia, qualcosa che non molte band fanno.
Mi faresti un piccolo confronto tra il pubblico orientale con quello europeo e quello americano?

Be’, quello che ho notato in Asia è…il Rock N’ Roll è molto nuovo da quelle parti, in Cina per esempio, conoscono la chitarra elettrica da qualcosa come 15 anni forse, no?
Quindi immaginati, niente Hendrix, niente Bo Diddley e tutte le vecchie glorie, quindi la loro conoscenza della chitarra elettrica è molto recente [ride].
L’America ha questo atteggiamento da visto tutto, fatto tutto, agli americani piacciono le celebrità, sai, spesso celebrità senza sostanza quindi gli piacciono…le nuove rock star sono i titani di Facebook, i giganti del tech, Uber, i CEO, questo genere di persone, giovani, talentuosi, con idee, queste sono le rock star in America.
Quello che vedo in Europa, partendo dalla Russia e venendo in questa direzione, sono ragazzi giovani, tante ragazze, che amano l’Heavy Metal e il Rock N’ Roll, che è molto simile a com’era negli anni ’80 negli Stati Uniti, no? [Ride]
C’è questa generazione giovane, e lo vedo ogni notte con questi giovani ragazzi e ragazze che semplicemente amano i Megadeth, amano l’Heavy Metal, amano il Rock N’Roll, ed è…è bello da vedere perché siamo una band nel suo quarto decennio di vita, sai, quindi è bello vedere questa sorta di quarta generazione che viene su, perché mi fa vedere che c’è un futuro per quello che facciamo.

Ora siete in tour in supporto del vostro ultimo album, “Dystopia”, che vi ha visto tornare a sonorità molto dure e veloci.
È stata una decisione a tavolino, vi siete detti “Vogliamo che l’album suoni così e così”, o è semplicemente il modo in cui si sono sviluppate le canzoni?

Be’, penso che siamo rimasti un po’ incastrati in questa…abitudine di scrivere questa sorta di canzoni con ritornelli da radio e, guarda, un bel ritornello è fantastico, non sto criticando ciò, ma c’era una sorta di schema che avevamo quando scrivevamo che era una sorta di rimasuglio degli anni ’90, fine anni ’90, ed era diventato abbastanza difficile uscirne e penso, “Endgame”, l’ho ascoltato, anche se non ho suonato in quel disco ho ascoltato molto quel suono pesante e d’impatto e penso che “Dystopia” sia esattamente la stessa cosa, sai, questi riff molto complessi e pesanti e questo è quello che i nostri fan ci dicono, “Questo è quello che vogliamo” [ride] “Suonate così!”.
Quindi penso che un artista voglia esplorare, provare nuove cose, fare cose diverse ma allo stesso tempo sappiamo che ai nostri fan piace questa piccola finestra su quello che facciamo e penso che “Dystopia” si concentri davvero su…sul suonare davvero duro, veloce e pesante.

Quest’album è uscito dopo un periodo di incertezza in cui la band aveva perso sia il batterista che il chitarrista; secondo te questo ha influenzato le canzoni?

Sicuramente, sicuramente.
Dystopia” è stato scritto in…almeno un anno, non tutto di seguito ma lungo piccoli intervalli di tempo, e queste canzoni, da quando abbiamo iniziato ad inizio del 2015 a quando le abbiamo finite verso la fine del 2015, a quando abbiamo iniziato a registrare in Febbraio e Marzo 2016 [N.D.R. l’album è stato pubblicato a Gennaio 2016 quindi probabilmente intendeva 2014 per la scrittura e 2015 per la registrazione], soooprattutto da quando Chris Adler e Kiko sono arrivati e quindi sapevamo di avere una band, le canzoni sono cresciute in maniera incredibile da dov’erano nelle ultime difficili settimane a quando le abbiamo finalmente registrate, sono progredite così tanto da dov’erano solo poche settimane prima nel 2015.
Penso che la lineup le abbia influenzate, penso che ci siano state persone influenti intorno a noi durante la registrazione che ci hanno davvero aiutato a rimanere sulla giusta strada e a produrre un album davvero pesante.

Ovviamente essendo il bassista sei metà della colonna vertebrale della band, la sezione ritmica; quanto è stato diverso lavorare con Chris Adler rispetto a con Dirk?

Sai, onestamente non ho neanche mai lavorato con Chris perché sono andato in studio e ho suonato il basso con il click, sono stato il primo a registrare sull’album, quindi Chris ha suonato sulla mia traccia di basso, poi Dave ci ha suonato intorno, quindi…

È piuttosto inusuale, no?

È molto inusuale, non conosco nessun altro disco che sia mai stato fatto così, quindi…purtroppo non sono riuscito a suonare con Chris finché non siamo andati in tour, tipo un anno dopo [ride].

E da un punto di vista live è diverso suonare con Chris o con Dirk?

Sì, voglio dire, Chris è un grande batterista, è un batterista più giovane quindi ascolta le cose in modo diverso ma ovviamente ha un suo stile, un suo carisma, e quindi sentire le canzoni dei Megadeth come dei prodotti della sua mente, una mente più giovane…

La mente di un fan, anche.

Sì, esatto, e ascoltare da un fan così come da un, voglio dire, è una celebrità, un batterista di successo, è stato divertente!
E, di nuovo, è un amico, quindi è stato divertente suonare con lui eee…quando Dirk è arrivato, sai, Dirk è un professionista della precisione, è arrivato, aveva le sue carte, è un musicista molto abile ed è il tipo di persona che arriva un giorno, prova, ed il giorno dopo è già sul palco per uno show, questo è il livello della sua bravura.
Avevamo un batterista così negli anni ’90 quando c’era Jimmy DeGrasso, un musicista molto abile, quindi Dirk è anche molto simile a lui.

Sono curioso sul processo dietro la ricerca di nuovi musicisti, come funziona? Chiedete suggerimenti ad altra gente o andate da band che vi piacciono e proponete il ruolo ai loro musicisti?

Un po’ entrambi, voglio dire, sai, ovviamente non ci piace rubare gente da altri gruppi se sono in una band, ci stanno facendo qualcosa e sono felici, perché è…è una posizione difficile in cui mettere qualcuno, ma allo stesso tempo avevamo una rosa di candidati per la chitarra e la batteria da cui scegliere.
Dirk è stato abbastanza semplice perché Chris ci ha pure detto, “Se dovessi scegliere qualcuno per rimpiazzarmi sceglierei Dirk”, quindi è stato facile.
Per la chitarra è stato molto più difficile, io conosco molta gente, ho suonato con un sacco di persone diverse in molte piccole iniziative quando mi è stato chiesto di scrivere, registrare e suonare di quando in quando, quindi sono piuttosto in contatto con molti musicisti là fuori e quando il nome di Kiko è venuto fuori, avevo appena suonato con Kiko pochi mesi prima, quindi quando Dave mi ha chiamato e detto “Ehi, penso che Kiko sia il nostro uomo” ho chiamato Kiko e gli ho detto “Ehi, chiamami, il tuo nome è venuto fuori, vorresti entrare nei Megadeth?” e lui mi ha richiamato velocemente, ha mandato tre canzone e ci siamo detti “Eccolo, è grandioso, facciamolo!” quindi…sì, un po’ di entrambi.

Questa è la prima volta che i Megadeth hanno dei membri che non sono americani; questo fatto ha avuto qualche effetto sulla band o è tutto uguale al solito?

Penso che ci renda più forti in molti modi, penso che sia figo perché la nostra musica è internazionale, siamo una band internazionale, non siamo una band che dice, “Ehi, veniamo dal Texas e siamo così, nah, nah, nah” [ride] abbiamo questa specie di identità della band, ci siamo formati in California, io e Dave non viviamo neanche più in California mentre invece ci stanno Kiko e Dirk che è ironico.

Ah, non lo sapevo, pensavo vivessero in Brasile e Belgio.

No, no, voglio dire, Kiko vive tra Brasile, Finlandia e Los Angeles e Dirk vive a Los Angeles, [e ogni tanto] vede la sua famiglia che sta in Belgio, da dove viene.
Mi piace, porta una dinamica culturale sfaccettata nella band che è figo perché suoniamo in tutto il mondo…abbiamo un sacco di lingue che vengono parlate nella band e porta anche diversi punti di vista nel gruppo.

Una delle ultime cose grosse successe con i Megadeth è il Boot Camp, qualcosa di piuttosto unico, non mi viene in mente nessun’altro gruppo che abbia mai fatto qualcosa del genere; come vi è venuta l’idea?

Be’, abbiamo parlato di fare un camp mentre facevamo il nostro ultimo tour americano nel 2016 e…io ne ho fatti molti, ho fatto il Rock N’ Roll Camp, ho fatto quello dei Dream Theater, no, quello dei Winery Dogs quando Portnoy mi ha chiesto di partecipare, sono tutti molto diversi e noi volevamo creare qualcosa di diverso che fosse la nostra versione partendo da, sai, abbiamo molti musicisti tra i fan dei Megadeth, volevamo dargli un’esperienza unica con la birra, il caffè…fare qualcosa di personale che fosse come se uscissero con noi, come essere parte della vita di tutti i giorni di Dave, David, Kiko e Dirk nel corso di un weekend.
Quindi penso che siamo riusciti a creare un’esperienza per i fan davvero unica.

Ricordo che non molto tempo fa Dave ha scritto su Twitter qualcosa a proposito di un lavoro che state facendo su “Killing is My Business…and Business is Good”, non so se si tratta di un remaster o di una riregistrazione; puoi dirmi di più a riguardo?

Sì, abbiamo preparato un remix e remaster che è già pronto, non penso che ci sia stato ancora nessun annuncio ma stiamo pensando ad una pubblicazione molto a breve, avevo sentito settembre, quindi non so se è la data ufficiale, ma…
Sì, è figo perché, sai, quest’album è stato uno di quei classici che continuano a crescere e ora più che mai con tutti questi giovani fan, vogliono tornare indietro e sentire “Killing is My Business”, è così strano [ride] ma è molto figo.

Alcuni anni fa Dave ha fatto un’operazione al collo che gli ha causato alcuni problemi alla voce.
Se non sbaglio di conseguenza avete abbassato l’accordatura dei vostri strumenti dal vivo…

Sì, e parte del motivo di questa scelta è, be’, guarda, se torni indietro ad ascoltare i nostri primi album, “Killing is My Business”, il cantato è MOLTO alto e anche se guardi delle nostre interviste su YouTube è tutto [fa una voce acuta] “Ehi, parliamo così, la, la, la”, sai?
E ora le nostre voci sono [fa una voce bassa] quaggiù [ride], quindi è semplicemente una cosa naturale con l’età, per i cantanti può essere un problema, quindi invece che ritirarci, piuttosto che non suonare come ci lavori attorno?
Be’, abbassi l’accordatura delle chitarre, trovi una via per girarci intorno, no?
E ci sono molte canzoni che abbiamo pensato di suonare, a volte se sono in una tonalità che dal punto di vista della voce è troppo in là noi, piuttosto che non suonarle bene, a volte le lasciamo da parte, ma penso che al momento abbiamo una setlist davvero solida con una buona varietà di tutto, da “Killing is My Business” a “Dystopia”.

Ah, suonate anche cose da “Killing”?

Sì, buttiamo dentro qualcosa a caso, ma sempre più spesso.

Tornando alla mia domanda, quello che volevo chiederti era, avete mai considerato la possibilità di assumere un nuovo cantante invece che abbassare l’accordatura?

No, per via di come Dave è diventato il cantante; cercavamo un cantante e, sai, Los Angeles nel 1983, la Sunset Strip, nessuno aveva quello che ci voleva per cantare con noi!
Quindi un giorno, una notte un tipo non si presenta alle prove, era il giorno di capodanno, 1983, Dave semplicemente va al microfono, prepara il suo quaderno e comincia a provare a cantare e suonare, non so, “Chosen Ones” o qualcosa del genere, e noi lo seguiamo e alla fine, “E’ stato fottutamente fantastico amico!” mentre Dave era quasi svenuto perché non stava respirando nel modo giusto [mentre cantava], ma io gli dissi “Amico, dovresti cantare, dovresti essere tu il nostro uomo”, e lui, “Davvero?”, e gli dissi” Sì! Nessuno canterà i testi che sono su quelle pagine nel modo in cui tu li intendevi quando li hai scritti, nel modo in cui li sentivi in cuor tuo”.
E, te lo devo dire, è stato un momento davvero interessante per me come musicista perché ho capito davvero cosa vuol dire essere un cantante in una band Rock; vuol dire davvero rappresentare ed elevare il carisma delle parole che sono su una pagina.
Non si tratta di quanto sei bravo come cantante, si tratta di, quando dici qualcosa il pubblico ti crede?
E io penso che con i Megadeth, Dave, quando canta il pubblico gli crede.

I Megadeth negli ultimi anni sono stati spesso criticati su internet per quelle che, il più delle volte, sono interpretazioni sbagliate delle vostre parole, magari basandosi solo sui titoli degli articoli che le riportano.
Questa cosa vi ha portato ad essere più cauti rispondendo alle domande delle interviste o non vi ha influenzato?

No, non ci ha influenzato.
Voglio dire, guarda, con gli spazi su internet la gente può venir fuori e spalarti merda addosso, quel genere di siti e le persone che vanno su quei siti per nascondersi dietro le tastiere e i cellulari per spararti addosso, questi non ti direbbero MAI quelle cose in faccia.
Sono le stesse persone che se fossimo nella stessa stanza sarebbero tutte un “Oh mio dio, oh mio dio, oh mio dio, posso avere un autografo?”.
Guarda, se lo pensi davvero diccelo in faccia, no? Questo è la mia posizione su queste cose e, di nuovo, come artista non puoi essere tutto per tutti, non farai mai tutti contenti, quindi tanto vale essere te stesso e questo è lo spirito dei Megadeth, semplicemente sii te stesso, sia per noi stessi che per i nostri fan.

Un paio di anni fa hai fondato una tua etichetta, la EMP Record Label; qual è il tuo ruolo, ascolti personalmente le band con cui firmate contratti?

Lo faccio, poi abbiamo un operations manager, lo staff dell’A&R [N.D.R. la parte di un’etichetta che si occupa di scoprire talenti], lo staff che si occupa della pubblicità, un dipartimento addetto alla radio, abbiamo tutte le componenti di un’etichetta.
Io dichiaratamente non mi occupo di A&R, gli scout che vanno in giro a trovare nuovi talenti, quella è una vera arte ed è, in molti sensi, un’arte perduta, sai, queste persone che vanno in giro a scoprire…sai, se guardi quei film, ora su HBO ce n’è uno che si chiama “The Defiant Ones” che parla di Jimmy Iovine e il suo lavoro con Tom Perry, i rapper, Stevie Nicks, questi grandi artisti e andando avanti a guardarlo c’è pure Michael Alago che ha firmò con i Metallica e registrò anche con i Megadeth ad un certo punto.
A&R, scoprire artisti, vedere davvero chi sono, dopo possono andare e portarli lì è una vera arte.
Io lo faccio con un gruppo di nome Doll Skin al momento, questo è l’unico gruppo per cui faccio davvero A&R, gli faccio da manager…sono come Motown con loro, sono come Berry Gordon, ogni passo che fanno io sono con loro.
Poi abbiamo firmato contratti con alcune grandi band, recentemente con gli Autograph, poi con Mark Slaughter, Doyle, Motograter, alcuni altri artisti che hanno già una carriera di successo ed è interessante lavorare con loro perché spesso pubblicano album che poggiano su carriere, come i Megadeth, di 20, 30 anni ed è un’interessante dinamica vedere i fan che reagiscono, che sono eccitati per questi novi album.
Il mio partner Tom, lui è il cuore e l’anima delle attività dell’etichetta, ha un grande istinto, ma io e lui parliamo ogni giorno, è come se fossimo seduti vicini in un ufficio, non importa dove io mi trovi nel mondo, parliamo almeno una, a volte più volte, al giorno.
Non sono un proprietario distante, sono molto coinvolto nell’etichetta.

Parlando di nuove band, non necessariamente quelle sotto la tua etichetta, c’è qualche giovane band che ti entusiasma?

Sai, è divertente, Dirk è il manager di questo gruppo con cui abbiamo appena firmato, si chiamano Chronus, vengono dalla Svezia, ho visto il loro nuovo video e sono eccezionalmente bravi, grandi canzoni, ben scritte, grandi musicisti, amo gli scandinavi perché c’è qualcosa nel modo in cui si approcciano alla musica che è leggermente diverso, non so se è una cosa culturale, non so se viene da un’educazione classica…a volte sono le tastiere…capisci?
E’ la dinamica che hanno che apprezzo davvero.

E se non sbaglio sono i paesi con percentualmente il maggior numero di band nel mondo.

Non è fantastico?
Hanno un incredibile output creativo [ride] quindi, sì, questa band, i Chronus sono davvero…mi hanno colpito molto.
Mi piace la melodia, mi piace chi suona bene, delle belle melodie, una storyline che puoi seguire e mi piacciono le band che hanno l’aspetto di band, che hanno l’aspetto di persone che stanno insieme, l’aspetto di persone che condividono un obiettivo, per me questo è una parte importante ed è quello che vedo nelle Doll Skin: per giovani che fossero hanno sempre avuto questa cosa…è fottutamente grandioso.
I Chronus sono anche così, poi…il figlio di Mike Portnoy, la band di Max Portnoy, i Next to None

Ecco, stavo per nominarli io, li ho intervistati il mese scorso e Max mi diceva che si stavano preparando ad andare in tour con le Doll Skin.

Sì, sì, sì, loro sono una grande band, li ho guardati provare nel seminterrato di Mike, quando stavamo lavorando all’album dei Metal Allegiance sono entrato lì e loro stavano jammando e provando, due anni dopo vedere quanto sono diventati bravi, Max è…la mela non cade lontano dall’albero, Max è un batterista INCREDIBILE ed è un così bravo ragazzo, umile, dolce, maturo ed è un animale alla batteria.

Mi rimane solo un’ultima domanda, i Megadeth sono sempre stati molto produttivi e ci hanno abituato ad un ritmo di quasi un disco ogni 2 anni; state già lavorando al prossimo album?

Ci stiamo lavorando, stiamo decisamente cominciando a lavorarci e a parlarne.
Io e Kiko stiamo parlando di molte cose, lui dice sempre, “Amo parlare del nuovo album”, questo fa parte dell’eccitazione che c’è dietro la scelta di un concept, lo immagini ed è così che sono cominciati i Megadeth, eravamo una visione prima ancora di essere una band ed è figo essere in questa fase con il nuovo album.

Questa era la mia ultima domanda, grazie mille David!

Perfetto amico, fantastico.