Death SS: prelistening session del nuovo album!

Di Stefano Ricetti - 28 Novembre 2005 - 8:35
Death SS: prelistening session del nuovo album!

Death SS prelistening session del 24 novembre 2005. La cronaca.

E’ proprio vero che quando una cosa veramente interessa si trova il modo di superare qualsiasi ostacolo, sia lavorativo che affettivo. Mi fanno quindi sorridere quelli che in queste occasioni si attaccano sugli specchi per giustificare la loro mancanza. Basta semplicemente dire NON MI INTERESSA e bon! Per recarmi alla prelistening session presso la Self a Milano ho preso il mio bel treno anzitempo e mi sono presentato in perfetto orario sul luogo prefissato dove erano già presenti sia Steve Sylvester che il bassista Glenn Strange. L’orario stabilito era alle 14.

Da buoni italiani, causa ritardi non meglio precisati di alcuni invitati, si è solamente iniziato ad ascoltare l’ultima fatica dei Death SS verso le 15. Ovviamente, avendolo saputo prima, me la sarei presa molto più con comodo, soprattutto evitando un’alzataccia fuori programma, visto che per me recarmi a Milano non è, per così dire, la classica gita fuori porta. Da rimarcare invece l’ottimo lavoro fatto da Pat Scalabrino della Self che si è industriato il più possibile per far funzionare al meglio le cose, sempre tenendo conto di quello che passava il convento.

Session.
Steve Sylvester
oggi è uno splendido quarantenne disincantato con un ottimo senso dell’ironia – e soprattutto dell’autoironia – che ha il dono di fare sentire a proprio agio le persone che lo circondano. L’immagine della rockstar che se la tira non gli si confà, assolutamente. Recentemente ho incontrato Pino Scotto e quest’estate Bud Ancillotti: l’atteggiamento era esattamente quello di Steve, cioè piena disponibilità e affabilità. Questo tanto per rimarcare che autentici colossi della scena HM italiana come i tre sopraccitati danno parecchi punti alle presunte rockstar nostrane che solo per il fatto che hanno raggiunto il successo si atteggiano a divi hollywoodiani irraggiungibili. Steve, Pino e Bud fondamentalmente sono ancora dei fan, gente che si entusiasma con grande intensità a sentire, nell’ordine, un disco dei Black Widow, di Glenn Hughes o degli Ac/dc.

Il titolo del nuovo disco dei Death SS è The Seventh Seal, ovvero il settimo sigillo, un’opera che il buon Steve aveva in cantiere, come idea, fin dal 1977, anno in cui iniziò in quel di Pesaro il suo cammino musicale. E’ stato registrato a Los Angeles, dove il Nostro si è trattenuto per un mese a seguire tutte le fasi della realizzazione. Il tutto è stato curato dal produttore Fabrizio V.Zee Grossi, un italoamericano che in passato ha collaborato con Glenn Hughes, Steve Vai, Steve Lukather, Jefferson Starship e molti altri.

Il primo brano presentato da Steve e Glenn è l’opener Give‘em Hell, l’inno ufficiale della Icw, la più famosa federazione italiana di Wrestling. L’impatto è violentissimo, le chitarre sono cattive e le atmosfere sono tipiche del metallo che va per la maggiore ai giorni nostri. La produzione, nonostante l’impianto utilizzato per l’ascolto non fosse il massimo, sembra potente e roboante, particolare che sta da sempre molto a cuore al lider maximo dei Death SS. Le scudisciate delle chitarre e della batteria evocano una delle tante mosse care ai cultori del wrestling e provocano delle botte allo stomaco terrificanti. Il refrain è devastante e, con gli opportuni distinguo, anche orecchiabile e facilmente memorizzabile. La sensazione è che ancora una volta il buon Steve abbia colpito nel segno, precorrendo come al solito i tempi. Nota a margine: Mr. Sylvester non esclude che in qualche puntata del Wrestling italiano appaia di persona in veste di cerimoniere… sintonizzatevi quindi su SI (Sport Italia).

Dopo l’ascolto di questa autentica mazzata metallica, il singer ci ha illustrato nella sua totalità il nuovo album: non è un concept, ogni pezzo vive di vita propria e ha una particolare genesi. In The Seventh Seal si possono ritrovare richiami a tutta la discografia dei Death SS, dagli esordi a Humanomalies.

Ogni singolo brano è stato studiato nei minimi particolari per dare appunto all’ascoltatore questa sensazione. Come scritto sopra, Steve se lo prefigurava fin dagli inizi della band, parecchie song frullavano nella sua mente fin dai tempi antichi e finalmente possono vedere la luce (metafora particolarmente calzante per un uomo delle tenebre come Sylvester). L’ascolto è continuato ancora per parecchio e alla fine abbiamo sentito quasi tutti i brani, alternati dal commento dei due componenti a mo’ di presentazione. L’idea che mi sono fatto è che si tratta di un disco epocale, un album che fra qualche anno verrà considerato un classico del metallo italiano e non solo.

Il brano che ha sicuramente una marcia in più è la title track: oltre otto minuti di musica che sono un crogiuolo di potenza misti ad atmosfere sepolcrali con, come chicca assoluta, ben due assoli (uno di sax e uno di flauto), di un altro maestro delle trame oscure, il grande Clive Jones dei Black Widow, antico amico di Steve. Gli altri pezzi, così come anticipato dai Death SS, sono una panoramica a 360° all’interno della carriera del combo toscano. Ci si possono trovare le influenze più variegate: dal prog, al doom, allo stoner, alla Nwobhm, al Nu Metal, con la particolarità però che generalmente le linee delle chitarre evitano volutamente le classiche cavalcate presenti in album come Heavy Demons. Non fatevi ingannare da questa abbondanza di diversi stili: l’operazione è molto armonica, mantiene una fluidità e una continuità di fondo, come solo i grandi dischi sanno fare.

Alla fine dell’ascolto, il buon Steve ha chiacchierato con noi di un po’ di tutto toccando vari argomenti: Gods of Metal, festival europei dove i Death SS hanno fatto da headliner, Tony Dolan, Black Widow e Clive Jones, fumetti e film dell’orrore italiani di serie Z, Wrestling, Jacula, Heavy Demons, Humanomalies, Ross Lukather, Horned God of the Witches e sicuramente qualcos’altro che ora non ricordo. Tornerò in compagnia del mio illustre omonimo più specificatamente su questi argomenti (e non solo) in una prossima intervista. Il disco dovrebbe uscire in febbraio: la chicca fra le chicche è che il Cd avrà un packaging d’eccezione, legato all’evento, perché di evento vero e proprio si tratta. Il dischetto ottico sarà avvolto in una pergamena, chiusa per buona parte a mano con un bollo di ceralacca raffigurante il logo dei Death SS, che per forza dovrà essere violato per poter sentire la musica. Un’ulteriore maligno rituale al quale bisognerà sottostare per potersi godere l’album…

Ho poco da aggiungere: The Seventh Seal si pone fin d’ora come uno degli highlight del 2006 e, se è piaciuto a un old fucking defender come il sottoscritto, vorrà dire pure qualcosa…

Stefano “Steven Rich” Ricetti