Heavy

Intervista Warrant (Jörg Juraschek)

Di Stefano Ricetti - 29 Ottobre 2025 - 7:56
Intervista Warrant (Jörg Juraschek)

I tedeschi Warrant, nati nel 1983 a Düsseldorf costituiscono una delle band ‘defender’ per antonomasia. Nonostante una discografia decisamente scarna, a causa di un periodo di stacco, possono vantare un livello di uscite dignitose, in termini di qualità. In occasione della pubblicazione del loro nuovo album The Speed of Metal (qui recensione) undici anni dopo il precedente ne abbiamo parlato con Jörg Juraschek, cantante e bassista, fondatore e unico membro originale rimasto all’interno della line-up del gruppo.

Buona lettura

Steven  Rich

 

 

 

Ciao Jörg, undici anni di assenza attiva dalle scene a livello di uscite discografiche sono un po’ tanti, cosa vi ha indotto a ritornare con un nuovo album?

Innanzitutto, grazie mille per il tuo interessamento ai Warrant Germany: molto apprezzato, davvero! In realtà noi non siamo mai spariti del tutto. Certo, ci sono stati alcuni cambiamenti all’interno della band: Michael Dietz, che è un chitarrista bello solido è ormai con noi da nove anni, da circa cinque anni abbiamo anche un nuovo batterista, Adrian Weiß e abbiamo aggiunto un secondo chitarrista di grande talento. Poi, come tutti, conduciamo la nostra “vita normale” al di fuori della musica. Tuttavia, abbiamo sempre suonato e ci siamo esibiti in  qualche concerto qua e là, uno dei momenti più significativi è stata la nostra performance al Wacken Open Air nel 2017. Quindi, di fatto siamo sempre rimasti “nel giro”,  semplicemente non abbiamo scritto o pubblicato nuove canzoni per un bel po’. Ora però le cose sono cambiate.

 

Jörg Juraschek

 

Accennavi a qualche vostro show, puoi essere più preciso?

All’inizio di quest’anno abbiamo fatto un piccolo tour in Spagna, abbiamo suonato in Germania e, in passato siamo stati anche al Wacken diverse volte, oltre a quella menzionata prima: nel 2014, nel 2011 e persino nel 1999. Poi ci siamo esibiti anche al Ruhrpott Metal Meeting.

 

Poi ti è tornata la voglia di scrivere materiale nuovo.

Sì, è accaduto cinque o sei anni fa. Per comporre si deve scatenare un determinato “flusso” emotivo e per poterlo catturare ci vuole del tempo. Volevo assicurarmi di canalizzare il tipico sound dei Warrant, capace di far sgorgare quello stile di canzoni che ci ha definito fin dai nostri esordi, più di 40 anni fa.

 

Adrian Weiß

 

Puoi tornare a parlare dell’attuale line-up della band?

Innanzitutto, c’è Michael Dietz alla chitarra solista. Suoniamo insieme nei Warrant da quasi nove anni, ed è sicuramente una parte fondamentale della band. Poi abbiamo Marius Lamm alla batteria, anche lui con noi da un bel po’. Ha iniziato come nostro batterista di riserva e da allora è diventato il nostro drummer fisso e membro effettivo dei Warrant. Circa tre anni fa, abbiamo deciso di aggiungere di nuovo un secondo chitarrista, proprio come avevamo fatto nel 1984/85 per l’album The Enforcer. Si tratta di Adrian Weiß, che alcuni potrebbero conoscere per i suoi molti anni con la band Gloryful. Suonare con lui è molto divertente, e noi quattro insieme adesso ci sentiamo davvero una gang. Onestamente, si è ricreata la stessa atmosfera che respiravo nei primi anni ’80: è assolutamente fantastico e mi sto divertendo un mondo.

 

Warrant, line-up 2025

 

Com’è nato il vostro approdo alla Massacre Records?

È successo tutto in modo piuttosto classico. Una volta iniziato a scrivere nuove canzoni volevamo pubblicare l’album con un’etichetta più professionale rispetto al passato. Nel 2014 eravamo accasati con la Pure Steel Records, per il nuovo disco ci siamo mossi contattando solamente due label. Entrambe erano interessate, ma alla fine le cose non hanno funzionato come ci saremmo attesi. A quel punto abbiamo optato per la Massacre Records tramite l’ambasciata di un’altra band, anche se ci conoscevano già dai vecchi tempi e infatti è bastata una telefonata, alla fine. Ho trovato subito un accordo con il capo dell’etichetta. Certo, c’erano ancora alcuni ostacoli da superare, soprattutto perché la Massacre ora lavora con un distributore diverso, ma tutto si è poi incastrato alla perfezione. Apprezzano i Warrant e hanno pensato che fossimo perfetti per loro.

 

Michael Dietz

 

All’interno del vostro nuovo album, The Speed of Metal, è presente la cover di “Windy City,” un brano degli Sweet. Scelta per certi versi curiosa, per dei “defender” conclamati come voi…

Il brano Windy City dei The Sweet rappresenta una scelta di cuore, da parte mia.  Le primissime canzoni che ho ascoltato in vita mia erano proprio dei The Sweet, ed è grazie a loro se ho scoperto l’Hard Rock della fine degli anni ’70. Da lì il passo verso l’heavy metal è stato naturale, iniziando con Deep Purple, Rainbow, Black Sabbath e Judas Priest per poi approdare ai i primi Iron Maiden e alla New Wave dell’Heavy Metal britannico. Ma Windy City e i The Sweet sono stati qualcosa di unico, che mi ha segnato per sempre. Ho amato moltissimo quella band, soprattutto la loro fase Hard Rock, più di ogni altra. Il brano in sé è estremamente incentrato sui riff e si adatta perfettamente a noi, anche se non è un pezzo veloce. Ma non è che come Warrant dobbiamo sempre martellare a più non posso, ad esempio anche Ordeal of Death non è un brano speed, ma un mid-tempo guidato dai riff. Ecco perché Windy City ci si adatta così bene, nonostante duri  più di sette minuti. Anzi, la sua lunghezza lo rende ancora più speciale. Realizzare una cover di questa canzone era semplicemente un mio sogno, e ora finalmente si è avverato.

 

Marius Lamm

 

Sempre dentro The Speed of Metal è presente “It’s Up to You,” la versione rivisitata di un vostro vecchio brano risalente al 1988. Da dove è nata l’idea di reinterpretarlo?

Per noi “It’s Up to You” è una canzone speciale, perché originariamente è stata scritta nella fase post-Warrant, intorno al 1987/88, quando non avevamo le idee chiare su cosa ci avrebbe riservato il futuro. È un mid-tempo, a nostro parere di qualità, che meritava sicuramente di essere pubblicato anche perché 100% Warrant, nello spirito. Nel nuovo album “The Speed ​​of Metal” c’è anche un altro mid-tempo, comunque, per la cronaca.

 

Warrant, The Speed of Metal, 2025

 

Com’è nata la copertina di The Speed of Metal?

Sono sempre stato affascinato dalle copertine un po’ ambigue, quella di Metal Bridge lo è, ad esempio e ho applicato lo stesso criterio di creazione anche per The Speed ​​of Metal. Onestamente non ricordo nemmeno cosa mi sia sovvenuto per primo, se il titolo del disco o l’idea della copertina, ma quello che è uscito lo considero davvero figo. Il boia è sempre stato parte dell’immaginario dei Warrant sul palco, e l’ascia che si abbatte con velocità e forza rappresenta il metallo, nella lama, e allo stesso tempo il metallo inteso come musica. Quindi l’idea di “The Speed ​​of Metal” ha funzionato perfettamente su diversi livelli: si capisce subito che riguarda il nostro stile musicale principale e allo stesso modo si riferisce all’ascia. Il concetto è stato poi brillantemente realizzato da Gyula Havancsák, un illustratore e designer molto noto e incredibilmente talentuoso che ha lavorato con molte band della scena heavy metal, tra cui Annihilator, Accept e Brainstorm. Direi che abbia centrato appieno il punto.

 

Warrant, The First Strike EP, 1985

 

Dammi una definizione dei vostri lavori, Jörg.

First Strike Ep (1985) – Racchiude i primissimi pezzi heavy metal veloci dei Warrant, grezzi e primitivi, dei primi anni ’80, fondamentalmente risalenti alla nostra fase di apprendimento, quando ancora stavamo imparando a suonare i nostri strumenti. Erano semplici, orientati alla canzone e diretti. Costituisce il vero inizio della nostra piccola carriera.

 

Warrant, The Enforcer, 1985

 

The Enforcer (1985) – L’album dei Warrant per antonomasia per tutti i fan e anche per me personalmente. Include un paio di classici senza tempo, ancora molto incentrati sulla canzone, ma rispetto a First Strike già molto più professionali. Imparammo molto in pochissimo tempo, soprattutto in studio con il nostro produttore di allora. È l’album classico con la classica copertina dei Warrant: semplicemente geniale. I fan ce lo ripetono ogni volta e questo mi rende davvero felice.

 

Warrant, Metal Bridge, 2014

 

Metal Bridge (2014) – è stato il nostro modo di riconnetterci con la scena dopo 30 anni, con canzoni completamente nuove. Il che, ovviamente, non è stato un compito facile. Guardando indietro, penso che ce la siamo cavata piuttosto bene, almeno con metà dei brani. Alcune canzoni potrebbero non essere state del tutto nello stile tipico dei Warrant, ma dopo tre decenni è naturale assorbire molte influenze lungo il percorso e riversarle poi in musica. Le recensioni sono state complessivamente molto positive, e ancora oggi apprezzo molto l’album, soprattutto la copertina. Suoniamo ancora tre canzoni di “Metal Bridge” dal vivo!

 

The Speed of Metal (2025) – Cosa vuoi che ti dica, Steven? Come ogni musicista in questi casi adoro il nostro nuovo album, più di tutti i precedenti, ah,ah,ah! A parte gli scherzi, per me “The Speed ​​of Metal” costituisce una sorta di nuovo inizio, come se fossimo ancora nei primi anni ’80, quando ci innamorammo per la prima volta dell’heavy metal e dello speed metal. Certo, il suono oggi è più moderno e pesante, ma ho riprovato quell’antica sensazione e credo davvero che “The Speed ​​of Metal” costituisca un album speed’n’heavy metal molto solido e completo. Spero davvero che i fan la pensino allo stesso modo e lo apprezzino tanto quanto noi. Anche la copertina di Gyula Havancsák è venuta benissimo.

 

 

Voi Warrant nasceste nel 1983 e l’anno dopo venne fondata un’altra band con lo stesso vostro nome, mi riferisco ai Warrant americani, dediti all’hard rock, al glam’n’hair  metal, quelli di Jani Lane (purtroppo poi mancato nel 2011 a soli 47 anni), che con “Cherry Pie” raggiunsero un successo stratosferico. Onestamente ritieni che la cosa vi abbia in qualche modo danneggiato? Cosa pensi di loro? Vi siete mai contattati o conosciuti di persona, nel tempo?

È una questione ricorrente, questa continua sovrapposizione, ci siamo abituati da tempo, ormai, ed è persino emersa di recente con il nostro nuovo singolo “Falling Down” tratto da The Speed of Metal. Onestamente, non ho alcun problema a riguardo. Siamo stati i primi a utilizzare il nome Warrant, è dimostrato, sia in Europa che, in un certo senso, nel mondo intero. Ma intorno al 1986 o 1987 abbiamo tracciato una linea netta col passato e ci siamo fermati per un po’. Naturalmente, in quel periodo notai che i Warrant americani erano diventati piuttosto noti, soprattutto con un album che ha avuto un grande successo. Hanno venduto molto e per due o tre anni sono stati un nome davvero importante negli Stati Uniti. Purtroppo, Jani Lane è poi scomparso, in seguito, come giustamente facevi notare tu. Ti confesso che mi piacciono una o due delle loro canzoni, ma non li ho mai incontrati, di persona, né ci siamo confrontati in altro modo. Al di là di tutto mi considero molto aperto mentalmente, il vasto cosmo dell’hard’n’heavy è abbastanza grande da permetterci di esistere senza ostacolarci a vicenda, soprattutto perché loro suonano sleaze rock e noi speed heavy metal, due stili completamente diversi. Pensa che a volte mi è venuta persino la buffa idea di andare in tour insieme, solo per il fatto di sorprendere il mondo della musica dura. Due band con lo stesso nome ma con suoni differenti, poi magari scambiarci dal vivo le canzoni di una e dell’altra: sarebbe stato molto divertente.

 

Il boia (The Enforcer) vi rappresenta in modo ottimale da tantissimo tempo. Come e quando nacque l’idea di associarlo ai Warrant?

È iniziato nel momento in cui abbiamo utilizzato The Enforcer (The Hooded Man) nei nostri spettacoli dal vivo. Ho sempre pensato che si adattasse perfettamente a noi, al principio era solamente una trovata divertente, poi man mano che scorreva il tempo è diventata sempre più professionale. Nel 1999 al Wacken non lo avevamo ancora, ma nel 2011 faceva già parte dello spettacolo, e anche prima era apparso in diversi concerti. Un mio amico interpretava il ruolo ogni volta che aveva tempo, ma era evidente che non si poteva continuare in quel modo, quindi il boia divenne Ete, che tra l’altro è anche il nostro manager. Il pubblico lo adora. Per noi rappresenta lo spirito dell’album The Enforcer. All’epoca, alcuni dei nostri testi avevano già una leggera sfumatura politica, nel senso che il boia rappresenta lo sradicamento del male, com’era nel Medioevo. Tradotto nel contesto odierno, potremmo dire che incarna l’eliminazione delle tendenze negative nella società, per dirla in parole semplici.

 

Warrant, line-up 1985

 

Tuoi pensieri e parole, e se ne hai aneddoti, sulle seguenti band:

Running Wild – Con loro condividevamo la stessa etichetta, al tempo. Registrarono il loro primo album nello stesso studio in cui lo facemmo noi – il CAT Studio di Berlino – dove incidemmo i nostri primi due dischi. Ho sempre pensato che il loro debutto fosse fantastico, mi colpì molto, all’epoca. Amo il brano Prisoner of Our Time, lo considero assolutamente geniale. Non mi hai chiesto degli Helloween ma lo faccio io, anche loro erano nostri compagni di etichetta, anni fa. Abbiamo suonato dal vivo insieme, incluso un concerto ad Amburgo. Altra band notevole, secondo me. Walls of Jericho e i due Keeper of the Seven Keys sono album grandiosi, intrattengo rapporti con Kai Hansen ancora oggi. Tornando ai Running Wild, a un certo punto li ho un po’ persi di vista, però, ammetto. Oh, a proposito, un mio amico di Düsseldorf, Bodo Schmutzinski, è stato per molti anni il bassista di Rock’n’Rolf & Co.

 

X-Wild – Qua mi becchi in castagna, non ho molto da riferirti riguardo gli X-Wild. Ricordo solamente che si trattava di un progetto successivo dell’ex chitarrista dei Running Wild, altro non mi sovviene.

 

Saxon – Li adoravo ai tempi e, onestamente, li amo ancora. Ci sono poche altre band heavy metal del loro livello, hanno scritto pezzi micidiali, di successo!  Potrei tranquillamente vederli dal vivo per cinque ore senza annoiarmi. Hanno avuto un’enorme influenza su di me all’epoca e ho sempre pensato che il loro sound fosse molto all’avanguardia per quei tempi. Semplicemente fantastico. Biff ha una voce unica e distintiva. Come ho detto, i Saxon sono immensi, e spero davvero che Biff, che ho sentito dire essere malato, si riprenda presto. Li ho già visti dal vivo molte volte: una band assolutamente devastante, non c’è dubbio.

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Metal Inquisitor – Ah, i Metal Inquisitor, una band true metal davvero di livello, anche se credo che si siano purtroppo sciolti un anno o due fa. Conosco il chitarrista tramite sua sorella e l’ho incontrato di recente a un concerto in cui abbiamo suonato con gli Armored Saint. Un gruppo massiccio che ha mantenuto vivo il vero spirito dell’heavy metal per molto tempo. È un vero peccato che abbiano deciso di chiudere.

 

Exciter – Uno dei miei ascolti preferiti dei primi anni ’80, soprattutto “Heavy Metal Maniac” e l’album successivo: li trovavo assolutamente potenti. Come trio e con Dan Beehler alla voce e alla batteria, avevano qualcosa di davvero unico rispetto agli altri e lo adoravo. Il loro stile era un mix crudo e tagliente di heavy metal e punk, piuttosto veloce, e hanno sicuramente influenzato la scena, probabilmente anche un po’ noi. Mi piace ancora ascoltarli oggi.

 

 

Conosci band italiane?

In tutta onestà ammetto di non essere un grandissimo conoscitore di gruppi del Vostro Paese ma posso comunque citarti i Rhapsody of Fire e ovviamente i Bulldozer, un killer classic trio degli anni ’80. Poi i Wotan, dediti all’Epic Metal sulla scia dei Manowar, con i quali abbiamo suonato insieme in Spagna: they were super funny and really nice guys.

Dalle Nostre parti avete suonato pochissimo, fino adesso.  

Al momento una sola volta, nel 2018, vicino a Firenze. Abbiamo avuto l’opportunità grazie a una band che avevamo conosciuto allo Skulls of Metal Festival in Spagna: uno dei loro membri ci ha organizzato uno spettacolo lì. Ci siamo esibiti al Circus di Scandicci, ma è stato un concerto assolutamente fantastico e ci siamo divertiti moltissimo.

 

Qual la maggiore soddisfazione raggiunta con i Warrant sinora e quale invece la maggiore delusione patita.

Aver suonato a Wacken più volte è motivo di grande soddisfazione, e spero ci torneremo. Lo è però anche esibirsi in così tanti concerti come negli ultimi anni, indipendentemente dalla grandezza del locale, sono sempre stati molto gratificanti per noi grazie ai fan che erano presenti. Che ci fossero poche persone o un pubblico più numeroso – come ai concerti in Spagna, in Olanda o persino in Svezia – quasi ovunque la risposta nei nostri confronti è stata esaltante. Dopo così tanti anni di assenza, essere accolti così calorosamente dai fan, soprattutto dal vivo, è stato davvero appagante.

Un’altra esperienza meravigliosa per me negli ultimi anni è stata suonare con l’attuale formazione dei Warrant: è un vero piacere e mi diverto tantissimo a fare musica con questi ragazzi, e questo mi dà molta soddisfazione. Spero davvero che continui così per un bel po’. Per quanto riguarda le delusioni, non le definirei proprio così, ma ripensandoci, chiudere i Warrant così bruscamente all’epoca potrebbe essere stato un errore. Col senno di poi, quella è probabilmente l’unica grande stronzata che abbiamo fatto, perché avremmo sicuramente potuto sfruttare meglio le opportunità che abbiamo avuto.

 

Spazio per chiudere l’intervista come meglio ti aggrada, Jörg, und vielen danke!

Steven, ti ringrazio nuovamente per l’interesse dimostrato nei confronti della nostra band e per aver mantenuto vivo lo spirito dell’heavy metal sino adesso. Spero davvero che il nuovo album piaccia a tutti i fan italiani e, naturalmente, mi auguro anche che nel prossimo futuro potremo suonare da voi un po’ più spesso di quell’unica  volta a Firenze. Sarebbe bellissimo e un vero piacere per noi. In conclusione: Walk the Metal Bridge, The Rack is back!

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti