Recensione: New Messiahs

Di Ninni Cangiano - 22 Settembre 2025 - 8:01
New Messiahs
Etichetta: ROAR
Genere: Heavy 
Anno: 2025
Nazione:
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50

A distanza di 3 anni dal piacevole “Emperors And Fools”, tornano a farsi sentire Matt Barlow e Freddie Vidales con il loro gruppo Ashes Of Ares, rilasciando il quarto album intitolato “New Messiahs”. Il disco è uscito a metà luglio per la label greca ROAR, ha un artwork ancora realizzato dall’artista Kamil Pietruczynik ed è composto da 12 tracce (sulla versione in vinile sono solo 10, mancando la sesta e l’ultima) per una durata totale di quasi 59 minuti. A parte l’immancabile quanto inutile intro, molti brani hanno minutaggio importante, segno che il songwriting non è “easy” e, detta sinceramente, in molti casi sarebbe stato meglio accorciare la durata ed evitare di “allungare il brodo” peggiorando i singoli componimenti. Questo particolare lo si può notare già dall’opener, la title-track “New Messiahs”, il cui coro è ripetuto talmente tante volte da diventare finanche fastidioso e noioso; purtroppo questo problema ci sarà per tutto il disco, con brani che non sono semplici da ascoltare e, complice anche un certo rallentamento del ritmo (alla batteria c’è nuovamente l’ospite Kyle Taylor che avevamo già conosciuto sull’EP “Throne Of Iniquity” ed in sede live), anche poco convincenti, come la lenta e troppo lunga “Where You Go”, non semplice da sorbire nella sua interezza.

 

A questo calo qualitativo generalizzato contribuisce anche Matt Barlow che sporca oltre modo la sua prestazione canora, facendoci sostanzialmente dimenticare quanto fatto nella sua gloriosa carriera con Iced Earth e Pyramaze. Fortunatamente, ogni tanto, qualche brano che ci fa ricordare il passato degli Ashes Of Ares e già alla terza traccia ci imbattiamo nella piacevole “Two Graves” che fa sorgere spontanea la domanda: per quale motivo gli altri pezzi non sono a questo livello? Non dispiace nemmeno la frizzante “Wake Of Vultures”, scelta intelligentemente (o furbamente?) per un singolo,

come anche la successiva “Atrophy”, che si presenta molto ritmata e ricca di energia, a cui si aggiunge la tosta “From Hell He Rides” (altro singolo). Purtroppo, la realtà è che questa volta gli Ashes Of Ares hanno avuto le “polveri bagnate”, forse hanno cercato di differenziare il loro sound ed approccio e magari allontanarsi dall’ingombrante ombra degli Iced Earth (paragone inevitabile sui primi album della coppia Barlow/Vidales). Il risultato è purtroppo alquanto deludente, con quello che a tutti gli effetti possiamo definire un “mezzo disco”, in cui si alternano brani accettabili (ed in alcuni casi anche piacevoli), con altri di livello qualitativo semplicemente non sufficiente, che sfiorano la noia. Incomprensibile poi la scelta di coverizzare un brano di Elton John (“And The House Fell Down”, presente solo su cd); gli Ashes Of Ares hanno pure tentato di “metallizzarla” ed irrobustirla, ma resta sempre una canzone pop lontana anni luce dall’heavy metal. Dispiace dirlo, ma ho fatto non poca fatica ad ascoltare e riascoltare questo “New Messiahs”, semplicemente perché non è in grado di raggiungere la sufficienza a causa di un livello qualitativo troppo altalenante; per il futuro, si spera che gli Ashes Of Ares possano tornare a comporre musica di buona qualità, come fatto in passato e che questo sia solo un incidente di percorso.

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