Recensione: Devouring the Masses
‘Devouring the Masses’ è il primo album dei tedeschi Outburst, disponibile dal 7 marzo 2025 via Violent Creek Records e successivo ad un paio di demo d’inizio carriera tra il 2019 ed il 2021, all’EP ‘With a Vengeance’ del 2022 e ad una manciata di singoli.
Gli Outburst suonano uno Speed Metal vecchia maniera sparato come un missile, senza fronzoli od orpelli.
Intanto che il disco scorre la domanda che viene naturale è: “com’è possibile che tanti musicisti, al giorno d’oggi, siano così tanto affezionati a questo stile, o genere che sia, che si sta avvicinando al mezzo secolo di storia (Exciter ed Acid, ad esempio, hanno cominciato attorno al 1979/’80), tanto da continuare a suonarlo così come è nato, senza provare ad introdurre non si dice novità, ma neanche qualche cambiamento, anche solo marginale?”.
Le risposte possono essere più d’una: semplicemente perché piace suonare veloce, oppure perché è estremamente sovversivo, oppure perché i suoni sporchi e ruvidi con cui di solito viene prodotto esprimono un’energia vitale e bellicosa che sa di vero ed è palpabile (di fatto, molte produzioni Speed odierne, pulite e troppo lavorate, non hanno ottenuto buoni consensi).

Sta di fatto che gli Outburst suonano questo, con un’incisiva virata verso il Thrash primordiale degli Exodus, evidente essenzialmente, oltre che in certi riff, anche nello stile canoro del Vocalist Philip Andreas, che pare il fratello disperso del compianto Paul Baloff, anche se non raggiunge la sua innata cattiveria interpretativa.
‘Devouring the Masses’ è un album dalla carica dinamica sufficientemente rovente, con brani esplosivi che viaggiano tra il veloce ed il velocissimo, tirati a dismisura e senza la minima tregua, tra i quali alcuni più diretti, come ‘Assaulter’ e ‘Greed’ ed altri dalla tessitura più complicata, come la lunga Title-Track o ‘Next To Die’, entrambe superiori ai 6 minuti e ricche di cambi di tempo.
Unici momenti che fanno tirare un po’ il fiato sono l’iniziale ‘Intro To Your Nightmare’, una specie di incrocio acustico tra i The Who ed i Metallica che innesca un senso di solitudine e l’apertura melodica ed il successivo segmento malinconico della già citata ‘Next To Die’. Per il resto solo bastonate nelle gengive, solide e a raffica.
La produzione richiama gli anni d’oro: pesante, ruvida e senza troppe stratificazioni è molto “live”, rimanendo sì lo-fi, ma comunque professionale, senza riverberi, suoni impastati od altre superficialità del genere.
Nonostante tutto questo non eccelle e rimane di valore “medio”. Se da una parte ‘Devouring the Masses’ non ha canzoni terrificanti, dall’altra non ne ha neanche di eccezionali, soprattutto è un album privo di identità e questo lo rovescia nel calderone dei tanti che oggigiorno suonano Speed Metal, magari anche bene ma senza quel “quid”, dovuto probabilmente anche al periodo storico in cui vivevano, che avevano Agent Steel, Razor ed Exciter, per citarne tre.
Poco male, ‘Devouring the Masses’ è un debutto che ha il suo perché e gli Outburst hanno potenziale da vendere. Il tempo per fare emergere la propria personalità sulle influenze c’è e noi attendiamo con vera curiosità il prossimo lavoro.
