Recensione: The Treasures Arcane – Transfigurated Edition

Di Emanuele Calderone - 15 Settembre 2011 - 0:00
The Treasures Arcane – Transfigurated Edition
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Anno: 2011
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Nati nell’ormai lontano 1995 a Milano, i Crown of Autumn rappresentano una realtà pressoché unica nel panorama metal italiano.
Dedita ad un originale mix di death, gothic, black melodico, power metal e musica medievale, il combo si è distinto dagli altri per aver dato vita al bellissimo, e oramai introvabile, debut album denominato “The Treasures Arcane”. Grazie a tale uscita, il gruppo riuscì, nel giro di pochissimi anni, a raggiungere lo status di vera e propria band di culto.
Il lavoro vide la luce nel 1997 ad un solo anno di distanza dall’altrettanto raro demo “Ruins” che, esattamente come il suo successore, raccolse pareri entusiasti da parte di tutta la critica specializzata.

Stabilire il perché i milanesi riuscirono ad avere un successo del genere, pur se sempre relativo, è piuttosto semplice: entrambi i prodotti registrati non solo catturarono immediatamente l’attenzione del pubblico ma, soprattutto, riuscirono (e tutt’oggi riescono) ad ammaliare come poche altre opere sanno fare.
Nonostante l’apprezzamento delle varie riviste di settore e dell’audience metal però, il trio fece perdere traccia di se per lungo tempo -nonostante, lo ricordiamo, Mat ed Emanuele abbiano nuovamente collaborato assieme per il progetto Magnifiqat, con l’album “Il più antico dei giorni”-, non incidendo più nulla.
Eccoli tornare a far parlare di sé con una doppia uscita: il nuovo “Splendours from the Dark” e “The Treasures Arcane – Transfigurated Edition”, edizione remixata e rimasterizzata del capolavoro del trio di Milano, curate dalla casa discografica italiana My Kingdom Music.
L’operazione di svecchiamento è stata tanto semplice (in fin dei conti si è trattato solo di riequilibrare al meglio i volumi e ritoccare la produzione) quanto efficace: le canzoni presenti vivono infatti una seconda giovinezza, grazie a suoni più corposi e puliti. Sulla precedente versione, proprio la produzione aveva influito assai negativamente sulla resa sonora, minando la piacevolezza d’ascolto. Le chitarre risultavano innocue e poco taglienti, affossate dalle tastiere; la batteria dal canto suo mancava di corposità, suonando piatta come non mai. Anche il basso non ne usciva troppo bene: spesso le linee tendevano ad essere coperte dagli altri strumenti.
In questo caso invece, ogni strumento appare decisamente più vivo e pulsante, il che permette all’ascoltatore di cogliere un numero infinitamente superiore di sfaccettature che prima non potevano essere notate.
I brani più “estremi”, tra cui “Nocturnal Gold Part II – The Name of Inquietude”, “Thou Mayst in Mee Behold” o ancora la splendida title-track, suonano di gran lunga più potenti e aggressivi, riuscendo ad imprimersi con molta più facilità nella mente.
Stesso dicasi per i pezzi strumentali come l’introduttiva “Equinox” o la conclusiva “Forlorn Elven Realms”, o quelli recitati quali “Nocturnal Gold Part I – In Ageless Slumber”, che ne guadagnano in impatto ed atmosfera.
Ad essi si affiancano poi le quattro canzoni estratte dal demo “Ruins”, che contribuiscono a rendere quest’uscita ancor più gustosa.
“Awetumn”, “Symphonic Storm”, “Crowned in Twilight” e “Shadow of the Comet” sono delle vere e proprie chicche, che faranno gola non solo ai fan dei Crown of Autumn, ma anche a tutti gli appassionati del gothic metal più raffinato.
Le tracce si muovono, bene o male, sul percorso già tracciato dai precedenti undici episodi, ma in questo caso la vena black/gothic risulta leggermente più marcata. Le atmosfere si fanno rarefatte e le musiche diventano più decise; il riffing è roccioso e tagliente il giusto, mentre le ritmiche sono quadrate e conferiscono alle composizioni fierezza e ferocia. Ciò nonostante non vengono meno le influenze sinfoniche e power, che rimangono comunque parte fondante.

Ci troviamo dunque davanti ad un’operazione di riedizione di un cd che, per una volta, non sa di mera mossa commerciale. La My Kingdom Music dona quindi -e noi diremmo anche “finalmente”- nuova luce ad un’opera maestosa e ingiustamente ancora poco conosciuta al grande pubblico.
Sicuri che i ragazzi continueranno a deliziare le nostre orecchie con musica di eccellente qualità (a proposito, cercate di fare vostro anche l’ultimo “Splendours from the Dark”), per ora non ci resta che goderci questa perla di infinito fascino e ringraziare di tutto cuore Mat Stancioiu, Gianluigi Girardi e, non ultimo, il mastermind Emanuele Rastelli per lo splendido lavoro che da sempre svolgono.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- Equinox
02- Towers of Doleful Triumph
03- A Lyre in the Vesper’s Calm
04- Nocturnal Gold Part I: In Ageless Slumber
05- Nocturnal Gold Part II: The Name of Inquietude
06- The Nettle Path of Grief
07- Thou Mayst in Mee Behold
08- The Treasures Arcane
09- And the Gold Came O’er Feud
10- ‘Neath Selenic Majesty
11- Forlorn Elven Realms
12- Awetumn
13- Symphonic Storm
14- Crowned in Twilight
15- Shadow of the Comet

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