Recensione: Houston

Di Francesco Maraglino - 29 Aprile 2011 - 0:00
Houston
Band: Houston
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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85

Sono sempre un poco diffidente nei confronti di quelle release discografiche (di solito si tratta di qualche esordio) intorno alle quali la critica musicale concentra una particolare attenzione, gridando al miracolo ed al disco imperdibile. Troppe volte sono rimasto deluso o, in ogni modo, non così soddisfatto, da album circondati dall’hype creato della stampa e del web.
A proposito di hype: in ambito AOR, negli ultimi mesi, molto si è parlato dell’esordio degli Houston, combo scandinavo (e ti pareva!) da molti indicato come l’autore del must assoluto di melodic-rock del 2010.

Venuto in possesso del CD, che in questi giorni gode finalmente di un’edizione europea, a cura di Spinefarm Records, ho atteso le prime note, dunque, con il solito mix tra diffidenza ed attesa speranzosa che mi prende in questi casi e…..ecco che i miei padiglioni auricolari sono stati piacevolmente colti da un suono morbidissimo, pervaso da armonie luminose e melodie limpide e scintillanti, nonchè arrangiamenti raffinati ma lineari e catchy.
Insomma, per Hampus Hank Erix (voce) e Freddie Allen (batteria) – ovvero il nucleo centrale degli Houston, intorno ai quali ci cimentano vari musicisti, tra i quali spicca il “manico” brillante e raffinato del sempiterno Tommy Denander – l’orologio (o, meglio, il calendario) sembra essersi fermato negli anni Ottanta del secolo scorso: tante sono le influenze “eighties” rinvenibili, infatti, tra le tracce di questo full-lenght. Dai Toto ai Balance, dai Survivor ad Aldo Nova, oltre che gli immancabili Journey, Foreigner e Boston (questi ultimi evidentemente omaggiati nella scelta del monicker). Ma tutte comprese in un melange omogeneo e personale, ancorchè appassionato e competente.

Difficile trovare qui delle songs che spicchino sulle altre, visto il livello uniformemente elevato di tutte le tracce.
Ci piace però citare “Truth Slips”, un duetto con la singer Helena Alsterhed, un soft-rock morbido e reso movimentato ed insinuante da un delicato riff di tastiere e da un ritornello invincibile.
Ed ancora, a rappresentare il folto drappello dei brani mid-tempo, un gradino più su ci sono l’opening track “Pride” e la westcoastiana “One Chance”, speziata da tastiere ed intarsiata da sottili riff di chitarre.

Tra i brani più mossi e veloci, spiccano, invece, “I’m Alive”, ravvivata dal lavoro raffinato del sopra citato Tommy Denander, ed ancora la più “maschia”  “Misery”, dal rifferama più granitico della media e memore di certe cose dei Foreigner.

Ma tutto il CD (comprese le due bonus-tracks che arricchiscono la versione europea, pregevoli ed in perfetta linea con il resto dell’album, sebbene senza guizzi di rilievo) scorre gradevolissimo ed insinuante, prospettando gli Houston non solo come una promessa, ma quale vera e propria deliziosa realtà del panorama melodic-rock contemporaneo, mettendoci già in trepidante attesa (e di questi tempi non succede così spesso) per la loro prossima uscita.

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Tracklist:

01.    Pride
02.    Truth Slips
03.    Hold On
04.    I’m Alive
05.    One Chance
06.    Give Me Back My Heart
07.    Misery
08.    She’s A Mystery
09.    Now
10.    1000 Songs

Bonus:

11.Under your Skin
12.Chasing the Dream

Line up:

Hampus Hank Erix – Voce
Freddie Allen – batteria
Tommy Denander, Fabes, Martin Fogelstrom – chitarre
Lasse Falck – basso
Ricky Delin – tastiere

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