Recensione: Prog-Jet IV: Aionverse

Con Baro Prog-Jets ci si riferisce ai sogni del polistrumentista italiano Alberto “Baro” Molesini, votato a un progressive rock cha ha come punti di riferimento artisti quali Genesis, King Crimson, Yes, Pink Floyd, ELP, Frank Zappa e altri ancora. L’idea nasce a metà degli anni Settanta, quando Baro iniziare a suonare, formando infine la band La Sintesi, che si sarebbe esibita in sede live prima di sciogliersi alla fine degli anni Ottanta. Ma già a quell’età, scriveva e registrava, con mezzi rudimentali, le prime versioni di concept visionari, sebbene questi sarebbero rimasti incompiuti per diverso tempo. Nel 2019 l’artista ha finalmente registrato come si deve alcuni dei suoi lavori, un tempo solo abbozzati, pubblicati in una speciale edizione doppio CD da Andromeda Relix. Lucillo & Giada e Topic Würlenio hanno avuto buon riscontro alcuni anni fa, così come Utopie; oggi è la volta del quarto Prog-Jet, Aionverse.
Con quest’ultimo concept album, i Baro Prog si confermano una delle realtà più interessanti e mature del panorama rock progressivo italiano. Dopo anni di attesa, il quartetto milanese ritorna con un’opera ambiziosa che non solo rinnova il proprio sound, ma spinge ancora oltre i confini della narrazione musicale, trasportando l’ascoltatore in un viaggio epico attraverso il tempo, lo spazio e, in ultima analisi, l’esistenza stessa.
Le note d’apertura del concept sono dirette e ambiziose: I’d like to tell you about my reinterpretation of what every man desires: the Eternity of Life. The origin is always a creation. There is not just one creation; the whole history of the cosmos is one continuous great creation. And the history of mankind is its most wondrous fruit. In a place without space, named Aionverse, there live hosts of souls. There, time is a dense dialogue of love between these souls and the Supreme Being, Creator. Some have had the experience of having a body and have returned, others haven’t yet had their chance.
Tra gli ospiti al microfono troviamo: Iacopo Meille (Tygers of Pan Tang), Andrea Vilardo (Moto Armonico, Blind Golem), Meghi Moschino (Quanah Parker) e Heather Findlay (Mostly Autumn, Ayreon). Nel booklet le foto dei vari vocalist sono affiancate agli avatar dei personaggi del concept e ogni brano presenta una breve introduzione che lo contestualizza.
Venendo all’opener “Creator’s Farewell”, apprendiamo che tutto prende avvio dalla discesa sulla Terra delle anime dei gemelli Sonny e Larry. Il sound complessivo è frizzante e pomposo in pieno stile Yes, non mancano i sintetizzatori e le parti strumentali “folli”. Un ottimo biglietto d visita. È chiaro che i Baro Prog hanno affinato la loro maestria compositiva, le melodie si intrecciano con armonie complesse e ritmiche imprevedibili, creando un arazzo sonoro denso e avvolgente. La produzione è pulita e potente, mettendo in risalto tanto la delicatezza delle parti acustiche quanto la forza travolgente delle sezioni più energiche.
Il concept procede con “Flow of Life”, mini-suite in quattro parti che descrive la crescita dei due ragazzi, inizialmente serena. I loro temperamenti, tuttavia, presto iniziano a rivelarsi contrapposti: Sonny è più energico, ottimista e visionario, mentre Larry più introverso e meno entusiasta del futuro. La musica riesce a rendere i saliscendi emotivi dei due giovani protagonisti e la costruzione dell’identità psichica di Sonny che inizia a interrogarsi sul suo posto nel mondo, sul rapporto con i genitori e il senso della vita. Ci sono parti anche in italiano e il personaggio di Heather Findlay che interpreta la Madre muore improvvisamente per ricongiungersi con il Creatore.
La vicenda prosegue seguendo i percorsi di vita dei due gemelli. Larry si allontanerà dal caos della vita cittadina e incontrerà degli “alfieri della solitudine”, Sonny invece tenterà di costruire una propria utopia, sognando una fantomatica Dreamland che si ricollega al concept del precedente album dei Baro.
Rimasti orfani di entrambi i genitori i fratelli si ricongiungeranno alla fine del viaggio, dopo altre avventure che prevedono anche la comparsa di un minaccioso mostro in Dreamland e l’incontro con un saggio (Elder). Emerge anche una tematica latamente panteista e l’anelito alla ricomposizione del proprio io profondo nell’al di là grazie all’incontro con il Creatore, che ha una grande considerazione degli esseri umani (“for Him nothing compares to the nobility of a man’s brave and free heart, the pinnacle of creation”).
In “Biz-R World” la prova vocale di Iacopo Meille è d’applausi, così come le corpose linee di basso di Baro, vera architrave del brano. Il nucleo centrale del disco è costituito, tuttavia, dalla suite divisa in otto parti, “Crossing Pathways”. Nei venti minuti in cui si dipana è un piacere seguire l’itinerarium mentis in Deum dei due protagonisti. Momento da segnalare è sicuramente la parte divertente all’avvio (che ricorda vagamente “Teakbois” degli Anderson Bruford Wakeman Howe). Anche il finale strumentale della settima parte (o part G) si lascia riascoltare più volte con piacere. A voi scoprire i vostri passaggi preferiti della suite.
Non va dimenticata, infine, “Mom and D(e)ad”, pezzo innestato tra le varie parti di “Crossing Pathways”, con la voce fatata di Heather Findlay e arrangiamenti di sintetizzatori vicini agli Ayreon più spaziali.
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In definitiva Aionverse è un concept che si muove seguendo coordinate vicine a quelle percorse da Neal Morse, dai Genesis e dagli Ayreon. Il concept, che ruota attorno a un’esplorazione del tempo e della sua percezione, è sviluppato con grande intelligenza e sensibilità. Ogni brano è un capitolo di questa narrazione cosmica, con testi profondi e spesso evocativi che invitano alla riflessione. Il disco è un crescendo emotivo che culmina nella suite finale, un vero e proprio tour de force che condensa tutte le tematiche e le sonorità esplorate nell’album, lasciando l’ascoltatore con un senso di completezza e appagamento.
Aionverse, d’altra parte, non è un album facile, richiede più ascolti (testi alla mano) per essere pienamente apprezzato, ma ogni riascolto rivela nuove sfumature e dettagli nascosti, confermando la profondità e la cura con cui è stato realizzato. È un album per chi ama la musica sfidante, che fa pensare e ci interpella nel profondo. Se siete alla ricerca di un’esperienza musicale che vada oltre la semplice successione di canzoni, Aionverse è il disco che fa per voi.