Live Report: Spreading Darkness Festival III @ Alchemica, Bologna – 22/11/2025

Live Report: Spreading Darkness Festival III @ Alchemica, Bologna – 22/11/2025
Sabato 22 novembre 2025: una data speciale per tutti gli appassionati del metallo pesante. Sì, perché all’Alchemica di Bologna va in scena il terzo atto dello Spreading Darkness Festival. Per l’occasione, in veste di headliner troviamo i Nailed to Obscurity, in piena tournée per promuovere il bellissimo “Generation of the Void”. Ad accompagnare la compagine tedesca ci sono poi Yoth Iria e Oak Ash & Thorn, le band che affiancano il combo di Essen nell’“European Tour 2025”. A questo trittico d’eccezione si aggiungono una serie di nomi della scena underground italiana: Assumption, Tulpa, Strega e Stygian. L’appuntamento, poi, regala un’ulteriore dose di fascino, in particolare per gli amanti del black metal di matrice ellenica. Gli Yoth Iria, la formazione capitanata dal leggendario Jim Mutilator, si esibiscono infatti per la prima volta in territorio italiano. Considerato il valore dell’evento, noi di Truemetal.it non potevamo certo mancare. Eccovi quindi il racconto della serata.

Live report a cura di Marco Donè
Arriviamo all’Alchemica quando gli Stygian stanno affrontando le battute conclusive del proprio show. A causa del traffico incontrato durante il viaggio, non siamo riusciti ad arrivare in tempo per gustarci la prova della compagine romagnola. Ci scusiamo con gli Stygian e diamo loro appuntamento al prossimo concerto. Siamo quindi pronti per assistere alla performance degli Strega, nuova formazione italiana nata dalla fusione di elementi di Darkend e Ponte del Diavolo.
STREGA
Sono le 19:30 quando gli Strega sono pronti a entrare in scena. Un piccolo problema tecnico al basso ritarda l’inizio dello spettacolo, che prende ufficialmente il via alle 19:35. Dalle casse dell’Alchemica parte il tema di ‘Suspiria’, l’intro scelto dagli Strega. La band è tutta sul palco, manca solo Stryx, il cantante. Stryx si palesa sulle note di ‘Stryx Strega Strygae’, la canzone di apertura, presente nell’omonimo EP d’esordio. Il concept della band fa riferimento a un dark fantasy-horror e il cantante è agghindato a tema. La sua identità è infatti celata da una tunica nera e dalle mani si sviluppano lunghi artigli affilati. Ecco, il primo nodo al pettine arriva proprio qui. Stryx presenta un look a tema con il concept degli Strega, il resto della band no. L’impatto visivo e la teatralità ne risentono in modo importante, un elemento che penalizza la prova del quintetto. I suoni sono migliorabili, un aspetto che limita il tiro delle composizioni degli Strega. Anche la prova di Stryx solleva qualche perplessità: se nelle parti in growl è efficace e abrasivo, quando passa ai vocalizzi in clean vocals risulta poco preciso, non riuscendo a trasmettere la giusta evocatività. Come dicevamo, gli Strega si sono appena formati. Sebbene possano vantare in line-up musicisti di grande esperienza, devono forse trovare ancora il giusto amalgama. Formazione da rivedere in futuro, quando vi sarà maggiore coesione e comunione d’intenti.
TULPA
Alle 20:15 tocca ai Tulpa entrare in scena e le atmosfere cambiano repentinamente. La compagine di Parma è autrice di un black metal crudo, di matrice old school, con aperture ora tendenti al thrash ora alla melodia. I Tulpa aggrediscono il palco con abrasività, pronti a vomitare sulla platea tutta la ferocia delle proprie composizioni. Il tempo a disposizione è poco e il quartetto decide di non interagire con il pubblico tra un pezzo e l’altro, lascia che sia la musica a parlare. Sul palco i Tulpa si presentano con un look aggressivo, perfetto per il genere proposto. I suoni sono efficaci e le composizioni risultano semplici ma coinvolgenti, in particolare in sede live. I presenti risultano infatti partecipi e vivono con enfasi la prova del quartetto emiliano. Sono circa le 20:40 quando i Tulpa ricevono il meritato plauso e ringraziano un Alchemica che si sta ormai riempiendo. Prova davvero convincente.
ASSUMPTION
Sono da poco passate le 21:00 quando gli Assumption irrompono in scena. Con la compagine originaria della Sicilia si ha un ulteriore cambio d’atmosfera, quasi drastico, verrebbe da dire. Il quartetto è fautore di un death-doom funereo, in cui le chitarre svolgono un ruolo rilevante. I passaggi strumentali sono lunghi e annichilenti e le canzoni emanano vibrazioni nere come la pece. Ad assistere alla prova degli Assumption troviamo un Alchemica gremito, con una grande partecipazione del pubblico. La band tiene bene il palco, con personalità, pur interagendo pochissimo con la platea. È come se i quattro si ritrovassero catapultati in un loop temporale, intenti a esplorare le dimensioni catacombali sprigionate dalla propria musica. Una sorta di trance artistica, che regala ulteriore pathos alla prova del combo siciliano. Uno show davvero coinvolgente, supportato da suoni che, dopo un inizio rivedibile, riescono a valorizzare la prova dei singoli. Sono le 21:30 quando gli Assumption ricevono il meritato plauso dell’Alchemica e ringraziano un pubblico estasiato. Band da tenere d’occhio.
OAK ASH & THORN
Dopo un rapido cambio palco, in cui viene smontata la seconda batteria, alle 21:45 gli Oak Ash & Thorn entrano in scena. L’intro scelto dalla compagine americana è il tema ‘Ave Satani’ – pescato dalla colonna sonora di “The Omen” – che crea la giusta dose di suspense. Freschi di firma con la prestigiosa Season of Mist, gli Oak Ash & Thorn segnano il cambio di marcia della serata. Il livello qualitativo sale vertiginosamente, così come la personalità e la teatralità sul palcoscenico. La formazione di Denver apre le danze con la splendida ‘Dying Culture’, evidenziando subito le proprie peculiarità. Il cantante Adam Armstrong è il trascinatore della band, grazie a una presenza scenica carica di pathos e adrenalina. La prova al microfono, poi, è superlativa. Armstrong spazia con disinvoltura e precisione dal growl alle clean vocals, esibendo una grande espressività e preparazione tecnica. Ma non c’è solo il cantante: tutta la band gira alla perfezione. La batterista Cierra White sfoggia potenza e precisione, Erik Hoffman erige un muro di suono con il suo basso e la coppia d’asce Wisniewski-Harding sfodera una grande padronanza dello strumento. Il pubblico apprezza e supporta con trasporto la prova degli Oak Ash & Thorn. Armstrong sa interagire alla grande con i presenti e quando ringrazia l’Alchemica, dicendo che è un vero onore potersi esibire per la prima volta in Italia, il locale bolognese esplode in un autentico boato. I suoni risultano curati e valorizzano la prova del quintetto. Siamo alle battute conclusive dello show. Armstrong invita tutti ad alzare i calici sopra la testa e introduce l’ultimo pezzo: ‘Drink to Your Dead’. Sono circa le 22:20 quando la compagine americana saluta un pubblico in visibilio. Gli Oak Ash & Thorn sono pronti per spiccare il volo; vedremo come sapranno giocarsi le proprie carte.
YOTH IRIA
Attorno alle 22:30 succede l’imprevedibile. Un demone d’altri tempi si manifesta all’interno del locale bolognese, ne prende possesso e decide di scagliare la forza degli elementi su un pubblico ignaro di cotale potenza. Lo show degli Yoth Iria potrebbe essere descritto con quest’immagine. La teatralità, l’impatto, il misticismo, l’interazione con il pubblico toccano livelli apicali. Il primo a entrare in scena è He, in solitaria. Il cantante sale sul palco con il face painting, una candela accesa e un amuleto appeso a una catenina. He fa roteare l’amuleto, percorrendo tutto lo stage, come a voler iniziare un rituale. Appoggia l’amuleto sulla batteria e la candela di fronte a una cassa spia. Si siede davanti alla candela e assume la posizione del Bafometto. Inizia a salmodiare una litania, accompagnando il tutto con particolari posizioni di braccia e mani. In questo momento entrano gli altri componenti. Quando Mutilator sale sullo stage, l’Alchemica lo accoglie con clamore. Nemmeno il tempo di prendere fiato e i Nostri attaccano con ‘Blazing Inferno’. He rinviene dalla trance, si impossessa del microfono – non c’è l’asta, lo appoggia semplicemente a terra – e sciorina una performance devastante. He è l’essenza del frontman, un vero e proprio animale da palco. Scende più volte in platea, canta a contatto con il pubblico. Sullo stage cerca ripetutamente l’interazione con le prime file. L’Alchemica è in suo pugno e si trasforma ben presto in un girone infernale. Si susseguono a ripetizione cori ritmati, battiti di mani e acclamazioni ogni qualvolta He chieda la partecipazione del locale. I suoni risultano subito curati, forse con il basso un pizzico sacrificato. La scaletta verte in particolare sull’ultimo lavoro, l’affascinante “Blazing Inferno”. Ecco quindi in rapida successione ‘But Fear Not’ e ‘In the Tongue of Birds’. L’impatto degli Yoth Iria è notevole, così come la precisione nell’esecuzione. Il pubblico è letteralmente fuori di sé, tanto che Mutilator in più di qualche frangente appare quasi commosso da tanto affetto. Ringrazia la platea ripetutamente, battendosi il petto con il pugno. La prova del combo greco è semplicemente stellare, quasi fuori scala. Molti meriti vanno alla performance di He. Il cantante è energia pura, vive lo show in maniera unica, con continui richiami al misticismo. Suggestivo il momento in cui, dopo ‘Blazing Inferno’, si riappropria della candela, la spegne e proietta il fumo verso il pubblico, avvolgendo le prime file in una nube grigiastra. Introduce ‘Rites of Blood and Ice’ parlando di un qualcosa di ancestrale, che arriva dal Nord. Durante la canzone simula più volte il taglio delle vene, facendo scorrere il microfono sulle braccia. Tocca poi a “We Call Upon the Elements”, che dal vivo è qualcosa di monumentale. Subito dopo He inizia una lunga presentazione, in cui esalta la ribellione all’autorità e il rifiuto della sottomissione, citando Giordano Bruno. Il passaggio successivo è quasi scontato: arriva ‘Non Serviam’, cover dei Rotting Christ. He urla ripetutamente il titolo, il pubblico risponde a sua volta, anche Mutilator lo urla a più riprese: è l’apoteosi. L’enfasi con cui il bassista suona il pezzo è un chiaro ed esplicito segnale di quanto sia importante per lui il concetto espresso dalla canzone. L’Alchemica è in estasi totale e canta a squarciagola il ritornello. Gli Yoth Iria chiudono il proprio tempo a disposizione con la maestosa ‘Sid-Ed-Djinn’. Bellissimo il momento del cambio di tempo, con il classico passaggio a mani pari della batteria, tipico della scuola black ellenica. Tutta la band si china in avanti, abbassando la testa. He lascia partire un vocalizzo lunghissimo, sollevando un braccio, puntando verso il pubblico la mano aperta: è come se la band sprigionasse un’energia oscura che viene convogliata verso il pubblico dal braccio, dalla mano del cantante. Semplicemente impressionante. La prova degli Yoth Iria si chiude alle 23:15, con una platea in fibrillazione, che cerca a più riprese il contatto con la band. Dal palco i musicisti, sensibilmente emozionati e soddisfatti, danno il cinque a ogni mano che compaia alla loro vista. Mutilator ringrazia in ginocchio. Non serve aggiungere altro. Spettacolo pazzesco.
Setlist:
Blazing Inferno
But Fear Not
In the Tongue of Birds
Rites of Blood and Ice
We Call Upn the Elements
Non Serviam
Sid-Ed-Djinn
NAILED TO OBSCURITY
Andare in scena dopo la prova degli Yoth Iria non è assolutamente una cosa semplice. Il rischio di prendere la paga è davvero forte. I Nailed to Obscurity sono quindi chiamati a una prestazione sopra le righe. Il cambio palco, intanto, è laborioso. Al limite dello stage, lato pubblico, vengono piazzate delle pedane rialzate di una cinquantina di centimetri. Vengono inoltre posizionate delle aste verticali, che si illuminano di una luce fluo, seguendo i colori dei fari principali. La cura per i dettagli, insomma, è maniacale. Un aspetto che fa ben sperare per la prova del combo tedesco. Sono circa le 23:40 quando i Nailed to Obscurity entrano in azione. La formazione di Essen attacca con ‘Glass Bleeding’, sfoggiando subito un grande impatto e tanta convinzione nei propri mezzi. I suoni sono curati ed eleganti sin dalle prime battute, un aspetto che permette di valorizzare le atmosfere decadenti e malinconiche proprie dei Nailed to Obscurity. Per la prova del combo teutonico la platea è affollatissima, fatichiamo a muoverci, segno tangibile di quanto fosse attesa la prova del quintetto. La scaletta della serata verte principalmente sui pezzi dell’ultimo lavoro, l’entusiasmante “Generation of the Void”. Sono infatti ben sette le canzoni proposte dal disco uscito lo scorso settembre. Questa sera il pubblico vuole vivere emozioni forti e si lascia travolgere dal pathos sprigionato da brani come ‘Echo Attempt’, ‘Liquid Morning’ e ‘Spirit Corrosion’, con quel coro cantato a gran voce dall’intero Alchemica. Sul palco, intanto, i Nailed to Obscurity mettono a segno uno show ipnotico. Il gioco delle luci – valorizzato dalle aste luminose presenti sullo stage – aiutano a enfatizzare le atmosfere delle composizioni, contribuendo a catapultare il pubblico in una dimensione parallela, fatta di oscurità, solitudine, voglia di riscatto. Ogni movimento sul palco è studiato nei minimi dettagli, così come il look, elegante e aggressivo. Le pedane rialzate, poi, permettono ai musicisti di ergersi al di sopra del pubblico, risultando imponenti. Spettacolari e teatrali le movenze di Raimund Ennenga, che risulta aggressivo nelle parti in growl e introspettivo nei momenti più cupi e desolanti. Nei passaggi strumentali il cantante si defila, lasciando spazio alle asce Volker Dieken e Jan-Ole Lamberti. I due chitarristi sfoggiano gran classe, così come Lutz Neemann al basso e Jann Hillrichs alla batteria, autore di una prova davvero incisiva. Lo show dei Nailed to Obscurity è diverso da quello degli Yoth Iria ma risulta altrettanto convincente e trascinante. La risposta del pubblico conferma quanto appena scritto. Sembra quasi di assistere a un confronto generazionale. Da un lato c’è la vecchia scuola, in cui l’istinto, l’adrenalina, l’enfasi fanno la voce grossa. La botta degli Yoth Iria rappresenta alla perfezione quanto appena sottolineato. Dall’altro lato troviamo l’approccio contemporaneo, più attento al dettaglio, in cui ogni cosa è studiata e pianificata per amplificare al massimo l’impatto emotivo dello show. I Nailed to Obscurity appartengono a questa filosofia. Due modi diversi di vivere la dimensione live, ma ugualmente efficaci e capaci di regalare tonnellate di emozioni e sensazioni. E così, durante ‘Generation of the Void’, viviamo con trepidazione il momento in cui la band stoppa lo show, le luci si spengono, cala il silenzio, il pubblico reagisce a gran voce, Ennenga solleva il pugno e lo spettacolo riparte, illuminando di nuovo il palco. Splendido l’inizio di ‘Liquid Morning’, introdotta da una parte elettronica, con le aste verticali che si illuminano pulsando, generando suspense. Ci stiamo avvicinando alle battute conclusive dello show. Ennenga ringrazia un pubblico caldissimo, che ha acclamato la band per tutta la durata dello spettacolo. Il cantante lancia un messaggio carico di significato, parlando di rispetto reciproco, di uguaglianza, respingendo il razzismo. Arriva quindi un trittico spettacolare, caratterizzato da ‘Echo Attempt’, ‘Deadening’ e ‘Road to Perdition’, che chiude la prova dei Nailed to Obscurity. Ennenga chiede l’urlo del pubblico e l’Alchemica risponde con un boato fortissimo. Il quintetto di Essen esce di scena e vi rientra poco dopo, ringraziando una platea in estasi totale, dando il cinque ai fan che si assiepano a ridosso del palco. Sono le 00:30 quando cala il sipario sullo Spreading Darkness Festival. Serata monumentale, chiusa con classe da una formazione che rappresenta una delle certezze dell’attuale scena metallica mondiale.
Setlist:
Glass Bleeding
Feardom
Overcast
Generation of the Void
Spirit Corrosion
Liquid Mourning
The Ides of Life
Echo Attempt
Deadening
Road to Perdition
CONCLUSIONI
Serata davvero degna di nota quella vissuta all’Alchemica di Bologna. Il terzo atto dello Spreading Darkness Festival ha offerto un pacchetto di ottima qualità, capace di attrarre molti appassionati. La risposta del pubblico è infatti stata ottima, con un locale gremito. Il livello delle performance si è rivelato elevatissimo. Partiamo con l’evidenziare la prima data italiana degli Yoth Iria, destinata a passare alla storia. Il combo ellenico ha regalato una prova abrasiva e intrisa di adrenalina, come da tempo non assistevamo. I Nailed to Obscurity hanno messo a segno una prestazione di classe, carica di pathos, confermando il ruolo di prim’ordine che sono riusciti a ritagliarsi negli ultimi anni. L’evoluzione iniziata con lo splendido “Generation of the Void” permetterà loro di crescere ulteriormente. Gli americani Oak Ash & Thorn hanno dimostrato di avere tutte le carte in regola per provare a entrare nel novero dei nomi che contano. La formazione di Denver si è rivelata davvero un’ottima sorpresa. Sottolineiamo, inoltre, la grande qualità offerta dall’underground italiano, che ha confermato l’ottimo stato di salute che lo contraddistingue da parecchi anni a questa parte. E di fronte a un piatto così ricco, la ciliegina sulla torta è rappresentata dal modo in cui Nailed to Obscurity, Yoth Iria e Oak Ash & Thorn hanno vissuto la serata. Le band sono rimaste in platea, a stretto contatto con i fan, scambiando quattro chiacchiere con tutti, firmando autografi, facendo foto. Un evento davvero riuscito, che ha creato un legame fortissimo tra musicisti e appassionati. La risposta del pubblico, d’altronde, non concede dubbi. E non a caso, le tre band principali hanno tutte sottolineato come la data bolognese sia stata quella con il pubblico più rumoroso, in questa prima parte di tour. L’unico neo da segnalare, se proprio volessimo essere perfezionisti, consiste nel fatto che i Nailed to Obscurity, per questioni di tempo, hanno dovuto accorciare la scaletta, eliminando tre pezzi. Un peccato veniale vista la qualità assaporata all’Alchemica. Come sempre, l’appuntamento è al prossimo live. Horns up!
Marco Donè