Progressive

Intervista Ne Obliviscaris (Benjamin Baret)

Di Tiziano Marasco - 20 Ottobre 2016 - 11:54
Intervista Ne Obliviscaris (Benjamin Baret)

I Ne Obliviscaris, il loro successo unito ad una proposta di qualità unica, stanno ottenendo un successo sempre più grande nel panorama del metal estremo. In vista delle 3 esibizioni live che la band australiana effettuerà nel nostro paese a supporto degli Enslaved, TrueMetal.it ha incontrato il chitarrista Benjamin Baret in occasione della data di Praga

Bentrovato, e bentornati in Europa. È il vostro terzo tour nel nostro continente in soli due anni. Per caso state pensando di trasferirvi nel nostro continente?

Ma sai che abbiamo risposto a questa domanda solo pochi giorni fa? Beh, mi dispiace, ma la risposta è no, sarebbe troppo difficile per una serie di questioni burocratiche e personali.

Ma dall’accento, e lo scopro solo ora, tu sei francese! Quindi per te il discorso deve valere al contrario.

In realtà vivo in Australia da molti anni. Per noi europei è relativamente facile ottenere un visto in Australia, la situazione inversa è molto più complessa. Devi anche tenere conto che, soprattutto nei paesi con l’euro, la vita costa molto cara. Infine, molti membri della band hanno le loro famiglie in Australia. Tieni conto che io sono il più giovane e ho già 30 anni.

Come valuti questo tour europeo rispetto ai precedenti due? In particolare quello estivo.

In quel tour abbiamo suonato in 12 festival in 7 settimane, significa avere 5 giorni in cui non hai niente da fare, il che è molto noioso se arrivi qui e non hai soldi da spendere come nel nostro caso. Questo tour è molto più serrato. Invece, ho un bel ricordo del minitour di spalla ai vostri Fleshgod apocalypse, ho headbangato tutte le sere. Ero come un bambino in un negozio di giocattoli.

Quanto costa organizzare un tour?

Tanto! Fai conto che noi 6 siamo venuti qui con gli strumenti e un solo tecnico audio. Solo il viaggio dall’Australia è costato 10.000 €. E ci tengo a sottolineare che un tecnico del suono è fondamentale se hai una proposta musicale strutturata. Non puoi arrivare in una città e prendere il primo che passa, rischi quasi certamente di fare show penosi.

In questo senso si inserisce il discorso del crowdfunding. Come valutate le possibilità dell’internet?

Internet può essere il salvatore o la bara di una band emergente. Siamo inondati da informazioni, video, materiale musicale. Quando fai una campagna come la nostra su Patreon devi stare attento e fare video o registrazioni di qualità, altrimenti rischi di fare figuracce con i fan, con tutto quello che può comportare per l’immagine. Noi con Patreon cerchiamo di coinvolgere il più possibile i nostri fan offrendo loro merchandising raro a buon prezzo, oppure possono vincere una cena con noi in alcuni casi. Inoltre con questo sistema abbiamo pubblicato due Ep.

Venendo alla musica, la vostra proposta è molto complessa: come nasce il sound Ne Obliviscaris?

È un lavoraccio, i modi sono infiniti. Ogni tanto porto dei riff, ma molto più spesso jammiamo, jammiamo e jammiamo. Poi devi rielaborare tutto. Solo alla fine si inseriscono i testi e il cantato.

Siete in 6 eppure non avete avuto un cambio di formazione dal 2009. Come avete fatto? Ci sono mai state liti?

I litigi sono normali. Posso dirti che senza crowdfunding saremmo qualcosa di diverso. Qualcuno sarebbe stato costretto a lasciare per il poco tempo da dedicare alla musica o alla mancanza di risorse, o forse ci saremmo addirittura sciolti. In alternativa, avremmo dovuto continuare a suonare nelle solite cinque città australiane tutta la vita. 

Come vi siete sentiti quando “And plague Flowers the Kaleydoscope” è stata portata a esempio in una lezione di conservatorio?

Ma che ti devo dire, è il massimo successo che un musicista possa raggiungere!

Ora vorrei fare una domanda che sarebbe più adatta a Xen e riguarda la stesura di testi e la realizzazione degli artwork.

In quella Xen esce dal backstage. Benjamin lo chiama. Ci salutiamo. Riformulo. Allucinazione immensa.

Xen: è frutto di varie rielaborazioni (ma va? Ndr.). leggo da quando sono piccolo e per i testi rielaboro la realtà che percepisco attorno a me. Per gli artwork la situazione è simile. Sono molto affascinato, ad esempio, da Bosch e Bruegel, per quanto riguarda la composizione. Faccio diverse foto e poi le metto insieme tramite varie sovrapposizioni. Il tutto con un programma digitale, s’intende.

Grazie di tutto, ora l’ultima domanda. Possiamo aspettarci un nuovo album a breve?

Probabilmente sì. Nel 2017 dovremmo farcela.