Recensione: The Sword of Ice and Fire

Di Simone Volponi - 29 Agosto 2016 - 12:00
The Sword of Ice and Fire
Band: Aurea Sectio
Etichetta:
Genere: Power 
Anno: 2015
Nazione:
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70

Il sottoscritto, sempre alla ricerca di nuove rock operas da aggiungere alla propria collezione personale, spulciando in rete si è imbattuto mesi fa in questo progetto italiano denominato Aurea Sectio. Quando mi è giunto il promo da recensire ho dunque fatto i salti di gioia, lanciandomi nell’ascolto di questa vera e propria avventura musicale.
The Sword Of Ice & Fire proviene da una gestazione lunga ed elaborata, infatti la stesura della trama da parte del mastermind nonché bassista Marco Quaranta, risale al 2007, mentre la line up si è stabilizzata negli anni successivi radunando musicisti appartenenti all’underground toscano, più numerosi guest. Il risultato viene presentato dalla band stessa come “una rock opera con 11 musicisti, 13 cantanti, 20 pagine di booklet e 78 minuti di rock dai mille risvolti”. Il concept racconta una storia fantasy che ruota attorno ai poteri e al possesso della Spada del Ghiaccio e del Fuoco (da qui il titolo), potente arma forgiata dagli dèi per aiutare uomini e angeli nella guerra contro i demoni, celata poi in un luogo misterioso; e nel disco è narrato proprio il viaggio intrapreso dai tre eroi prescelti per ritrovarla.
Musicalmente parlando, la presenza costante del violino, unito al flauto, dona alla proposta una forte impronta folk rock, e questo differenzia la proposta degli Aurea Sectio da altre operazioni simili.

A Legend Return”, prima traccia, mette subito in chiaro tale impostazione, con il violino posto in apertura e poi dominante insieme al flauto per tutta la durata del pezzo, accompagnando il duetto vocale tra la voce stentorea del re e quella soave della veggente che ci introducono all’avventura. Violino a dominare la scena anche nella successiva “Ride, My Horse, Ride” che apre il campo ai tre protagonisti, dove però la chitarra comincia a ruggire di più pur restando in un impianto sonoro fiabesco, con le parti folk preponderanti ben amalgamate agli assoli virtuosi della sei corde e una sezione ritmica che innesca la spinta giusta.
Un bell’arpeggio apre “The Third Point” mid-tempo che si distende poi in una classica cavalcata power, intervallata da azzeccati stacchi di flauto. Da amante di questo format, apprezzo molto l’intreccio vocale tra i vari personaggi che si alternano sulla scena, con le strofe ben distribuite anche tra 4-5 voci per canzone, e accattivanti controcanti.
Molto bella “Allied With Angels” dove troviamo una voce maschile graffiante e un approccio più aggressivo, con sotto un appropriato tappeto di hammond, seguita a ruota dalla ballad “Tears On The Stone” graziata dalla performance di una soprano, e poi di nuovo una sgroppata power con “Heroes Mark”. È questa la misura scelta dagli Aurea Sectio per narrare la loro storia, parti atmosferiche alternate a spunti più veloci, in un mix intrigante e dal sapore teatrale.
Nel disco sono presenti ben due suite da dieci minuti: “Among Ancient Ghosts” e la conclusiva “Back To My Own Sky“, entrambe suddivise in tre parti. La prima presenta in apertura un lieve coro gregoriano prima dell’immancabile violino, vero mattatore dell’intero lavoro, che insieme al flauto e alle tastiere creano un’atmosfera cortigiana che si fa a tratti drammatica. “Back To My Own Sky” ricorda all’inizio la Trans-Siberian Orchestra, con il pianoforte in primo piano e una voce sofferta. È un bel crescendo tra spunti power e segmenti più riflessivi che raduna tutti i personaggi per la chiusura della storia in un coro evocativo.
The Sword Of Ice & Fire” degli Aurea Sectio mantiene dunque le premesse, consegnandoci un ascolto lungo e certamente complesso (non poteva essere altrimenti data la mole di voci e strumenti chiamati a raccolta) con il coraggio di mettere in evidenza, caratterizzando lo stile della band, uno strumento magico come il violino, a discapito forse delle chitarre che restano in secondo piano, salvo poi venire fuori con pregevoli assoli e riuscendo a sposare al meglio folk e rock, come avviene nelle ottime “Facing The Demon” e “Blood Of Devil”, le tracce più toste dell’opera.

Qualche pecca c’è, si tratta pur sempre di una autoproduzione; ad esempio alcune componenti dell’impianto vocale non convincono appieno, e si poteva alleggerire il minutaggio, ma va bene così. Questi ragazzi hanno lavorato duro per offrirci una storia avvincente, racchiusa in un vero e proprio libro musicale, da gustare prendendo tutto il tempo necessario. Nella speranza che gli Aurea Sectio possano godere della meritata distribuzione, segnalo che per ora “The Sword Of Ice & Fire” è acquistabile direttamente tramite la pagina facebook della band.
 

From a past too far and wicked
a legend returns…

 

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