Thrash

Intervista Municipal Waste (Tony Foresta)

Di Davide Sciaky - 22 Gennaio 2020 - 13:46
Intervista Municipal Waste (Tony Foresta)

Intervista a cura di Davide Sciaky

Ciao Tony, come va, come sta andando il tour?

Va bene, amico, è fantastico, siamo in giro da un paio di settimane ed è stato folle.
Il tempo fa schifo, ma dopotutto siamo in inverno.
Una volta facevamo sempre questa cosa, ogni anno, un tour invernale in Europa e lo chiamavamo “Christmas Tour” perché così tornavamo a casa con un po’ di soldi per Natale… se andava bene [ride].
Un anno, quattro o cinque anni fa, siamo rimasti bloccati ad Amsterdam, c’era una fottuta bufera e abbiamo quasi perso il Natale quindi ci siamo detti, “Non vogliamo più tornare qui in inverno” [ride].
Poi abbiamo fatto un paio di Persistence Tour e ci siamo divertiti molto, quindi ci è venuta voglia di tornare qui, solo un po’ prima che faccia così freddo.

 

So che avete già suonato in passato con i Toxic Holocaust, è stata un’idea vostra di fare questo tour, o è una cosa che hanno organizzato etichette o promoter?

È stata una mia idea, praticamente ho chiamato io tutte le band [ride].
Siamo stati io e Mark, il nostro booking agent della M.A.D., volevamo semplicemente mettere insieme un tour… abbiamo fatto molti tour insieme, abbiamo fatto i Persistence Tour, poi gli Iron Reagan sono andati in tour con i Madball e i Madball hanno messo insieme un bel pacchetto con tante band hardcore, quindi ho pensato che fosse una bella idea e ho chiesto a Mark di darmi una possibilità di mettere insieme un bel pacchetto, quattro gruppi Metal, e farci andare in tour.
E’ stato un esperimento ed è stato un successo, ogni show è stato fantastico.
Probabilmente lo faremo più spesso, spero [ride]. Mi piace quando le cose funzionano bene in questo modo, soprattutto quando è una bella idea.

Sì, quando ho visto le band che facevano parte del tour ho pensato, “Questo sarà un gran tour, sono quattro gruppi fantastici!”, mi aspetto di vedere un bel casino stasera.

Sì, è una combinazione strana, ma funziona.

Parlando di musica in studio, ci avete sempre messo 2-3 anni a pubblicare un nuovo album ma per l’ultimo, “Slime and Punishment”, ci sono voluti ben cinque anni. Come mai?

Ci è voluta un’eternità a scrivere quell’album!
Abbiamo molti altri progetti oltre ai Municipal Waste, quindi suoniamo con queste band, poi siamo tornati insieme per scrivere il nuovo disco… e non ci piaceva, quindi l’abbiamo cestinato e abbiamo iniziato da capo a scrivere un nuovo album [ride], poi è entrato un nuovo membro nella band.
Quindi sono successe tante cose, poi comunque suoniamo sempre tanto dal vivo, quindi per un po’ non sentivamo neanche la necessità di pubblicare un disco nuovo.
Dopo cinque anni però ci siamo detti, “Okay, dobbiamo fare qualcosa, cazzo, questa cosa sta diventando ridicola!” [ride].

Quindi c’è un “album perduto”…

Abbiamo riciclato le cose buone… abbiamo molte demo di quell’album, ma abbiamo recuperato le parti buone e scritto dieci pezzi nuovi che ci soddisfacessero.
A quel punto abbiamo ritrovato la sintonia, abbiamo ricominciato a provare insieme regolarmente, ad uscire insieme, tutto ha cominciato ad avere più senso.

 

Quando ci possiamo aspettare il prossimo album?

Ci stiamo lavorando proprio ora, questo sarà il nostro ultimo tour fino alla prossima estate.
Poi andremo a rintanarci durante l’inverno e proveremo a scrivere il maggior numero di canzoni possibile; ne abbiamo già scritte un po’, sono tutte bozze per ora, ma speriamo di riuscire a completare l’album nel 2020, questo è il piano.

 

Quando avete formato la band i testi si concentravano sul far festa, ma negli ultimi tempi vi siete un po’ allontanati da quei temi, no?

Sì, ma, voglio dire, ci sono dei testi sul far casino anche sul nuovo album, questo è sicuro, è una cosa che abbiamo sempre fatto fin da “Waste ‘Em All”, anche sui nostri primissimi lavori c’erano canzoni sul far festa e canzoni su altri temi.
Penso che abbiamo mantenuto un buon equilibrio, sull’album ci sono pezzi casinisti, pezzi festaioli, anche sull’ultimo E.P. ci sono party songs [ride].

Un po’ di anni fa c’è stato un revival del Thrash Metal vecchia scuola…

Quale? Ce ne sono stati tipo tre [ride].

Sì, giusto, voi avete iniziato prima ma siete finiti spesso catalogati in quel modo.

Già, probabilmente sono le etichette, sai, un modo come un altro per vendere dischi [ride].

Molte delle band che hanno fatto parte di questo revival hanno pubblicato magari un album o poco più e poi sono sparite. Secondo te, come avete fatto ad avere successo dove tanti altri hanno fallito?

Forse è stato perché suonavamo questa musica prima di quel revival e non abbiamo mai cercato di far parte di qualcosa, forse perché quando abbiamo iniziato a nessuno interessava il Thrash Metal, era un tabù, oggi la gente non se lo ricorda, è come se si vergognassero… dovrebbero!
E’ strano, a nessuno piaceva il Thrash quando abbiamo iniziato, noi lo suonavamo e la gente ci prendeva in giro, pensavano che fossimo uno scherzo semplicemente perché siamo dei cazzoni, ma ci tenevamo davvero a questa musica!
Scrivevamo buone canzoni, ci prendevamo il tempo necessario e lavoravamo davvero duro, non solo a scrivere musica, ma anche suonando molto dal vivo.
Ci siamo tenuti in contatto con band simili, abbiamo come creato una nostra scena con band come i Toxic Holocaust e altri, ci siamo creati il nostro spazio e non ci sono tante band che fanno una cosa del genere, molti lottano solo per sé stessi, noi abbiamo creato una communità.

 

Una cosa che mi piace un sacco ogni volta che vi vedo è come ‘Born to Party’ sia diventata un vero e proprio inno, prima ancora che il concerto inizi c’è sempre qualcuno che urla ‘Municipal Waste is gonna fuck you up”. Quando l’avete scritta, e penso in particolare a quel coro, stavate cercando di sortire quell’effetto, o è una cosa nata dopo?

No, è qualcosa che è venuto dopo.
La canzone era… penso che fosse su un E.P. che abbiamo pubblicato, non penso che abbiamo mai creduto davvero che l’avremmo ancora suonata 20 anni dopo [ride] e questo è esattamente quello che è successo.
Non ce l’aspettavamo, abbiamo ripubblicato la canzone su “The Art of Partying” ed in quel momento è davvero esplosa, la gente ha cominciato ad urlare quel coro.
Da allora la suoniamo sempre come ultima canzone, lo facciamo tuttora.

 

Qualche anno fa avete messo in vendita quella maglietta con Trump che si spara in testa, e poi avete usato quel design anche per il vostro backdrop. Immagino che la gente in Europa non sia troppo toccata dalla cosa…

Oh, non so, abbiamo venduto un sacco di quelle magliette in questo tour.
[Ride] È una cosa buona, la gente sta cominciando ad odiarlo anche qui.
Ma, sì, la gente si è davvero incazzata negli Stati Uniti quando abbiamo fatto questa cosa.

Ecco, questo era quello di cui volevo parlare.

A me piace perché lo odio, non mi interessa quello che pensano gli altri [ride].
A mio padre piace Trump, penso che sia fottutamente pazzo [ride].

Potresti regalargli la maglietta per Natale.

Non me l’ha mai chiesta ma, sì, sì, magari potrei dargliene una quest’anno [ride].

 

Sono passati 16 anni dal vostro primo album, “Waste ‘Em All”, il tuo approccio verso la musica, in particolare verso il Thrash Metal, è cambiato in qualche modo in questi anni?

Penso semplicemente di saperne un po’ di più, conosco più gente, sono amico di gente come Chuck Billy [Testament] e Gary Holt [Exodus], cose del genere, mi è capitato di far festa con gli Slayer, ho imparato molto sulle persone, su come sono, e ho conosciuto tante band che all’epoca non conoscevo.
Il Thrash mi piace ancora, lo amo, probabilmente mi piace anche più di allora [ride], immagino che sia una cosa buona.
Non è una moda per me, non è una cosa che faccio per essere figo, mi piace farne parte.
Il Thrash è la musica più divertente che c’è: la gente semplicemente sale su un palco e si rende ridicola, me incluso, fa casino, adoro tutto questo.

 

Stavo guardando delle foto che ti ho scattato quest’estate al Hellfest e ho notato che ti attacchi con lo scotch il microfono alla mano…

No, è stato SOLO per quello show!
Allora, la storia dietro questa cosa è che suonavamo al Hellfest sul palco principale a mezzogiorno o qualcosa del genere, molto presto, il nostro aereo è atterrato tipo alle 10, poi c’era traffico e alla fine ci hanno scaricato direttamente dietro al palco cinque minuti prima del concerto.
Avevano già preparato il palco, un tipo mi passa il microfono wireless e io mi dico, “Di sicuro tirerò per sbaglio questo microfono sul pubblico”, e intanto mi dicono “Inizi tra cinque minuti”, nel frattempo dovevo pure pisciare… Cazzo!
Così sono corso a pisciare, sono tornato ed il microfono era sempre senza cavo così ho detto, “Datemi il fottuto microfono”, me l’hanno passato, “Datemi il fottuto nastro adesivo”, ormai mancavano due minuti e ho preso il nastro e mi sono attaccato il microfono alla mano così da non perderlo.
Penso che stessero ridendo, “Che cazzo sta facendo?!”, “Fidatevi, lancerò per sbaglio questo coso nel pubblico”.
Mi è già successo forse dieci volte, per questo non uso mai i microfoni wireless, già ho problemi con i microfoni con il cavo [ride].

Ecco, pensavo fosse una cosa che facevi sempre, quando ti ho visto mi sono detto, “Ci dev’essere una storia interessante dietro a quel microfono”. Immagino di essere solo stato fortunato ad essere a quel concerto come fotografo.

Già, è stata una cosa buffa da notare perché in molti si saranno chiesti, “Che succede con la sua mano?”.

Per concludere, non voglio andare troppo sul filosofico, ma cos’è il Thrash Metal per te?

Per me è come una comunità, è una forma di musica aggressiva che ha anche una comunità alle spalle.
È la forma più Punk del Metal.
Direi che questo è quello che è per me, è amo farne parte [ride].
Ne farò parte finché non sarò davvero vecchio ed in agonia… più in agonia di quanto sono ora [ride].