Death

Intervista Cosmic Putrefaction (Gabriele Gramaglia)

Di Andrea Bacigalupo - 11 Giugno 2020 - 0:13
Intervista Cosmic Putrefaction (Gabriele Gramaglia)

Intervista a cura di Claudia Gaballo

 

Parliamo con Daniele Gramaglia del suo progetto solista Cosmic Putrefaction, del  nuovo album ‘The Horizons Towards Which Splendour Withers’, e anche di altro.

 

Ciao Gabriele, benvenuto su TrueMetal.it! Parlaci un po’ di te. Da dove nasce l’idea, o forse la necessità, di creare la tua musica da solo?

Ho iniziato a fare musica da solo dopo che nel 2014, per varie ragioni e nel giro di poco tempo, si sciolsero i gruppi in cui allora militavo. Da uno di questi (gli Oaken/Throne) deriva in parte il primo album di Cosmic Putrefaction (‘At the Threshold of the Greatest Chasm’), che avrebbe dovuto chiamarsi ‘Forlorn’ ma che per lo scioglimento non uscì mai (ai tempi mancava la registrazione della voce). Ormai un anno e mezzo fa decisi di rispolverare e riarrangiare circa cinque pezzi di questo unreleased album, scrivendone poi altri, ed in questo modo si delineò l’album di debutto di Cosmic Putrefaction. Durante le registrazioni dello stesso stavo ancora perfezionando la mia tecnica canora, non sentendomi ancora in grado di cantare un album integralmente da solo, mi feci aiutare da Brendan Sloan (Convulsing) e XN (Hadit) i quali sicuramente hanno dato un contributo importante alla riuscita dell’album. Io invece aggiunsi solo qualche backing vocals, contrariamente al disco nuovo in cui mi son sentito sicuro a sufficienza per potermela cavare da solo anche in questo aspetto.

 

Cosmic Putrefaction è un nome piuttosto incisivo, cosa vuole rappresentare?

Avevo quel nome in testa da tempo e probabilmente il mio inconscio lo prese in prestito dal brano omonimo dei Gevurah. Avete presente quando si ha in mente qualcosa come fosse un deja-vù? Ero convinto che un gruppo si chiamasse così, controllai nei vari database, senza trovare alcuna formazione, allora lo utilizzai. Solo in seguito mi ricordai del brano dei Gevurah. In generale l’idea era quella di coniugare la mia passione per l’astronomia con il death metal, senza l’intenzione diretta di saltare sul carrozzone del binomio cosmo/deathmetal che ultimamente sembra essere molto fortunato, infatti seppure in modalità differenti anche con i miei altri monicker ho affrontato in precedenza tematiche affini. Ci tengo a sottolineare che anche se all’apparenza potrebbe così sembrare, le tematiche affrontate non sono strettamente legate alla science-fiction, quanto più al fatto di utilizzare paesaggi vasti come solo il cosmo può offrire per esprimere il senso di oblio, annichilamento od agorafobia, o financo in senso metaforico non necessariamente figurativo.

 

È appena uscito ‘The Horizons Towards Which Splendour Withers’. Qual è il concept, o l’ispirazione principale, per questo album?

Il concept non ha necessariamente velleità Lovecraftiane, come qualcuno ha suggerito e comunque nulla in contrario, dato che ognuno deve essere libero di interpretare immaginificamente la musica a suo piacimento, ma narra grossomodo di una serie di visioni e profezie ora nitide, ora confuse, in cui il reale è indistinguibile dall’onirico. La narrativa è incentrata sul susseguirsi di emozioni agorafobiche e di angoscioso paesamento di fronte ad immagini di mondi la cui luminosità sbiadisce, corpi celesti si sgretolano, meteore precipitano ed incubi sinistri hanno luogo. Ogni brano racconta una parte di questa epopea narrata dal punto di vista di una creatura impotente, a tratti in maniera infernale, a tratti con lucidità e stoica accettazione.

 

I testi delle canzoni sembrano quasi dei brevi racconti. Che ruolo hanno le parole nel tuo processo creativo?

Di fatto lo sono, con questo disco ho trovato che questo modo di scrivere i testi è quello a me più congeniale: piuttosto che concentrarmi sulle metriche o sulla ritmica del brano, cerco di lasciarmi andare in flussi di coscienza. Per questo disco nella fattispecie, i testi son stati scritti “a tavolino”, ovvero pensando prima alle immagini che volevo descrivere, ricalcando lo stesso processo con cui ho composto le musiche. Dopodiché i testi son stati scritti persino ascoltando altro (per la maggior parte dark ambient come Lustmord, Robert Rich e Raison D’etre). E’ un processo che ho trovato persino “divertente”, se può essere divertente concentrarsi a vivere (o a rivivere) immagini che generano tormento, allo stesso tempo è stato interessante anche cercare di porvisi in maniera quasi stoica, come fosse uno sguardo esterno (eterno) a vegliare sulla caduta dell’uomo, in qualche modo suggerito anche dal finale del disco.

 

Da quali band o generi prendi ispirazione per la tua musica?

Questa per me è sempre una domanda complessa perché ascolto album troppo diversi tra loro, quindi non saprei di preciso cosa rispondere.

Sicuramente in parte mi rifaccio ai vari gruppi rappresentativi del filone, quindi direi StarGazer, Gorguts, Abyssal, Immolation, Dead Congregation, Cryptopsy anni ’90, etc. ma è più una risposta che darei a qualcuno per spiegargli a cosa questa musica possa essere affine.

Sicuramente in questa release, rispetto al primo album, ho incorporato alcuni elementi in più di dissonanza e di atmosfera che potenzialmente avrei potuto inserire nel mio altro progetto ‘The Clearing Path’, quindi questo disco è stato in qualche misura una commistione di death metal, progressive death, death doom ed alcuni elementi di atmospheric black metal.

 

Curi personalmente anche gli artwork degli album?

No, di solito cerco di fornire degli sketch che possano esprimere l’idea che ho in testa, difficilmente do ad un illustratore carta bianca, anche perché di solito compongo in maniera molto immaginifica. Per il primo album l’idea dello sketch mi è venuta anche grazie al disegno di un amico, al quale ho incorporato altre suggestioni che poi Ivory Crux, la pittrice che ha realizzato l’art, ha sviluppato in maniera magistrale. Per l’ art di quest’ultimo album invece ho prima spiegato ad un altro caro amico la mia idea e lui ne ha realizzato uno sketch abbastanza dettagliato che ho poi spedito a Daniel Hermosilla (Nox Fragor Art) che l’ha ampliato, reinterpretato ed elaborato su tela. Son davvero incredibilmente soddisfatto di quest’ultimo, Daniel ha colto ogni sfaccettatura e penso che rappresenti in modo fedele la rappresentazione immaginifica della musica contenuta nell’album.

Ci sarà un terzo album dei Cosmic Putrefaction?

Può darsi che ci sia un terzo album ma non saprei, tendo a non concentrare il mio modo di comporre in un singolo progetto quindi, dal momento che tengo ad avere una certa coerenza stilistica all’interno dei miei progetti, il tutto dipenderà da che tipo di ispirazione avrò la prossima volta che comincerò ad organizzare le mie nuove idee in forma di release.

 

Immaginiamo che la musica dal vivo non sia per il momento ferma. Prenderesti in considerazione l’idea di suonare live supportato da altri musicisti?

Mi piacerebbe avere una band con cui suonare questi brani, anche perché non suonandoli più dopo che finisco di registrarli, finisce che mi scordo alcune diteggiature. Sfortunatamente però non amo suonare la musica dal vivo.

 

Come vedi la scena Death Metal Italiano?

Se devo rispondere in termini attuali ci sono sicuramente dei gruppi interessanti, così a bruciapelo ti direi Hadit, Devoid of Thought, Ekpyrosis, Fuoco Fatuo, Continuum of Xul, Mefitic, Demonomancy, Assumption, Sepolcro, Thecodontion, Ad Nauseam e sicuramente sto tralasciando qualcuno.

 

C’è qualcos’altro che vorresti aggiungere?

I tempi sono cambiati, per certi versi in peggio, ma comunque continua a uscire un sacco di musica figa. Quest’anno ad esempio ho ascoltato molti ottimi dischi, potrei citare Esoctrilihum, Orannsi Pazuzu, Cauldron Black Ram, Cryptic Shift, Odraza, Caustic Wound, Kneel, Nero di Marte e ne ho ancora un bel po’ da recuperare (ad esempio non ho ancora sentito il nuovo Revenge) dato che ho dedicato molto tempo ad ultimare il mio. Attendo comunque altre uscite molto promettenti tra cui Defeated Sanity, Ulthar, Spirit Possession, Shezmu, Void Ceremony, Thecodontion, Convocation, Creature, Dearth e hanno annunciato il nuovo degli StarGazer! Poi spero che esca il nuovo Hadit, sono di parte perché li ho registrati, mixati e masterizzati ma credetemi è davvero una gran figata. Tutto questo per dire che è meglio non essere pigri perché anche se non sono più gli anni ’80 continua ad uscire musica che spacca!

 

Concludiamo questa breve intervista ringraziando Gabriele per la sua gentile disponibilità, lasciando a lui i saluti ai lettori di TrueMetal.it.

Vi saluto e grazie mille per l’intervista!

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