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Ad plenitatem Lunae (Nakìa, Ermes)

Di Tiziano Marasco - 27 Maggio 2013 - 14:58
Ad plenitatem Lunae (Nakìa, Ermes)

– Anzitutto complimenti per essere riusciti a registrare un full-length senza avere un contratto discografico e per giunta con diversi ospiti. È stato difficile?

(Nakia) Fare un disco è sempre una cosa abbastanza complicata. L’autoproduzione ha degli svantaggi e dei vantaggi allo stesso tempo. I contro sono ovviamente il fatto che te lo devi pagare tutto da solo e ti devi arrangiare per ogni parte della produzione di un disco (registrazione, grafica, stampa, distribuzione, ecc.. ecc..). In compenso hai la libertà di suonare quello che ti pare, registrare dove ritieni più giusto e prenderti il tempo che ti serve senza che nessuno ti rompa l’anima. Siamo molto pro-autoproduzione, almeno finché non ci proporranno un contratto serio, cosa che ultimamente le case discografiche non fanno. Ovviamente, anche un disco auto-prodotto deve essere supervisionato da qualcuno che ne sa qualcosa di più e, in questo caso, dobbiamo ringraziare tantissimo Giacomo Barboni, che ha registrato, mixato e co-prodotto il nostro disco, facendo un lavoro veramente ottimo. Per gli ospiti invece è stato molto facile: abbiamo chiesto ad alcuni amici di suonare con noi e la cosa è venuta da se.

– Vedo che siete in sei in formazione. Come sono gli equilibri interni? Esiste una guida spirituale? Come riuscite ad andare tutti d’accordo?

(Ermes) Beh, come “guida spirituale”… potremmo considerare così gli elementi fondatori degli Ad Plenitatem Lunae, ma senza togliere valore agli altri elementi più recenti. Per quanto riguarda le decisioni importanti siamo semplicemente equi. Per qualunque questione in merito alla band e alla nostra “linea d’azione”, ognuno degli elementi può dire la sua se vuole. Si finisce in sala prove, o al bar, a fare praticamente delle riunioni di condominio. Semplice. Senza spargimenti di sangue.

– Vedo che l’azione della filogjiche inizia a dare risultati accettabili al di là di deturparci la lingua in vari modi. Come vi è venuta l’idea di cantare in friulano?

(Nakia) La filologjiche centra abbastanza poco con quello che facciamo noi. Cantiamo in friulano perché ci piace la lingua e perché eravamo stufi dell’inglese. Inoltre, cantando della storia del Friuli, ci sembrava la scelta più naturale. Il friulano che usiamo noi è un mix di tante varianti regionali, se ci piace una parola tendiamo ad usarla, questa è la regola di base. Per quanto riguarda la società filologica friulana, ci sarebbero tante cose da dire, ma riassumiamo dicendo che ci consideriamo con reciproco disinteresse. Dico solo che qui, indipendentemente dalla filologica, se fai i doppiaggi di Star Trek in friulano, sei un mito, se fai metal non gliene frega niente a nessuno.

– Una domanda assai scontata per noi, ma non per il resto del pubblico italiano. Il friulano è una lingua o un dialetto?

(Ermes) E’ una lingua, con una sua grammatica e le sue varianti dialettali ben definite.

– Indipendentemente dall’uso del growl, che aumenta la difficoltà di comprensione anche per un madrelingua, i testi mi sembrano piuttosto complessi (per esempio cogoçâr e ustîr sono due parole a me totalmente ignote). Da dove traete ispirazione? Ci sono delle fonti a cui attingete?

(Nakia) Il dizionario di friulano e altri testi sono sempre sottomano per trovare i termini adatti a comunicare appieno le atmosfere e dare un tocco in più alle “scene” e alle storie che immaginiamo. E’ un lavoro di ricerca per riportare alla luce termini che sfortunatamente non si sentono più nella parlata odierna.
 

– Ultimamente il metal in italiano, specialmente il folk, sta vivendo un ottimo periodo grazie anche a band come i Furor gallico. Vi sentite parte di questo trend?

(Ermes) No, se devo essere sincero. Siamo un po’borderline e sicuramente non saremo mai il gruppo folk metal che vende dischi a palate. A dirla tutta, ce ne frega abbastanza poco della stilistica musicale. Il prossimo disco suonerà sicuramente diverso da questo, anche pesantemente diverso. Probabilmente è una pessima scelta per gli affari, ma a noi piace fare musica, non un prodotto preconfezionato. Se avessimo voluto percorrere quella strada, avremmo fatto pop, in modo da guadagnarci qualcosa nel mentre.

– Esistono delle band che cantano italiano e che prendete a modello?

(Ermes) Esistono (esistevano, purtroppo..) band che cantano in friulano che ci fanno da modello. Prima di tutti e continua fonte di ispirazione per noi, i Braul, di cui abbiamo anche suonato una cover nel disco ( Turcs! ). Poi ci sono gli F.L.K., che per un periodo sono stati LA musica friulana, secondo me. Se non si parla solo di musica, invece, ci sono i Folkstone. Sono dei grandi. Punto. Che piacciano o meno, sono comunque una delle band con le quali vorresti avere a che fare, sempre disponibilissimi con tutti e veramente desiderosi di ingrandire la scena folk metal il più possibile. Se questo genere esiste in Italia, è grazie a loro.

– E più in generale, a quali altri gruppi vi ispirate?

(Ermes) Ci avviciniamo al medieval metal tedesco, più che a gruppi come Eluveitie e soci. Abbiamo cominciato ad ascoltare folk metal con gli In Extremo, che per me rimangono i maestri indiscussi del genere. Poi ci sono Subway to Sally e Corvus Corax, ovviamente. La fonte di ispirazione più grossa, comunque, rimane la musica tradizionale, di qualsiasi paese sia.

– Invece il metal com’è percepito nell’estremo nord-est?

(Nakia) E’ molto diffuso. Le band che nascono e crescono qui non si riescono a contare, e per quanto mi ricordi, è sempre esistito un vasto zoccolo duro di appassionati e curiosi per il genere.

– Il Friuli è notoriamente terra ostica per chi vuole esibirsi dal vivo, soprattutto se non si hanno abbastanza fan per riempire lo stadio dell’Udinese o Villa Manin.

(Nakia) Come si suol dire, pochi ma buoni. A parte gli scherzi, una volta fatti amici, i fan friulani sanno essere fedelissimi. Spero che la passione si espanda sempre di più anche nella nuova generazione, e che le varie comunità e stilistiche si riuniscano mettendo da parte i piccoli, ridicoli attriti per rendere il friuli sempre più… metallico.

– Com’è la vostra attività live?

(Nakia) Selezionata con cura e intensa. Andiamo ovunque si possa fare un ottimo show e lo affrontiamo sempre al meglio delle forze.

– Al di là dell’attività musicale, cosa fate nelle vostre vite?

(Nakia) Ognuno ha la sua carriera parallela, che sia lavoro o studio. Arte, grafica, storia, lingue, economia, liuteria, ingegneria… devo dire che copriamo molti ambiti diversi, e questo torna decisamente utile anche per la band.