Thrash

Intervista Karnar (Marius ed Ale)

Di Andrea Bacigalupo - 8 Agosto 2017 - 8:15
Intervista Karnar (Marius ed Ale)

Emergenti della Città di Novara i Karnar suonano un Death/Thrash Metal moderno e ricco di sfaccettature. ‘Take Their Heads’ è l’album con il quale vogliono farsi conoscere. Parliamo di questo e di altro con Marius ed Ale.

Artwork

Ciao Marius, grazie per questa intervista su TrueMetal.it. Cominciamo nel modo più diretto. Raccontaci la storia dei Karnar.

Ciao Andrea, grazie a te e alla redazione per la disponibilità offerta. Il progetto inizia ufficialmente nel 2016, ma l’idea e il reclutamento partono da molto prima. Io e Tommy (basso) ci siamo conosciuti suonando in un gruppo di diverso genere, facevamo un avantgarde molto particolare e tecnico, ma l’impossibilità di trovare elementi stabili ha portato allo scioglimento. Questa esperienza mi ha fatto propendere verso un qualcosa di più standard e, dopo qualche anno, ho iniziato a scrivere pezzi nuovi e cercare le persone giuste per metterli in pratica. Conoscevo Marco (batteria), grazie ad un provino che avevamo fatto con un altro gruppo, ed ho pensato subito a lui come prima persona da coinvolgere. Ovviamente ho ricontattato Tommy, che ha accettato di buon grado la nuova sfida e con questo, un piccolo ma motivato trio, abbiamo iniziato il lavoro sulla parte strumentale. Tramite i soliti annunci online, fortunatamente nel giro di pochi mesi, si è proposto Ale che ci ha immediatamente convinto e da li abbiamo iniziato a lavorare seriamente.

 

Cosa significa ‘Karnar’?

Se devo essere sincero non ha nessun significato particolare. Il nome del gruppo non è mai stata una prerogativa, ci interessava prima suonare ed avere pronto il materiale, poi avremmo pensato a quello.  Devo dire che c’è voluto del tempo, ognuno aveva delle proposte ma nessuna era accettata all’unanimità, si cercava ovviamente un qualcosa di forte ma non scontato e soprattutto che non fosse già utilizzato da altri gruppi. Poi un giorno, giocando semplicemente sulla parola Carne, è uscito fuori questo Karnar che è piaciuto subito a tutti ed è stato scelto come nome della Band.

 

MARIUS

 

Il vostro sound unisce elementi furiosi ad altri più foschi ed angoscianti; come definite il vostro stile e come nasce un vostro brano?

I pezzi li compongo a casa, scrivendo tutte le parti strumentali. Parto da un semplice riff che può essere di basso o chitarra o un groove di batteria e da lì inizio ad imbastirci sopra il resto. Scrivo tutte le partiture con un programma di editing musicale che mi permette, in fase di sviluppo, di valutare meglio le nuove idee, dandomi un’anteprima del risultato finale. Non scrivo pensando a qualcosa di particolare, o ispirandomi a qualche genere preciso; posso partire in un modo e finire in un altro senza nessun vincolo di restrizione, quello che mi interessa è tirar fuori riff originali e suoni non scontati, cercando comunque di mantenere una certa linea. Una volta scritto il brano viene proposto ai ragazzi e, se ritenuto valido, inizia la preparazione in sala prove, mentre Ale inizia la produzione dei testi in piena autonomia.

 

Di cosa parlano i Karnar? Da cosa traete ispirazione per i vostri testi e cosa volete comunicare con essi?

Per quanto riguarda i testi lascio la parola ad Ale che li ha scritti. I Karnar parlano della condizione umana, di come la gente si fa influenzare dai media, dalla superstizione, dalla chiesa e dalla politica, il messaggio che vorremmo trasmettere è semplice, smettere di credere a quello che ti dicono e pensare con la propria testa

 

Colpisce il senso di oscurità della cover del vostro primo album dal titolo ‘Take Their Heads’ che sembra rappresentare un demone. Il disegno si riferisce a qualche cosa in particolare? Chi è l’autore?

La cover art è un opera di Giorgio Manzini, in arte “Green Man”, un nostro amico e sostenitore che è anche un bravissimo e conosciuto artista nelle lavorazioni del cuoio, metalli ma soprattutto nel disegno. In quest’ultimo campo, utilizzando esclusivamente una penna nera, elabora intricatissimi volti oscuri che celano figure simboliche, opere che richiedono anche mesi per poter essere completate. Una di queste opere ci piaceva in particolar modo, ed è stata gentilmente concessa per la cover del disco.

 

ALE

 

Di chi sono le ‘teste da prendere’?

Ale: Le teste da prendere sono le teste delle persone che influenzano negativamente e opprimono la gente, quelle persone che ti schiacciano tutti i giorni e ti considerano solo un numero, sono quelle persone che sono pronte a sacrificare vite umane per puro profitto.

 

In ‘Take Their Heads’ e ‘Satanic Beliefs’ si ascoltano delle voci demoniache. Di chi sono e cosa rappresentano?

Ale: Le voci demoniache rappresentano semplicemente la rabbia e la voglia di ribellione repressa.                     

Chi è Jinx?

Ale: Jinx rappresenta la superstizione, quella cosa che fa vivere le persone con la paura di cose astratte che non esistono.

 

Nell’album gli assoli sono molto ricercati, frutto di una certa scuola, quasi scivolano via dai pezzi facendone comunque parte. Come mai questa scelta?

Suono lo strumento da più di vent’anni, e nel corso di tutto questo tempo sono stato inevitabilmente influenzato da tutti i più grandi Guitar Hero di tutti i generi, cito in particolare Gilbert per la tecnica, Dimebag (r.i.p.) e Friedman per lo stile d’esecuzione inconfondibile. Per me l’assolo ha un ruolo molto importante in una canzone, e sono convinto che concorra in buona percentuale a determinarne il successo. Cerco di non soffermarmi più di tanto sui soliti virtuosismi che a volte tendono ad annoiare e cerco di trovare un buon compromesso fra tecnica e melodia del brano. Detto questo non lo ritengo obbligatorio e non escludo che più avanti possa anche scrivere una canzone senza solo.

 

L’album è pubblicato digitalmente. E’ prevista anche l’uscita del ‘fisico’?

Siamo senza etichetta e l’idea di pubblicare tutto l’album digitalmente è stata una scelta presa in piena autonomia e in totale accordo fra di noi. Come primo album volevamo che la nostra musica si diffondesse senza restrizioni di alcun tipo, con lo scopo di farci conoscere al maggior numero di persone possibile. A breve è comunque prevista l’uscita del Cd che faremo stampare in una tiratura veramente limitata e lo proporremo in vendita al pubblico durante i live. A seguito della risposta che ne trarremo valuteremo se sia il caso di aggiungere materiale di merchandising.

 

MARCO

 

Cosa ne pensate dell’attuale scena Metal italiana? In particolare di quelle Death e Thrash?

Pensiamo semplicemente che l’Italia sia piena di validi e promettenti gruppi, ma nonostante ciò, sia proprio l’Italia stessa a rappresentare un problema e a non essere ancora pronta a questi generi. Lo si evince proprio dalla fatica che si fa per trovare un locale dove poter suonare Live, e questa cosa, spesso e volentieri, può divenire la causa dello scioglimento di numerose brave band.

 

Quanto tempo riuscite a dedicare ai Karnar tra prove, registrazioni e concerti?  

Purtroppo di musica non viviamo, lavoriamo tutti quanti, c’è chi ha famiglia, c’è chi è sposato e tra una cosa e l’altra ricavare il tempo per questo progetto è una vera impresa. Tuttavia almeno una volta a settimana cerchiamo di essere sempre presenti in sala prove per una session di 2/3 ore. Colgo al volo l’occasione per ringraziare i ragazzi del gruppo che finora si sono dimostrati estremamente motivati e professionali. 

 

TOMMY

 

Vuoi parlarci della vostra attività live in programma?

Stiamo lavorando sodo anche per questo, l’obbiettivo sarebbe quello di fare almeno una decina di live all’anno. Per il momento posso solo annunciare la data del 24 settembre al “The One Metal Live” di Cassano D’adda,  che ringrazio per la disponibilità, dove faremo da guest ai “Be Under Arms” di Mosca.  

 

Quanto può essere importante un mezzo come internet per promuovere una band? 

Internet non è importante, è fondamentale. Senza questo strumento difficilmente saremmo riusciti ad autoprodurre il nostro disco e a farci conoscere.  Abbiamo persone che ci seguono da tutto il mondo, non numeri macroscopici, ma ci fa piacere che in America (soprattutto in America del sud), Europa e anche Russia, ci si qualcuno che apprezza la nostra musica. Tutto questo, senza l’ausilio della rete difficilmente si sarebbe realizzato.

 

Ringraziamo Marius per la sua disponibilità, lasciando a lui i saluti ai lettori di TrueMetal.it. Grazie!

in conclusione vorremmo fare grosso saluto a tutti i lettori di Truemetal.it, con la speranza di vederli numerosi ai nostri concerti.