Recensione: Up From The Ashes

Di Eugenio Giordano - 2 Gennaio 2004 - 0:00
Up From The Ashes
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
Scopri tutti i dettagli dell'album
93

Voglio inaugurare il 2004 con un disco stellare, per questo avevo messo da parte il nuovo lavoro degli americani Gothic Knights che con “Up from the ashes” giungono alla terza pubblicazione ufficiale, la prima sotto le insegne della tedesca, ormai irraggiungibile, Lmp Music. La band americana ritrova il suo cantante Rick J Sancez dopo una lunga separazione e arruola tra le sua fila un vero mito del metal americano come Frank Gilchriest che è stato dietro le pelli dei Virgin Steel per lunghi anni. Seguo i Gothic Knights fin dal primo spettacolare disco omonimo e posso dirvi che il gruppo in questione rappresenti sinceramente una delle più grandi speranze della rinata scena statunitense, tra voi chi ama il metal classico credo già consideri i Gothic Knights alla stregua di una cult band. Il nuovo disco del quartetto americano è prodotto da Eric Rachel, storico produttore dei Symphony X, mentre la confezione in digi pack riserva diverse sorprese per i fan della band, ma non vi svelo altro. Il sound del gruppo è potentissimo, tecnico, raffinato e fluido riuscendo a mantenere i canoni del metal classico senza apparire retrò, al tempo stesso moderno e convincente. Il song writing è come al solito stellare, ci sono brani veloci e accessibili, vagamente power oriented, a questi si affiancano ottime composizioni epiche e drammatiche che faranno la felicità dei più incalliti defenders alla lettura. Il livello artistico del disco non presenta alcun tipo di concessione, non ci sono cali di tono o aperture di sorta. I Gothic Kniths continuano la loro opera di difesa spudorata degli ideali del metal e si apprestano a conquistare una larga fetta di nuovi supporters nel vecchio mondo grazie alla pubblicazione su etichetta tedesca.

Le ostilità sono aperte dalla inarrestabile carica di “Power and the glory” una canzone bellissima basata su tempi rapidi ma non troppo veloci e su un flavour chitarristico da infarto, si possono intuire influenze di matrice Triptoniana nell’incedere ispirato delle strofe ma il ritornello appartiene di fatto alla tradizione americana di cui il gruppo è fedele seguace. La seconda “Warrior of faith” è una epic song ispiratissima che ricorda da vicino lo stile del precedente “Kingdom of the knights”, posside una ossatura potente e dinamica dove le chitarre ritmiche sono regine assolute, il ritornello esplode in un refrain elegante e di grande gusto compositivo. Con “Down in flames” i Gothic Knights si gettano nel power di matrice tedesca ma non perdono il loro gusto compositivo e i loro tratti distintivi risultando sempre efficaci e concreti, anche se in un episodio atipico per loro. La title track alterna sapientemente strofe veloci a ritornelli crescenti dal grande effetto sull’ascoltatore, la potenza viene mantenuta grazie al solito riffing incessante affiancato dalla sezione ritmica. Un capolavoro assoluto “Vampyre” è il prototipo della canzone perfetta targata Gothic Knights, una canzone epica e oscura basata su un riffing quadrato e cadenzato, le strofe procedono in una atmosfera epica per poi esplodere in un ritornello splendido, le linee vocali e i testi sono riuscitissimi. Si tratta di una canzone d’amore anche se non si direbbe affatto. Si procede sugli stessi canoni con “The witching hour” che si presenta come l’ennesimo classico della band americana, anche qui ottime chitarre ritmiche sostengono parti vocali ambiziose e elaborate, mi vengono in mente i migliori Steel Prophet. Lo U.S. metal degli anni che furono affiora distintamente anche nella successiva “Sleepy hollow” che mi pare uscita dalle sessioni dei migliori Jag Panzer (leggetevi la recensione di Leatherknight della raccolta appena pubblicata dai Jag Panzer approposito). Più frontale e veloce “Guardian archangel” mi rimanda ai riff granitici e inarrestabili di Jon Schaffer del periodo “Burnt offerings” e rapparesenta una delle migliori composizioni del disco, assolutamente irresistibile. Maggiormente melodica “Heaven’s fire” possiede comunque una personalità e un tiro invidiabili, qui si possono distinguere influenze power ma state tranquilli che i Gothic Knights non si sono messi a fare il filo ai Rhapsody. La ballad “Dear queen” rappresenta una splendida occasione per mettere in luce le doti indiscutibili del vocalist lasciando respirare un minuto l’ascoltatore. Con “The 13th warrior” il gruppo americano si rituffa nel suo stile classico elaborando una canzone epica e trascinante che non dimentica classe e un sottile velo di oscurità. Potentissima “The machine” esplode in un refrain diretto affidato al ritornello e non si lascia prigionieri dietro, un pezzo davvero molto promettente sotto il profilo live. In conclusione troviamo una cover dei Duran Duran (leggetevi le note in merito, fatevi quattro risate) anche con questa “Hungry like a wolf” il gruppo americano colpisce duro pur senza snaturare più di tanto la composizione musicale originale elaborata dalla coppia Tybor – Le Bon.

Ragazzi è appena incominciato il nuovo anno ma questo “Up from the ashes” già si piazza tra i candidati per il miglior disco del 2004. Ottimi.

Tracklist:

1. Power And The Glory
2. Warrior Of Faith 
3. Down In Flames 
4. Up From The Ashes 
5. Vampyre 
6. The Witching Hour 
7. Sleepy Hollow
8. Guardian Archangel
9. Heaven’s Fire 
10. Dear Queen 
11. The 13th Warrior 
12. The machine
13. Hungry like a wolf (Duran Duran)

Ultimi album di Gothic Knights