Recensione: Psychiatric Dark Hotel

Di Marco Donè - 25 Luglio 2025 - 7:00
Psychiatric Dark Hotel
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Il 2025 ci regala il terzo lavoro del Dr. Schafausen, al secolo Sergio Pagnacco, storico bassista dei Vanexa. Senza mezzi termini, Pagnacco è una figura leggendaria della musica dura italiana. Rientra di diritto tra coloro che hanno contribuito a gettare le basi del movimento metal nel Bel Paese, e scusate se è poco. Una carriera carica di soddisfazioni che, per più di un lustro, lo ha portato a essere anche il bassista dei Labyrinth. Traguardi importanti, che non hanno frenato la “fame” di musica di Pagnacco, la sua voglia di andare “oltre”, di cercare nuove emozioni. Con queste premesse, la trasformazione in Dr. Schafausen appare quasi inevitabile. Una mutazione avvenuta attorno al 2020, per concretizzare il pensiero filosofico e artistico, intriso di visioni distopiche, del musicista ligure. La curiosità attorno al nuovo, claustrofobico “Psychiatric Dark Hotel” è davvero tanta, inutile nasconderlo. Addentriamoci quindi nel nuovo capitolo del Dr. Schafausen, pronti a scoprirne ogni dettaglio.

Nei suoi dischi, il Dr. Schafausen ci porta a contatto con temi scomodi, disturbanti, analizza le devianze e complessità dell’attuale società. Il suo intento è realizzare una sorta di denuncia sociale, ponendo particolare attenzione alle disfunzioni e problematiche mentali. E il terzo lavoro del Dr. Schafausen, dall’esplicito titolo “Psychiatric Dark Hotel”, approfondisce ulteriormente questi argomenti. L’hotel presente nel titolo diventa in questo modo un’allegoria della mente umana, un edificio pronto a ospitare paure, ansie, ricordi e illusioni. Ogni paziente è confinato all’interno di una stanza, che rappresenta un preciso angolo della psiche umana. In questo modo, il malato è prigioniero della propria mente, dei propri deliri e fobie.

E dal punto di vista sonoro? Le composizioni di “Psychiatric Dark Hotel” sono la perfetta trasposizione in musica dei testi, del concept che caratterizza l’album. Le canzoni esprimono lo stato di isolamento, di confusione, gli sbalzi emotivi propri di un individuo con disturbi mentali. Ci troviamo quindi a vivere un autentico viaggio, fatto di passaggi diretti e in your face, ritmiche serrate, per poi incontrare aperture atmosferiche e introspettive. Un caleidoscopio di emozioni, caratterizzato da suoni “acidi”, saturi, frutto di una produzione che guarda ai giorni nostri. Ma è tutto “Psychiatric Dark Hotel” a risultare contemporaneo. L’album, infatti, come tutte le produzioni del Dr. Schafausen, è uno stacco netto con le esperienze passate di Pagnacco. Veniamo catapultati in universo fatto di elementi metalcore, rock, grunge, djent e trap. Un mix curioso ma sapientemente amalgamato. Il musicista ligure pone poi particolare attenzione agli arrangiamenti e alle melodie. Sì, perché sebbene “Psychiatric Dark Hotel” risulti cupo e ossessivo, presenta uno spiccato lato melodico, un aspetto che lo rende dannatamente accattivante. Basta ascoltare la splendida ‘Doctors Speak in Voices Cold’ per rendersene conto. In questo brano il Dr. Schafausen ci descrive come le figure dei medici, simbolo di cura e salvezza, si rivelino invece entità staccate e disturbanti agli occhi del paziente. La canzone trasmette proprio questo senso di fredda distanza, ma la sua forte connotazione melodica, in particolare della linea vocale, la rende tremendamente avvincente. E la successiva ‘Caged Shadow’? Gelida, angosciante, claustrofobica… Un pezzo in grado di ipnotizzare l’ascoltatore. Non mancano ovviamente le mazzate, come la title track, posta in apertura di disco – giusto per mettere subito le cose in chiaro – o l’adrenalinica ‘Gas Boys’. Da sottolineare, inoltre, come ogni traccia sia dotata di una forte personalità, un aspetto che pone il Dr. Schafausen come una delle realtà più interessanti uscite dal territorio italiano. Ci soffermiamo, poi, sulla prestazione dei singoli: pur regalando interessanti finezze, il Dr. Schafausen e i suoi compagni non si perdono in inutili virtuosismi. Vanno diretti al sodo, badano al tiro, alla botta, alla dinamica, a dare un’anima a ogni singola traccia. Su tutti spiccano le prove di Milo, Elias e Victor, al microfono. I tre sono l’autentico valore aggiunto del disco: vivono intensamente ogni canzone e regalano una prestazione emozionante, sentita, carica di enfasi.

Psychiatric Dark Hotel”, insomma, è a tutti gli effetti uno dei dischi più avvincenti usciti in questa prima parte del 2025. Un album che ha tutte le carte in regola per entrare nelle top ten di fine anno. Un lavoro carico di pathos, intriso di atmosfere psicotiche, trascinante nella sua geniale follia. “Psychiatric Dark Hotel” è un platter che va approcciato con la mente libera, priva di preconcetti, con la voglia di iniziare un viaggio alla scoperta degli angoli più bui della mente umana. Impossibile indicare un brano al di sopra degli altri: la qualità è elevatissima, così come la personalità. Certo che tracce come la disarmante ‘The Ward of Broken Minds’, o la disturbante ‘Voices in My Mind’ rendono bene l’idea di cosa sia “Psychiatric Dark Hotel”. Ci soffermiamo, poi, sulla veste grafica del disco, che rappresenta molto bene il concept dell’album. E quel “Made in Italy” – posto alla fine del booklet e nel retro copertina – è semplicemente clamoroso. Null’altro da dire: “Psychiatric Dark Hotel” è disco da avere. Bentornato Dr. Schafausen!

Marco Donè

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