Recensione: Tiimalasi

I finlandesi heavy rockers I.F.A. hanno pubblicato l’album “Tiimalasi” per Inverse Records l’8 agosto 2025. Il loro nome deriva dalla casa automobilistica tedesca ‘Industrieverband Fahrzeugbau’ (I.F.A.), che ha prodotto veicoli tra il 1948 e il 1956.
Fondata nel 1985 da Aapo McMillan (basso e voce) e Timo Supperi, la band ha successivamente reclutato il cantante Jouni Kaunisto. Inizialmente il loro sound era di stampo Punk, ma si è progressivamente evoluto verso sonorità più pesanti, mantenendo sempre le proprie radici musicali. Dopo aver interrotto l’attività nel 1989 e averla ripresa nel 1999, gli I.F.A. si sono reinventati nel 2019 con l’ingresso del chitarrista Tom Heskell e nel 2023 quando il batterista Herra Koivuniemi ha sostituito il precedente percussionista.
Gli I.F.A. hanno pubblicato il loro primo album, Ifandia, nel 2021, rendendolo disponibile in streaming come autoproduzione. L’album raccoglie 17 brani composti nel corso della lunga carriera della band.
Il primo brano dell’album, “Oravanpyörä”, si distingue per una produzione curata, potente e ricca di carattere, una qualità che si ritrova anche nella successiva traccia, “Kalervo” che si spinge oltre i confini del Death Metal.
La sezione centrale dell’album mostra una certa varietà stilistica. “Intiaani” presenta sonorità power metal essenziali, prive di orpelli ma sostenute da chitarre eccezionali, mentre “Kuumaa” si posiziona in un’area di confine tra rock e metal. “Älä Seuraa Minua” è un brano intenso, caratterizzato da un sound nitido ma al tempo stesso robusto. Analogamente, la potenza di “Eilispäivän profeetta” si esprime attraverso una batteria decisa e una chitarra graffiante.
La band esplora anche un lato più melodico con “Lahtisen kuolema”, un pezzo dalla melodia coinvolgente. Tuttavia, non tutte le scelte risultano efficaci: “Pedon Kieli” si avvicina a sonorità pop-rock senza riuscire a convincere appieno, mentre “Tuonelan Kellot”, pur essendo un pezzo up-tempo, non decolla a causa di vocalizzi eccessivamente semplicisticie con poco mordente. La title track, “Tiimalasi” chiude l’album e riesce a trasmettere un’emozione autentica.
In sostanza, l’album è un lavoro valido, sebbene avrebbe potuto raggiungere un livello superiore. L’eccessiva ripetizione di riff e la mancanza di vocalizzi più incisivi finiscono per limitarne il potenziale, nonostante una produzione solida.