Recensione libro: Iron Maiden, Infinite Dreams (Official)

Infinite dreams
Iron Maiden
Pagine 352
ISBN 9788817195614
55 €
1975-2025. Cinquant’anni di storia. Nella fattispecie quella degli Iron Maiden, una delle più grandi heavy metal band del pianeta, fondati dal bassista Steve Harris a Londra quando aveva diciannove anni. Dieci lunghi lustri che vengono ottimamente racchiusi dentro Infinite Dreams, un libro ufficiale dalle caratteristiche importanti: copertina in cartonato rigida e 352 pagine in formato generoso, 25 centimetri per 32,5 centimetri. Un imponente bestione di due chili e 650 grammi che può arrivare a tre se si aggiunge la quota parte di bava che vi finisce dentro durante la lettura, tradotto in lingua italiana dalla versione originale pubblicata da Thames & Hudson da Raffaella Rolla e licenziato sul mercato da Rizzoli Lizard. Prefazione curata da Steve Harris e postfazione allestita dal cantante Bruce Dickinson.
Un’opera ciclopica, ove la componente visuale la fa da padrona, a partire dalla foto di pagina 8, nella quale sono inquadrati dei metallari mentre fanno headbanging al Music Machine di Camden, nel novembre del 1979, quando non erano ancora così diffuse le t-shirt dei vari gruppi, infatti uno dei die hard fan indossa una maglietta della Kawasaki e il suo vicino, con un pendaglio dei Blue Oyster Cult porta una semplice t-shirt nera, senza alcuna scritta. Specchio dei tempi, anche nell’abbigliamento.
Senza dubbio le foto più suggestive riguardano il primo periodo, proprio perché pioneristico con ancora tutto quanto da definire e mettere a fuoco. La scritta Iron Maiden era in gotico, nel medesimo stile grafico utilizzato dai Motörhead per il loro logo e l’immagine che li rappresentava era costituita da un disegno minimalista della morte per poi modificarsi qualche tempo dopo in una bocca sgorgante sangue, molto probabilmente in ossequio alle trovate sceniche del cantante di allora Dennis Wilcock nei concerti dal vivo, che era uso utilizzare una spada e del sangue finto per simulare il proprio ferimento tra le labbra. Tema successivamente ripreso da una maschera apposita.
Emblematico, appena dopo, lo scatto di Paul Di’Anno in una delle sue primissime esibizioni, in gilet leopardato! Sarà perché è tuttora lacerante il pensiero che non sia più fra noi, ma le sue immagini permangono fra le più suggestive dell’intero libro, per lo scriba, benché ve ne siano di notevoli anche a seguire, con Dickinson alla voce e formazioni diverse. Tornando a Paul, iconica, a dir poco, quella scattata al Bandwagon di Neal Kay il 14 settembre 1979 così come la successiva catturata al Reading Festival del 1980. Poi, della serie ogni mondo è paese: strepitosi gli strafalcioni pubblicati dai giornali generalisti, ove Paul Di’Anno venne riportato come Paul Dianne…
Infinite Dreams ricomprende infatti al proprio interno anche stralci di stampa dell’epoca, copertine di riviste, illustrazioni per album e singoli, locandine di concerti, magliette, foto dal vivo e in posa, momenti catturati nel backstage, strumenti musicali, oggetti di scena, manoscritti, pagine del diario di Harris, cimeli provenienti dagli archivi privati della band e dalle più grandi collezioni del mondo.
Ovviamente il filo conduttore è la storia del gruppo, precisa ma narrata in via essenziale, dal momento che Infinite Dreams è fondamentalmente un libro più fotografico che testuale. Non a caso infatti l’aneddotica è legata alle immagini mentre il narrato generalmente non fornisce scossoni di sorta, al netto di qualche chicca ben assestata. Refusi quasi a zero, a confermare l’altissima qualità del prodotto anche in termini di testi con testimonianze raccolte oltre che fra i vari membri della band anche fra molti addetti ai lavori, a partire dai disegnatori e dai grafici.
Accattivante la rassegna di alcuni gilet a tema Iron Maiden ricoperti di toppe realizzati da dei fan irriducibili, immancabile, poi, il tema delle accuse di satanismo (?) mosse alla band e tutti da godere gli Easter egg – leggasi i contenuti nascosti, i segreti o le sorprese inserite intenzionalmente dal disegnatore – elencati uno per uno, contenuti nella copertina intera – quindi fronte e retro – di Somewhere in Time, solo per citare un esempio.
Infinite Dreams: iI libro che ogni band con una certa storia alle spalle si meriterebbe di avere…
Stefano “Steven Rich” Ricetti
La mia idea era semplice: prima Londra, poi l’Inghilterra, poi l’Europa e poi il mondo
Rod Smallwood, storico manager degli Iron Maiden,
caparbio (eufemismo), uomo dello Yorkshire
