Recensione: Consumo Interiore

Di Daniele D'Adamo - 8 Novembre 2015 - 16:04
Consumo Interiore
Band: Real Chaos
Etichetta:
Genere: Death 
Anno: 2015
Nazione:
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75

Il meraviglioso mondo dell’underground regala a volte chicche di purissima aggressione sonora, incontaminate da scadenze e/o obblighi contrattuali, libere di fluttuare nell’aria a destra e a manca.

Fra i molti casi esistenti c’è quello dei pugliesi Real Chaos, autori, quest’anno, di “Consumo Interiore”, full-length che segue il demo “Effetto Farfalla” (2010) e il debut-album “Incredulo Mi Guardo Intorno” (2013).

La band di Foggia bombarda tutto ciò che le sta attorno con proiettili caricati a death, thrash e grindcore. La tipologia principale è riconducibile al death metal, ma anche gli altri due generi fanno la loro parte, in “Consumo Interiore”. Per un sound come più su accennato poderoso, distruttivo, devastante. 

Poche anzi nessuna concessione a ghirigori e merletti: da “Mondo” ad “Autocontrollo” i minuti sono solo poco più di trenta, ma di una compattezza estrema. Il demoniaco trio del sud dell’Italia macina quantità industriali di granitici riff, calibrati sul ritmo del forsennato drumming di Pennetta, sfociante spesso e volentieri in violentissimi blast-beats. Il tremendo semi-growling e il cupo rimbombo del basso di Tancredi contribuiscono a dare forza ed energia brutale al carro armato Real Chaos; con un cantato veemente che, nella lingua nostra, trova un’inaspettata alleata per la totale distruzione di massa.     

Ma, più che a discernere il tipo di genere suonato dai Nostri, appare interessante rilevare che il rimando al metallo oltranzista della metà / fine degli anni ’80 non è da roba di poco conto. Fra un accordo e l’altro riecheggiano Slayer, SOD e, guarda caso più spesso di quanto appaia, Bulldozer. Da considerarsi quindi indiscusso act seminale che, mediante il suo thrash rozzo e involuto, ha dato il la a sonorità sopravvissute al passare dei decenni. Perché analogamente ai meneghini, il trio pugliese scava le carni sino all’osso, con il suo sound grezzo come la carta di vetro a grana grossa.

L’impatto di song quali “Life Of Devastation”, “Libero Di Scegliere” e “Ipocrisia Di Pace” è assolutamente frontale, diretto, mirato a non badare per il sottile quanto a mietere più vittime possibili. Un carro armato lanciato a tutta velocità contro le divisioni nemiche, insomma. Fatto che rappresenta sicuramente la peculiarità principale dei Real Chaos, per l’appunto dotati di uno spiccato talento per devastare l’apparato uditivo degli appassionati. I quali, probabilmente, si chiederanno pure com’è possibile che un muraglione di suono simile sia stato costruito da tre sole persone.      

Un lavoro più che onorevole, “Consumo Interiore”, il quale, una volta  di più, mostra l’eccellente salute del death metal nostrano. Ensemble come i Real Chaos sono l’emblema di un feroce attaccamento alla causa, di una passione profonda per il metal, di una dignità e coerenza che non possono sfuggire alle etichette discografiche, anche e soprattutto le minori.

Ovviamente underground.

Daniele D’Adamo

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