AOR

Intervista Magic Dance (John Siejka)

Di Fabio Vellata - 7 Dicembre 2020 - 8:00
Intervista Magic Dance (John Siejka)

Un fenomeno assolutamente “underground” quello di John Siejka e del suo progetto Magic Dance.
Dedicato in forma esclusiva agli amanti dell’AOR ricco di synth e melodia tipico degli anni ottanta, quello di Siejka è, infatti, un prodotto che non facciamo fatica a definire di “nicchia”.
Riservato cioè, a pochi fruitori ancora affascinati da stilemi un po’ demodè e vintage, accompagnati da un che di romantico e nostalgico.

Un artista che, non fosse altro che per l’integralismo tutt’altro che asservito a logiche commerciali dimostrato, merita almeno un’occasione ed abbiamo ritenuto interessante da porre in rilievo sulle nostre pagine con questa breve – eppure significativa – intervista.

Buona lettura!

 

Intervista a cura di Fabio Vellata.

Ciao John, benvenuto su Truemetal!
Seguo il tuo lavoro con interesse sin da “Mirror of Dreams” ed ho sempre pensato che Magic Dance fosse un progetto molto affascinante, in qualche modo estremamente nostalgico. Io stesso, in effetti, amo molto i mitici anni ottanta ed è stato semplice trovare la tua proposta alquanto gradevole.
Da dove deriva la tua passione per quell’epoca?

Grazie! Sono sempre stato un grande fan della melodia e gli anni Ottanta sono stati il decennio più melodico, secondo me. È stato anche un periodo in cui musicalmente si faceva molto più sul serio. La musica negli anni Ottanta tendeva ad essere sincera, ma anche un po ‘ idealista e teatrale.
Mi piace la miscela di tutte queste qualità.

Questo è il tuo secondo cd per Frontiers Music. Come sei entrato in contatto con
loro? Sei soddisfatto del loro lavoro nel promuovere i tuoi album?

Se ricordo bene, Jim Martin dei VEGA ha fatto le presentazioni.
A Frontiers non posso che essere grato: stanno cercando di far conoscere il mio nome al più ampio pubblico di appassionati di Melodic Rock. Senza il lavoro di Frontiers probabilmente non spenderei troppo tempo nella promozione del cd, almeno, non così tanto. Trovo un po’ l’intera faccenda parecchio estenuante!

Quali sono le principali differenze tra i tuoi primi cd e quelli realizzati per Frontiers?

Le prime versioni di Magic Dance erano molto focalizzate sui sintetizzatori: ho iniziato a costruire pezzi orientati verso strutture con pesanti dosi di chitarra solo nella mia ultima pubblicazione indipendente, “Vanishing”. Da allora, mi sono concentrato di più su questo. Ma su questo nuovo album sono ritornato un po’ all’antico, inserendo nuovamente più sintetizzatori.

Guardando la bella grafica della copertina viene spontaneo pensare ad un concept album. C’è qualche storia relativa agli zombi alla base di “Remnants”?

L’album è una meditazione sulla morte e sulla sua ineluttabilità. Accettare quella morte che
è nel futuro di ognuno, può ispirarti a vivere la vita che desideri, ora. Vorrei che le persone provassero un maggiore senso di “urgenza” riguardo alle loro vite…ecco…

Considerando i Magic Dance come un tuo progetto del tutto personale, sarei curioso di sapere qualcosa al riguardo della scrittura delle canzoni. C’è un contributo specifico fornito dai membri della band che ti accompagna?

Conto principalmente su due ex compagni di band con cui sono in stretto contatto: il mio batterista Kevin McAdams e il chitarrista Kevin Krug. Sono entrambe persone molto precise: invio loro i miei demo. Dopo averli valutati con attenzione mi rispediscono delle note, descrivendo meticolosamente le loro idee. Di solito colgono degli aspetti che a me sfuggono magari per pigrizia, relativi soprattutto ai riempimenti di batteria, agli arrangiamenti ed a miglioramenti vari. Ho anche altre persone che mi aiutano a perfezionare aspetti sui quali sarei limitato, come gli assoli di chitarra. Anche Tim Mackey è con me dai tempi di “Vanishings” e pure lui contribuisce sempre in modo eccellente.

Quali sono le principali influenze che riconosci come più rilevanti nello sviluppo della tua musica?

Le band americane come White Sister, Icon e Fortune sono sempre state la mia ispirazione principale. Al di la di loro, tutto è sempre e comunque stato fortemente influenzato dall’AOR.

Questa formazione è destinata ad avere un futuro oltre a “Remnants”?

Attualmente, la band è in “pausa”. Magic Dance è sempre stato un progetto solista e la band era pensata esclusivamente per spettacoli dal vivo. Come puoi immaginare, in questo momento particolare, non sono sicuro se torneremo mai a suonare dal vivo. Il tempo lo dirà!

In un’epoca di grande disagio come quella in cui viviamo, come pensi possa essere interpretata la tua musica? Come un modo piacevole per sfuggire alla realtà?

Vorrei che le mie canzoni potessero motivare e fornire uno spunto a chi le ascolta. È difficile chiedere di più: mi piacerebbe che venisse data loro almeno una possibilità. Sono convinto che se gli appassionati potessero approfondire la proposta di Magic Dance, si renderebbero conto che non è solo un’altra band di AOR che canta di feste e banalità.
In definitiva, i musicisti come me, non cercano chissà cosa: vogliono solo essere ascoltati.

Hai mai pensato di ristampare i tuoi vecchi cd attraverso una grande etichetta come Frontiers?

Sarebbe bello! Magari pubblicare una sorta di compilation o album di singoli tratti da tutti i CD!

Siamo in chiusura, lascia pure un saluto se vuoi…

Molte grazie per l’intervista e tanti auguri per le vacanze di Natale!

Discografia Magic Dance:

  • Another World (EP) (2013)
  • Mirror of Dreams (2014)
  • Kiss Scene (EP) (2015)
  • Vanishing (2016)
  • New Eyes (2018)
  • Remnants (2020)

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