Recensione: Breakthrough

Di Valeria Campagnale - 12 Agosto 2025 - 13:36
Breakthrough
Etichetta: Provogue Records
Genere: Rock  Vario 
Anno: 2025
Nazione:
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80

 

Il nuovo album di Joe Bonamassa, “Breakthrough“, pubblicato dalla sua etichetta J&R Adventures, ci porta ancora una volta in un viaggio musicale che solo un artista del suo calibro può offrire. Personalmente, lo considero un audace esploratore del suono, e questo lavoro ne è la prova più recente.
Con dieci tracce, alcune delle quali scritte insieme al talentuoso e pluripremiato Tom Hambridge, l’album segna un’ulteriore evoluzione nello stile di Bonamassa. Fin dagli esordi, quando a soli dodici anni apriva i concerti del grande B.B. King, ha sempre mostrato una libertà artistica e una sicurezza che ritroviamo in ogni singola nota di “Breakthrough”.
L’album è un mix perfetto di assoli potenti, storie cariche di emozione e arrangiamenti dal groove contagioso che dimostrano la sua continua voglia di mettersi in gioco. “Breakthrough” è una testimonianza della sua passione e del suo genio, un’opera che affascinerà sia i fan di lunga data che i nuovi ascoltatori.

L’album prende il via con la title track, “Breakthrough”, che ci travolge con un potente mix di rock e funk. Già da subito si riconoscono gli elementi distintivi di Bonamassa: i suoi riff di chitarra inconfondibili si fondono con eccellenti linee di tastiera, creando un’atmosfera grintosa. La sua voce, ricca di passione, e la strumentazione elaborata dimostrano la sua abilità nel combinare forza e raffinatezza, il tutto arricchito da un profondo groove blues e cori che ci trasportano nelle atmosfere del sud degli Stati Uniti.
A seguire, “Trigger Finger” ci sorprende con un ritmo più allegro e funky. L’aggiunta di un coro gospel nei ritornelli dona al brano un’energia contagiosa e vivace. Il riff di chitarra, brillante e frizzante, è sostenuto da una sezione ritmica impeccabile – basso, batteria e un organo sensuale – che rende l’ascolto scorrevole e davvero piacevole. Passando alle tracce successive, “I’ll Take The Blame” ci regala un blues puro e malinconico che affonda le radici nella tradizione. Il pezzo si apre con un pianoforte honky-tonk che prepara il terreno per un assolo infuocato, dimostrando la naturalezza e la maestria con cui Bonamassa padroneggia questo genere. “Drive By The Exit Sign” ci sorprende con un ritmo frizzante e contagioso, influenzato dal soul gospel, che rende la canzone immediatamente orecchiabile e distintiva. Successivamente, il ritmo si fa più intimo e lento con “Broken Record”. Questo blues, splendidamente eseguito e arrangiato con essenzialità, ci commuove con un lavoro di chitarra misurato ma profondamente toccante, che culmina in un assolo straziante. Ascoltandolo, non si può fare a meno di pensare al celebre “Slow Gin”. A chiudere questa sezione, “Shake This Ground” ci offre un tocco introspettivo e malinconico, con sonorità semi-acustiche che ricordano lo stile dei R.E.M. Qui, la chitarra assume una tonalità quasi psichedelica, creando un’atmosfera estiva e vivace. “Still Walking With Me” ci avvolge in un’atmosfera da classico soul intimista, reso ancora più speciale dal fantastico pianoforte di Wynans. Allo stesso modo, “Life After Dark” è un’altra perla blues che dimostra la maestria di Bonamassa, con la sua voce graffiante, riff mozzafiato e un ritmo incalzante. Sebbene l’eleganza di questi brani sia innegabile, è nella sperimentazione che l’album raggiunge i suoi apici.
A testimonianza di ciò, arriva “You Don’t Own Me”. Questo pezzo, più ritmato e rock, potrebbe tranquillamente far parte di un album come “Royal Tea”. Con una linea melodica che rimane impressa, il brano mette in mostra le influenze ‘British blues’ di Bonamassa ed è, a mio parere, il più potente dell’album. Qui si percepisce chiaramente l’impronta del produttore Kevin Shirley, con un’atmosfera quasi metal e il pianoforte esplosivo di Wynans a fare da protagonista.
L’album si chiude con “Pain’s On Me”, un brano blues-rock che, pur vantando un lavoro di chitarra ipnotico, non raggiunge lo stesso livello di eccellenza delle tracce più innovative. Nonostante le performance strumentali impeccabili, il pezzo finale non spicca tra i migliori del suo repertorio.
In conclusione, “Breakthrough” è un album che celebra la straordinaria abilità tecnica e l’ambizione artistica di Joe Bonamassa. È un mix affascinante che fonde il blues tradizionale con sonorità nuove e audaci, regalando un’esperienza d’ascolto ricca di sfumature ed emozioni.

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