Recensione: Temple Of Shadows

Di Paolo Beretta - 10 Novembre 2004 - 0:00
Temple of Shadows
Band: Angra
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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92

INTRODUZIONE:

A distanza di quasi due mesi dall’uscita nipponica arriva, finalmente, anche nei negozi italiani il quinto studio album degli Angra; una delle più talentuose e fresche power, (non prog), metal band che questo genere abbia mai partorito. Reputo futile spendere troppe parole per descrivere quello che è accaduto nel 1998 con la dipartita di 3/5 degli elementi della line up originale dal momento che tutti lo sanno  e che c’è già una biografia sul sito. Per questo mi permetto, scusandomi con Voi della brutalità, di riassumere il tutto in una riga: 

Se Fireworks, allora  Rebirth  e Ritual.

La “nova era” dei carioca dopo il discreto Rebirth è proseguita con classe con un bel mini intitolato Hunters And Prey e un grande doppio cd dal vivo: Live In Sào Paulo. Dopo mesi di durissimo lavoro,  giunge negli store Temple Of Shadows dove i brasiliani tornano a fare sul serio grazie al songwriting crescente di Kiko / Edu oltre a quello solito di Rafael autore di tutte le lyrics, peraltro bellissime.

Il concept album si concentra sulla storia di un crociato, (Shadow Hunter è il suo nome), dell’XI secolo. Costui, mentre combatte la guerra Santa in nome del Papa, comincia a pentirsi chiedendosi se quello che sta facendo è giusto. Il suo è un percorso doloroso, e per nulla lineare, che comincia con l’incontro con un rabbino ebreo che gli apre gli occhi. Il crociato lotta con la chiesa cattolica, trova l’amore e non riesce quasi a dormire essendo assillato da domande senza risposta.

L’ALBUM:

Un quadro è formato da diversi elementi. E’ un insieme e, come tale, dovrebbe essere visto ed apprezzato nella sua totalità. Ciò nonostante l’occhio, al primo contatto, tende sempre a soffermarsi su alcune figure o oggetti che, per un motivo o per l’altro, catalizzano l’attenzione e dalle quali è estremamente difficile distogliere l’attenzione. Allo stesso modo ogni grande disco ha dei punti che danno il medesimo effetto al nostro apparato uditivo. Ci sono break, riff, solos, strofe, cantati e chorus che ti colpiscono fin da subito. Note che ami e che senti tue in quanto le reputi perfette e quando ciò accade lo capisci perché un brivido passa dietro la tua schiena. Il corpo ti avvisa che ha apprezzato. Ti ringrazia e nel frattempo la mente divaga…

Nella fattispecie il primo momento “magico” arriva in Angels And Demons quando (1’27”) al posto degli Angra sembrano entrare in scena i Judas Priest con un riffing esaltante e cattivo che ha evocato in me l’immagine di una lotta senza esclusione di colpi con in primo piano una sezione ritmica dannata e dirompente di Priester / Andreolli che lancia l’assolo. Durante The Temple Of Hate, (special guest Kai Michael Hansen alla voce), invece (2’54”) ho assistito, estasiato, ad una scalata verso l’alto e l’aria evocata da solos fulminei che sbattono contro il riffing ostile ed  inesorabile nelle sua furia incostante. In un continuum le orchestrazioni in stile “Carolina IV” (cfr. Holy Land) sembrano gridare alla libertà duramente conquistata. E che dire del solos combattuto, ed in continuo movimento, (5’10”) alla disperata ricerca del suo sound che illumina The Shadow Hunter? E’ incredibile come le noti allegre, veloci e decise, in un istante si tramutino in sonorità più cupe riuscendo a farci capire l’animo tormentato, ed estremamente dibattuto, del crociato. In No Pain For Dead riesce difficile non rimanere colpiti profondamente dalle strofe iniziali (0’21”) che ci deliziano per un  minuto. Questa volta è la voce di Edu, in perfetta simbiosi con le orchestrazioni, che ci coccola e ci culla; è una coperta calda in inverno, un tranquillo oziare in primavera, una fresca brezza in estate ed un tiepido sole in autunno. Ascoltando Wings Of Destinations (special guest Hansi Kùrsch) subito dopo la pausa ipnotica (3’44”) si può assistere al risveglio della canzone. La sezione ritmica, (superba), scalcia nel vero senso della parola. Non sembra anche a Voi che il pezzo si “stiracchi”, come ognuno di noi fa quando si alza la mattina? Man mano che i secondi passano, sulla scia di ottimi acuti, il tempo prende forza e vola verso lo Speed metal in una corsa forsennata ed incredibile che non dà scampo essendo sottolineata senza forzature dal solo. L’ultimo punto superlativo del disco è rappresentato, a mio parere, dal lento folcloristico e melanconico Late Redemption che, nel finale, (3’56”) sfodera un chorus dalle linee melodiche magnifiche durante le quali le backing vocals brasiliane dell’illustre Milton Nascimento offrono una prestazione superiore. Un fiume di dolcezza tra orchestrazioni accentuate che colpiscono e rimangono impresse a fuoco.

Una volta sviscerata la figura principale ed il cuore di un quadro il passo logicamente successivo è quello di osservare ciò che ruota intorno ad essa: i paesaggi, gli altri personaggi, i colori e le sfumature sono fondamentali per far si che il dipinto sia apprezzato nella sua totalità.

In Temple Of Shadows il “contorno” agli istanti sublimi che ho tentato di descrivervi è fuori dall’ordinario. L’opener Spread Your Fire è una speed metal track semplice ma riuscitissima, (ricorda non poco Carry On), che dal vivo porterà devastazione. Wishing Well è un’aria orchestrale che regala pace. Morning Star cambia e, dopo un’atmosfera innocente e paradisiaca iniziale, trova lo spazio per uno sfogo Heavy Metal. Molto riuscito, (anche se preferisco Late redemption), e toccante il lento Sprouts Of Time  mentre il pezzo strumentale conclusivo, Gate XIII, è il tripudio della musica classica.

Il terzo passo una volta che si è osservata e capita la tela si espleta con la ricerca nei confronti dell’immancabile elemento che, a nostro avviso, stona con tutto il resto. C’è sempre, infatti, qualcosa che non ci piace, che non ci convince del tutto o che apprezziamo realmente solo in parte.

Io credo che l’unico filler o mezzo passo falso del disco possa essere rappresentato da Waiting Silence. Un brano che viaggia tra sonorità cattive ed altre più sperimentali senza tuttavia lasciare il segno del suo passaggio sebbene sia di piacevole ascolto.

Il quarto step che bisogna fare, se la foga iniziale ce lo aveva impedito, è guardare la cornice e tutto quello apparentemente non essenziale come la qualità della tela, dei colori e dei pennelli usati dall’autore.

La cornice in Temple Of Shadows può essere rappresentata dalla fantastica cover ecclesiastica e curata, dal booklet ordinato e ricco, dalla confezione digipack estremamente professionale e pratica che racchiude in una morsa il cd e DVD. La tela sono invece i testi profondi che non hanno paura nell’affrontare temi di un certo spessore con un linguaggio vario e citazioni in latino. I colori usati e i pennelli sono gli strumenti del “Maestro”: la produzione potente, precisa ed assoluta che esalta al meglio il lavoro.

Una volta fatto tutto ciò bisogna riguardare il quadro. Guardarlo nella sua interezza, carpirlo e giudicarlo in maniera obiettiva “sentendo” le emozioni che esso suscita.

CONCLUSIONE:

Musica di qualità pressoché totale. Power! Si avete capito bene. Power Metal sublime con influenze Speed, Heavy, Prog, Folk ed Orchestrali. Un cd per sonorità lontano da Holy Land, diverso anche da Angels Cry e Fireworks ma anche dall’ultimo onesto e piacevole Rebirth. Nonostante ciò Temple Of Shadows risulta essere fortemente Angra perché incarna quella voglia di cambiare sound offrendo un prodotto vario e qualitativamente ineccepibile. Dopo Rebirth ed il Live Edu ha, secondo il sottoscritto, cantato stupendamente libero dai confronti con Matos e Kiko ha dimostrato quanto possa essere importante il suo apporto nel songwriting mentre la sezione ritmica è stata semplicemente sensazionale. Concludo facendo un plauso ai carioca per come hanno saputo adattare il loro sound agli illustri ospiti che hanno arricchito con brani davvero stupendi (Temple Of Hate e Wings Of Destinations su tutte) il concept. 

Se mi avete seguito nella mia recensione ascoltate ora Temple Of Shadows unendo tutti i punti che ho cercato di sottolineare. Lo “vedete” ora? Non trovate che sia un vero e proprio capolavoro? Io si!

NOTA: Acquistando la Limeted edition al modico prezzo di 16,90 euro (variabile di 2/3 in tutta Italia) oltre al suddetto cd si potrà godere della versione integrale del DVD Live In Sào Paulo di foto inedite, video e immagini quotidiane della band.

TRACKLIST:

1. Deus Le Volt!
2. Spread Your Fire
3. Angels And Demons
4. Waiting Silence
5. Wishing Well
6. Temple Of Hate
7. The Shadow Hunter
8. No Pain For The Dead
9. Wings Of Destinations
10. Sprouts Of Time
11. Morning Star
12. Late Redemption
13. Gate XIII.

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