Recensione: The Closest Dream

Di Roberto Castellucci - 25 Agosto 2025 - 11:00
The Closest Dream
Etichetta:
Genere: Progressive  Rock 
Anno: 2025
Nazione:
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74

Dietro al curioso pseudonimo Mr. Putiferio si nasconde il poliedrico musicista, autore e produttore barese Nicola Giuliano De Cesare. Dopo una lunga carriera passata sia dietro al mixer che davanti ai microfoni e agli strumenti di alcune band, l’artista muove i primi passi da solista nel 2020. In quell’anno infatti Mr. Putiferio fa la sua comparsa sulla copertina di “Collective Imagination”, un concept album sugli immaginari collettivi in cui l’artista esplora una gran quantità di stili musicali diversi senza perdere mai d’occhio la grande tradizione delle colonne sonore cinematografiche. Atmosfere western, intermezzi jazz, riff ad un passo dall’Hard Rock e due passi dallo Stoner, ballate da film romantici anni ’80: il disco mostra la creatività e la maturità che ci si aspetta da un professionista della Musica sia dal punto di vista compositivo che da quello puramente tecnico. Il disco garantisce 45 minuti di ascolto piacevole a tutti coloro che gli si avvicinano cercando di mantenere una mentalità sufficientemente aperta. Quando si inizia l’ascolto di “The Closest Dream”, seconda opera di Mr. Putiferio, il discorso non cambia. L’album oggetto di questo articolo, infatti, recupera alcuni elementi del suo predecessore e sembra addirittura dilatare l’ampio spettro delle ispirazioni musicali rielaborate dall’artista, prosperando in un’ipotetica ‘terra di mezzo’ custodita da numi tutelari come Marillion, Joe Jackson, Pink Floyd e, perché no, eroi della galassia Hard ‘n’ Heavy come Warrant ed Extreme. Qualunque appassionato potrà trovare pane per i suoi denti, partendo dai suadenti assoli à la David Gilmour per approdare alle schitarrate di “The League” e “Complication Overkill”.The Closest Dream” assicura un’invidiabile varietà nell’esperienza di ascolto in poco meno di tre quarti d’ora, una durata perfetta per mettere sul piatto un’opera capace di intrigare persino gli ascoltatori occasionali più svogliati e distratti. Anche gli amanti delle sonorità anni ’70 non potranno lamentarsi: i frenetici suoni dell’organo Hammond, tanto per fare un esempio, aiuteranno l’incalzante “McRiff” a farsi salvare nelle playlist di tutti i rocchettari old style che vorranno rispondere all’appello di Mr. Putiferio.

I testi dell’album seguono a modo loro un concept, come fu per “Collective Imagination”: l’artista ci racconta infatti i suoi sogni, siano essi sogni notturni in cui impersona un dirottatore di aereo (“Radubi Coil”) o sogni ad occhi aperti scaturiti dalla fruizione di film e serie TV. Questi prodotti culturali vengono celebrati in quanto uniche fonti di distrazione capaci di solleticare la curiosità dei ragazzi nati e cresciuti in piccole realtà locali (“My Movies Life-The Closest Dream”, “The King of TV Shows”). Si annida in queste esperienze l’origine dei legami col mondo delle colonne sonore: le suggestioni da original soundtrack si sentivano forti e chiare nel primo album e si ritrovano, opportunamente ‘addomesticate’, anche in “The Closest Dream”. Non di soli cinema e telefilm campano i musicisti: anche la grande letteratura viene scomodata da Mr. Putiferio. La canzone“A Giant Asleep” omaggia l’immortale capolavoro intitolato I Viaggi di Gulliver, geniale romanzo di Jonathan Swift apparso per la prima volta nel 1726 e godibilissimo ancora oggi. L’impatto positivo di “The Closest Dream” si misura non solo sulla base della creatività ma anche della quantità di ‘porte culturali’ che le sue canzoni sono in grado di aprire. Farò uno fra i molti possibili esempi partendo dalle prime due tracce: l’introduzione ‘radiodrammaturguca’ “Pdx-Sea” e “Radubi Coil”. La voce femminile che in “Pdx-Sea” chiede la carta d’imbarco all’agente segreto Radubi Coil/D.B. Cooper mi ha ricordato in un lampo la gentile signorina che accoglieva a braccia aperte Steven Tyler nella canzone degli AerosmithLove in an Elevator”, una delle punte di diamante dell’albumPump” del 1989. Sentiamo inoltre l’agente segreto accendersi una sigaretta in aeroporto poco prima di salire sull’aereo. Questo semplice particolare sembra datare le avventure oniriche di “The Closest Dream” in un periodo imprecisato tra gli anni ’70 e gli anni ’80…macché imprecisato! D.B. Cooper è il probabile nome di fantasia utilizzato da un malvivente che nel 1971 ha dirottato in maniera a dir poco rocambolesca un Boeing 727. Le prime due canzoni, praticamente, sono il resoconto di quest’impresa passata alla storia che consiglio di rintracciare online…oppure di approfondire leggendo il testo scritto da Mr. Putiferio!

The Closest Dream” si lascia ascoltare volentieri e, bilanciando con saggezza melodia e sperimentazione, riesce a farsi apprezzare da una platea potenzialmente molto numerosa, a patto di aver accumulato sulle spalle per lo meno una trentina di primavere. Chiunque abbia avuto almeno un figlio, ad esempio, saprà afferrare pienamente il significato del brano “You & the Hurricane”, in cui la voce di un bimbo che saluta il suo papà sperando che torni presto introduce il testo della canzone. Le liriche sono incentrate sull’eterno conflitto d’interessi tra Musica e Prole: entrambe queste entità sono in grado di migliorare la vita di un musicista ma spesso si è costretti a scegliere a quale delle due dare precedenza…inutile dirlo, la Prole vincerà sempre a mani basse! Cogliere i molti collegamenti musical-culturali disseminati da Mr. Putiferio nelle sue canzoni richiederà inoltre qualche anno di esperienza come ‘cliente abituale’ della cosiddetta pop culture. Avvicinarsi senza preconcetti a prodotti artistici dalle origini più disparate permette di apprezzare appieno dischi come “The Closest Dream”…e non solo. Le ‘variazioni sul tema’ e le molte sorprese di “The Closest Dream” sono sicuramente il prodotto di una vita passata all’insegna della curiosità e della brama di conoscenza. Il Lettore arrivato fino a qui, prima di buttarsi a pesce tra i solchi di “The Closest Dream”, faccia ancora un piccolo sforzo e legga queste ultime parole attribuite al grandissimo Umberto Eco. Questo aforisma sembra fatto apposta per chiudere la recensione: se sostituite il nobile hobby della lettura con qualunque altra manifestazione artistica la frase non perderà un briciolo del suo significato. Buon ascolto!

Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito…perché la lettura è un’immortalità all’indietro.

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