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Concept (Mariano Croce)

Di - 22 Settembre 2003 - 6:59
Concept (Mariano Croce)

Intervista raccolta da Eugenio Giordano

Come siete arrivati alla attuale line up e quali sono state le vostre esperienze precedenti ai Concept?

Prima dei Concept, esistevano gli About Traverse Tracks (Mariano Croce – chitarra, Gianni Carcione – voce, David Folchitto – batteria, Leonardo Porcheddu – chitarra e basso), i quali si avvicinavano maggiormente a un power guitar-oriented, molto secco e tendente al metal più ottantiano. Poi, Leonardo lasciò la band e decidemmo di mutare la line-up per mantenere una sola chitarra e inserire le tastiere. Così, entrò nella band Andrea Mastroianni, un tastierista in grande sintonia con le nostre concezioni musicali e decidemmo di cambiare il nome in Concept. Incidemmo un demo-cd e lo inviammo all’Underground Symphony, la quale ci prese immediatamente tra le proprie fila. Successivamente, venne a far parte della band il bassista Andrea Arcangeli e registrammo il primo album. Poco tempo dopo l’incisione di “Reason and Truth”, per giunta, David Folchitto ha dovuto lasciare il gruppo e abbiamo preso con noi il batterista Luca Urbinati.

Il vostro primo platter “reason and truth” si presenta come un raffinato mosaico tra elementi progressivi e strutture power oriented, è corretta questa mia interpretazione? Come definite la vostra direzione artistica?

L’interpretazione è più che corretta. L’alternarsi di elementi progressivi e sonorità più potenti costituisce già di per sé una concezione progressiva della struttura armonica; se, per giunta, nel complesso degli arrangiamenti si tende a pensare le tonalità in modo più aperto e sfumato che non il classico maggiore/minore naturale, una tonalità intesa come modulazione di modi armonici vicini eppure differenti, la struttura del brano lascia spazio a molteplici articolazioni, lontane da standard precostituiti.

Molte delle vostre canzoni possiedono una struttura dinamica dove la potenza viene spesso affiancata a un grande gusto per le melodie e le parti strumentali, come nascono le vostre canzoni?

I brani nascono da un intreccio di chitarre e tastiere che forniscono l’idea armonica di fondo. Dopo aver dato una forma più strutturale all’armonia complessiva, tentiamo di rinvenire la melodia più consona all’evoluzione del brano. Successivamente, arrangiamo il brano tentando di operare la migliore fusione possibile tra i diversi strumenti, al fine di rendere il tutto più fluido e al contempo più dinamico.

Avete le caratteristiche artistiche per far breccia sia tra coloro che apprezzano il power metal che tra i sostenitori del prog più tecnico, ritenete un fatto naturale l’essere una band di confine tra questi due generi oppure si tratta di una scelta precisa?

Non potremmo definirla una scelta, in quanto non rappresenta tanto la concrezione di un progetto precostituito, quanto la sintesi di molteplici sensibilità artistiche che dà luogo a uno sguardo aperto alle differenti sonorità. Le sonorità sono mezzi rispetto al fine, dove il fine è la complessiva struttura del brano: alcune melodie esigono ritmi più movimentati rispetto ad altre, che si muovono più comodamente su mid-tempos. Tuttavia, come c’è la possibilità di piacere a entrambi i tipi di ascoltatori, c’è il rischio di non piacere a nessuno dei due…

Nella mia recensione vi ho affiancati a band come gli Elegy e gli Shadow Gallery, ma vorrei sapere da voi quali sono le principali influenze che ritenete vi abbiano condizionato maggiormente durante la composizione del disco.

L’accostamento ci sembra stringente: i due gruppi citati rappresentano senz’altro un punto di riferimento per la concezione di un certo tipo di progressive-metal, in special modo gli Elegy di Ovinga; citerei, d’altro canto, anche gli Angra. Ciononostante, rimane un elemento costante lo sguardo sia al vecchio ma inossidabile power teutonico, sia al modo di concepire il progressive proprio degli anni ’70: Genesis, Yes, King Crimson, ELP, rappresentano una delle grandi tradizioni musicali cui il progressive-metal deve riferirsi costantemente.

Non meno importante è la vostra preparazione tecnica che emerge molto chiaramente in ogni frangente del disco, quanto è importante la tecnica esecutiva al momento della composizione? I brani che scrivete sono strutturati in modo da darvi la possibilità di mostrare queste doti?

Nel nostro modo di concepire la musica, la tecnica è un puro mezzo. L’attenzione del compositore deve rivolgesi alla capacità della composizione stessa di esprimersi nella sua più profonda natura: la tecnica permette a queste espressioni di esser fluida, di cambiare frequentemente registro; ma non comporremo mai un brano quale mero contenitore di funamboliche esplosioni di tecnica fini a loro stesse.

Ho trovato molto interessante il fatto che i vostri pezzi siano fluidi ed efficaci sull’ascoltatore sebbene non scadano mai in facili refrain e soluzioni troppo melodiche, condividete questa mia osservazione?

Come al solito, le analisi premesse nella domanda sembrano profondamente adeguate all’idea che abbiano della nostra musica. La melodia deve cercare di essere in sintonia con la struttura armonica, cosicché, a nostro avviso, una melodia banale è la conseguenza di un’armonia banale, mentre un arrangiamento accurato è capace di trasformare e rendere unica una melodia che, in differenti contesti, potrebbe sembrare banale.

I testi del cd sono interlacciati in un concept centrale, mi potreste spiegare qualcosa di preciso in merito? Poi ho notato con molto interesse che nel brano “spes III” avete utilizzato la lingua madre, come mai?

Il tema dell’album è la ricerca di un’autocoscienza autentica: un individuo è scaraventato nel proprio sé e viene a contatto con la sua multipersonalità. Egli rifiuta e rinnega questi aspetti della sua personalità fino a quando, al termine dell’album, non riconosce di aver fallito l’approccio per conoscere sé stesso: il proprio io non va rinvenuto in sé stessi, bensì in ciò che è fuori di noi. L’album sostiene le ragioni di una concezione sociale dell’“io”, una concezione radicalmente anti-individualista. Questi temi sono strettamente connessi alla storia che animerà il nostro secondo album. Per ciò che concerne la parte cantata in italiano, con essa intendevamo rappresentare l’assoluta alterità della lingua della trascendenza, una lingua che è altro-da-noi; necessitavamo di una lingua, diversa dall’inglese, che al contempo suonasse melodiosa e accattivante: nessuna lingua più dell’italiano, secondo noi, possiede queste caratteristiche.

Sotto il profilo live come pensate di muovervi nei prossimi mesi? Cosa avete in programma per supportare l’uscita del vostro primo cd?

Per ora stiamo dando corpo al secondo album, che richiede un’attenta preparazione, in quanto dovrà rappresentare un’alternanza di momenti musicali complessi, al fine di esaltare il contenuto tematico dell’album. Terminata la stesura del secondo album, dedicheremo un po’ del nostro tempo alle date live.

Siete entrati nel rooster della Underground Symphony, cosa ne pensate del lavoro che stanno svolgendo per voi? Come vanno le relazioni con la vostra casa discografica?

L’Underground Symphony è sempre stata presente e vicina. Maurizio Chiarello, leader dell’etichetta, ha fatto per noi tutto il possibile, risolvendo anche complesse vicende di missaggio che hanno ritardato l’uscita dell’album. Noi stimiamo molto Maurizio e tutti gli altri ragazzi dell’Underground Symphony: persone serie e responsabili, attente ai gruppi. Purtroppo, ora, il mercato del metal è in continua recessione, sicché non è più possibile sperare di dar vita a un fenomeno “Labyrinth”, vendere decine di migliaia di copie e diventare “stelle del metal”. Occorre lavorare con assiduità e badare innanzitutto alla qualità del prodotto.

Il vostro cd di esordio è stato già distribuito in Giappone, so che le cose sono andate bene da quelle parti, voi cosa ne pensate? Immagino sia stato un grande risultato per la band.

Per noi è stato un grande onore. Varie etichette giapponesi si sono mostrate interessate. Le recensioni sono state veramente lusinghiere e molti metallers giapponesi ci scrivono ogni giorno. Siamo molto soddisfatti e speriamo che l’album abbia la stessa accoglienza in Europa.

Vi ringrazio per il tempo e per l’attenzione, vi lascio queste righe per rivolgervi ai nostri lettori e vi saluto.

Ne approfittiamo per ringraziare Truemetal dell’opportunità che ci offre di farci conoscere e di far comprendere le nostre concezioni musicali; ringraziamo tutti i lettori che hanno dedicato la propria attenzione e la propria curiosità ai Concept.
A presto!