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Live Report: Soulfly + Husqwarnah @ Legend Club (MI) – 15/07/2025

Di Jennifer Carminati - 16 Luglio 2025 - 9:55
Live Report: Soulfly + Husqwarnah @ Legend Club (MI) – 15/07/2025

Live Report: Soulfly + Husqwarnah @ Legend Club (MI) – 15/07/2025
a cura di Jennifer Carminati
Photo Report completo: Photo Report: Soulfly + Husqwarnah @ Legend Club (MI) 15/07/2025 – truemetal.it

I Soulfly di Max Cavalera saranno impegnati questa estate con il loro “Spirit Animal Tour 2025” all’interno del quale sono previsti anche due concerti in Italia: martedì 15 luglio al Legend Club Milano e il giorno dopo al Capitol di Pordenone, grazie all’organizzazione di MC² Live.
Vi anticipo già che troverete il live report di entrambe le date qui tra le pagine di TrueMetal.
Non si deve andare molto lontano per ricordare la precedente apparizione nel nostro paese della band; risale infatti allo scorso anno, quando ad agosto si esibirono al Rocket Planet di Cervia, mentre, per quanto mi riguarda, li vidi l’ultima volta nel luglio 2023 al Luppolo in Rock e ricordo ancora oggi l’energia sprigionata sul palco di Cremona.
Quasi esattamente due anni dopo mi ritrovo davanti Max Cavalera in un contesto ben diverso, molto più piccolo e al chiuso, essendo il Legend Club di Milano una location non predisposta per concerti all’aperto e decisamente non adatta a contenere l’energia e la potenza live scatenata dai protagonisti della serata.
Lungi da me fare polemica, chi mi legge o conosce, sa benissimo che qui al Legend sono di casa, e mi piace molto l’atmosfera, quasi intima a volte, che si crea in un contesto tutto sommato piccolo; quello che intendo dire è che un gruppo come i Soulfly, o anche i Fear Factory che suoneranno qui tra una settimana, li vedrei molto meglio in location chiuse molto più ampie oppure direttamente all’aperto, vista la stagione che lo consentirebbe, zanzare e caldo a parte.
Detto questo, va benissimo così, ce li godremo alla grande qui e ora, come sempre del resto.
Sono arrivata al locale di viale Enrico Fermi poco dopo l’apertura porte per prendermi un posto questa volta non in transenna, ma nella parte in fondo leggermente rialzata, così da non perdere la visuale sul palco e risparmiarmi qualche livido nel macello inevitabile che si verrà a creare nel pit.
Scusate, questa era l’intenzione mia iniziale, ma poi, complice il mio compagno Luca, ho ceduto al fascino della transenna e di tutto che ne conseguirà poi…sudore e caldo, e tanto divertimento.
Solo la mattina dell’evento scopro con grande piacere che in apertura suoneranno gli amici Husqwarnah e leggete un po’ come è andata questa prima sonora raffica di pugni in faccia tutta made in Italy.

Husqwarnah

Entro al Legend giusto poco prima che la band brianzola, che vede al basso Lorenzo Corno, bassista e anche organizzatore di concerti con la sua DNR Music Agency, salga sul palco.
Giusto il tempo di prendere una birra al volo e inizia la carneficina.
Gli Husqwarnah, che per chi non li conoscesse invito assolutamente ad approfondire, nella mezzora abbondante a loro disposizione, hanno “spaccato il culo ai passeri”, per dirla alla francese, con il loro death metal bello tosto, e l’incisivo growl di Maurizio Caverzan a farla da padrona.
Come ho già avuto modo di dire nelle altre occasioni in cui li ho visti e ne ho scritto, il loro genuino death metal, aggressivo, distruttivo e violento quanto basta, fatto con tanta passione, è veramente ben riuscito e ancora più efficace in sede live.
Ci hanno sbattuto in faccia pezzi, veloci, cattivi e violenti, si mi piace rimarcare questo aggettivo, come “Melting Face” e “Death Proof”, che fanno subito capire di che pasta son fatti e scatenano un immediato headbanging spezza collo tra il pubblico già presente in maniera piuttosto considerevole.
Nelle atmosfere invece quasi doom di “Screams From The Cellar” è il growl lancinante e suggestivo di Maurizio Caverzan al centro dell’attenzione, supportato egregiamente da Riccardo Rjillo dietro le pelli, Lorenzo al basso e i due chitarristi, Emanuele Biondi e JP Lisi. Ottima anche la loro performance, questi ragazzi sanno tenere il palco, divertendosi, e al contempo, con padronanza estrema del proprio strumento.


““Reincarnation Of Sin Pt.II” con i suoi continui cambi di tempo contribuisce a “smandrupparci” ulteriormente il cervello, già bello provato per la maggior parte di noi avvezzi ai live di un certo tipo.
“Wheel of Torture”, di cui hanno fatto anche un video registrato durante la scorsa edizione del Metalitalia Festival, simboleggia il circolo vizioso dello scontento odierno in una società che ridicolizza l’essere umano, e non possiamo che essere d’accordo con le parole gridate da Maurizio a gran voce.
In definitiva, una bella occasione per loro aprire per i Soufly, sfruttata alla grandissima. I ragazzi come sempre ce l’hanno messa tutta proponendo brani dai loro due full length ad oggi pubblicati: “Front Toward Enemy” esordio del 2021 e “Purification Through Sacrifice” uscito lo scorso autunno per Time to Kill Records.


La motosega degli Husqwarnah è stata un ottimo modo di scaldare i motori, voi che ne dite?!.
E ora, tutti al banco del merchandise, a supportare come si deve il metal italiano e vi ricordo che potrete rivedere presto gli Husqwarnah in alcuni dei festival estivi di casa nostra. Andate a leggere le nostre news e scoprirete quali.


Lineup
  • Maurizio Caverzan – voce
  • Lorenzo Corno – basso
  • JP Lisi – chitarra
  • Emanuele Biondi – chitarra
  • Riccardo Rjillo – batteria
Setlist
  1. Melting Face
  2. Death Proof
  3. Mass Grave
  4. Graboids
  5. Scream from the Cellar
  6. Reincarnation of Sin Pt.II
  7. Wheel of Torture
  8. Tower of Suicide
  9. Lawn Mower Massacre

 

Soulfly

Band nata a Phoenix nel 1997 dalle ceneri dei Sepultura, per volontà di Max Cavalera, i Soulfly sono un mix micidiale di sonorità tribali e thrash, con incursioni nel death e persino nel nu metal.
Il debutto omonimo della band uscì nel 1998, seguito nel 2000 da “Primitive”, che includeva le appena citate influenze nu metal e molte collaborazioni, tra cui quelle con Chino Moreno e Corey Taylor. Nel 2004 pubblicarono “Prophecy”, che incorporava elementi di world music e strumenti tipici della tradizione. Dopo “Dark Ages” nel 2005, che segnò un ritorno a sonorità più thrash, la band continuò a esibirsi e registrare. Negli anni successivi, i Soulfly pubblicarono vari album, tra cui “Omen” nel 2010, “Enslaved” nel 2012, e “Savages” nel 2013, con diversi cambi di formazione. L’album “Archangel” uscì nel 2015, seguito da “Ritual” nel 2018 e “Totem” nel 2022, ad oggi ultimo disco della band.
Cavalera ha sempre continuato a sperimentare con diverse formazioni e musicisti nei dodici album all’attivo, cercando di ibridare stili musicali che suonassero bene tra loro. La formazione attuale vede alla batteria Zyon Cavalera (figlio di Max) e il chitarrista texano Mike DeLeon, un vero personaggio.


Mike Leon ha annunciato invece la sua dipartita dai Soulfly lo scorso aprile, dopo un decennio nel roster della band, e dopo alcune date coperte da uno degli altri sette figli di Max, Igor Amadeus Cavalera, la band ha scelto di arruolare tra le sue fila al basso Chase Bryant dei Warbringer, perfettamente adatto allo stile della band.
Fatto questo doveroso excursus sulla band, andiamo al presente, che so benissimo che è quello che vi interessa di più, giustamente. Max Cavalera&co irrompono sul palco alle 21.35 spaccate e da questo momento in poi sarà devastazione assoluta.
Iniziano con “Seek ‘n’ Strikes” e si scatenano subito pogo e mosh-pit praticamente continui, complice il fatto che il frontman è un vero istigatore di folle e non smette un secondo di incitare il pubblico a partecipare attivamente a questo live sentitissimo, con frasi dette in un italiano quasi perfetto che ispira sempre simpatia e coinvolge con più facilità.
Il set è stato una miscela perfetta di classici e materiale più recente, con brani di spicco della loro discografia come “No Hope = No Fear” e “Tribe” che hanno generato un caos indescrivibile sotto il palco.
Una vera e propria tempesta di tuoni tribali sembra essersi abbattuta su Milano questa sera, e noi siamo ben felici di prenderci tutta questa energia scaraventataci addosso con precisione esecutiva, potenza e soprattutto passione.
Se con “Prophecy” è partito il putiferio tra il pubblico con “Back to the Primitive”, si scatena definitivamente un vero e proprio inferno tra le mura del locale di viale Enrico Fermi, ormai diventato una bolgia di sudore e birra, complici circle pit e jumping continuo chiamati a gran voce dal carismatico e davvero in forma Cavalera, che ci regala insieme ai suoi compagni sul palco un live pazzesco, pur senza nuovo materiale da farci ascoltare e con una setlist che cambia poco o nulla ad ogni tour.
Mi correggo, poco prima dell’encore ci hanno dato un piccolo assaggio del nuovo album che arriverà si spera il prossimo autunno, con “Favela Dystopia”, accolta dai fan con lo stesso entusiasmo degli altri brani proposti questa sera.
Impressionante davvero la sinergia palpabile tra i componenti della band, stessa grinta e stessa attitudine, al di là del cognome. Vi garantisco che l’accoppiata DeLeon/Bryant sono uno spettacolo da Vedere sul palco, ci credono tantissimo in quello che fanno e lo trasmettono con un entusiasmo e carisma indescrivibili.


I Soulfly sanno ancora come proporre riff schiaccianti e trascinanti che risuonano con il loro pubblico, e le distruttive “Downstroy” e “Bumba” sono ancora più devastanti riproposte dal vivo.
Potenza grezza, spirito tribale inconfondibile e metal senza compromessi, questo sono Max Cavalera e i Soulfly, che questa sera non hanno perso un secondo per dimostrarcelo dopo essere saliti sul palco circa 80 minuti fa, è stato un turbinio continuo di suoni dal tiro micidiale.
I titani brasiliani del metal con il loro set implacabile hanno dominato la sala tenendo sotto scacco il pubblico accorso numeroso al Legend Club di Milano nonostante sia un martedì caldo di metà luglio.
Un mai esausto Max, con una presenza scenica impareggiabile a mio parere, si congeda a malincuore da noi con due brani imprescindibili in una loro scaletta live: la bomba dal groove trascinante “Jumpdafuckup”, che ve lo dico a fare, e l’inno di battaglia finale “Eye for an Eye”.
Una chiusura perfetta per una serata indimenticabile che si va ad aggiungere alle altre già presenti nei miei personali cassettini della memoria musicali, e non solo.
Credetemi quando vi dico che Cavalera non voleva scendere da quel palco e sarebbe andato avanti a suonare e cantare insieme a noi, che pure ne avremmo voluto ancora di questo puro e sano intrattenimento che ci propone ad ogni occasione, qualunque sia il progetto musicale in cui si trova, lui è una vera garanzia, provare per credere.
E dopo questo ritorno alle radici tribali primitive del metal, posso tornare a casa più che soddisfatta per esserci stata in questa prima data italiana del “Spirit Animal Tour 2025” e con una carica di energia pazzesca trasmessa da un Cavalera che a distanza di quarant’anni dal suo esordio ne ha ancora di cose da dire e forse nulla più da dimostrare.


Sfortunatamente non ho mai potuto assistere ad un concerto dei veri Sepultura, ma posso dire di aver visto con estremo piacere Max Cavalera più volte in questi anni, e va benissimo così.
Qualcuno diceva che “chi si accontenta gode”, e questa volta mi trovo d’accordo.
Ci si rivede prestissimo, sempre tra queste righe.
Stay tuned and Stay Metal.

Lineup
  • Max Cavalera – voce, chitarra
  • Mike DeLeon – chitarra
  • Chase Bryant – basso
  • Zyon Cavalera – batteria
Setlist
  1. Seek ‘n’ Strike
  2. Prophecy
  3. No Hope = No Fear
  4. Downstroy
  5. Bring It
  6. Fire/Porrada
  7. Back to the Primitive
  8. Bumbklaatt
  9. Bumba
  10. Tribe
  11. Boom
  12. No
  13. Favela Dystopia
  14. Pain
  15. Jumpdafuckup
  16. Eye for an Eye