Thrash

Intervista Stagewar (tutta la band)

Di Andrea Bacigalupo - 22 Settembre 2021 - 8:30
Intervista Stagewar (tutta la band)

Scambiamo due parole con gli Stagewar, Thrash band tedesca con sede a Neu-Anspach, Germania, per parlare del loro ultimo album, ‘Danger To Ourselves’ ma anche del loro futuro e di qualcosa del loro passato.

Ciao ragazzi, benvenuti sulle pagine di TrueMetal.it, come state?

Ciao, stiamo bene, grazie!

Andiamo dritti al sodo: parlateci delle differenze tra ‘Danger To Ourselves’ ed il precedente ‘Killing Fast’ del 2016, direi piuttosto marcate.

Danger To Ourselves’ è sorto dopo un lungo processo a causa del Coronavirus. Inoltre, questa volta abbiamo realizzato da soli la registrazione completa. La differenza più grande sta nella lunghezza e nel fatto che abbiamo passato più tempo in studio. Penso che suoniamo ancora come la stessa band d’allora ma con più crescita.

Centra qualcosa il rientro del bassista James Reuter?

No. Il processo di scrittura delle canzoni era già terminato quando James è tornato con noi. Ha però aggiunto alcune parti interessanti.

Fin dagli inizi sfoderate un Thrash si aggressivo ma distanziato dal cliché imposto in Germania da Destruction, Sodom e Kreator negli anni ’80. Direi che in voi è più presente un naturale scazzo Punk ‘N’ Roll che non un’anima estremamente feroce. Come è stata al vostra evoluzione stilistica? In altre parole, raccontateci del vostro periodo iniziale.

Quello che da sempre ci accumuna è la passione per i Metallica, ma anche il punk ha sempre avuto influenza su di noi. Non è che abbiamo deciso di essere una band thrash. Abbiamo solo cominciato a fare musica ed è così che è uscito. Abbiamo fatto molta strada e possiamo dire che abbiamo trovato il nostro stile.

Di cosa parlavano ieri gli Stagewar e cosa raccontano oggi? In particolare cosa dicono i testi di Box of Dirt’, ‘R.U.N.eEnough Is Not Enough?

I nostri testi sono sempre stati ispirati dalle nostre vite ed esperienze.

R.U.N.’  dice che siamo tutti uguali e che se ami il metal quanto noi ci divertiremo sempre insieme.

Box of Dirt’ parla della perdita di una persona cara e del fatto che c’è qualcosa di più che ci unisce oltre che alla semplice vita.

Enough Is Not Enough’: la vita può essere piuttosto estenuante, ma rinunciare non è mai un’opzione. Si deve andare avanti ed avanti. Ci sono sempre nuove opportunità e bisogna saperle riconoscere.

Siete una band che ama stare sul palco. Ci volete raccontare qualcosa delle vostre esperienze live? Avete qualche aneddoto particolare?

Suonare dal vivo è sempre una situazione speciale. Ogni sera è diversa. Ma stare in giro insieme ci avvicina anche di più. Dormivamo sull’autobus o sulla sponda di un fiume in inverno. Abbiamo già visto molto, ma è stato speciale quando abbiamo suonato in Polonia e uno sconosciuto ci ha fatto dormire a casa sua. È piuttosto interessante e mostra come i metallari si supportano a vicenda. Nel 2004 stavamo viaggiando in Germania in treno, con amplificatori, chitarre, batteria e tante birre. Eravamo un gruppo di 10 persone e ci siamo divertiti molto, ma questi tour del fine settimana erano estenuanti. Ricordo che James mi disse in treno, mentre stavamo tornando a casa: “Kimon – Ho distrutto il mio cervello questo fine settimana“.

Evitiamo domande scontate su quanto è stata (od è) frustrante l’emergenza sanitaria per un musicista abituato al contatto con il pubblico. Diteci invece se oggi s’incontrano maggiori difficoltà nel realizzare un album e se la creatività artistica risente della situazione in cui viviamo.

La risposta breve è no. Ovviamente non potevamo neanche lavorare come al solito. Ma dal momento che siamo stati in grado di passare il tempo a registrare, questo ci ha aiutato molto. Guardiamo positivamente al futuro e speriamo di poter promuovere il nostro nuovo album dal vivo.

In quanto tempo è stato scritto ‘Danger To Ourselves’?

È stato un lungo processo. Un sacco di idee e di riff erano pronti da molto tempo, ma non li abbiamo finiti ed alcune canzoni sono completamente nuove. Abbiamo impiegato circa un anno per prepararci alla sua registrazione.

Com’è la scena Thrash nella vostra zona? C’è buon movimento tra i giovani?

Non c’è una grande scena thrash nella nostra zona però alcuni giovani ci sono. Certo, non poter suonare dal vivo non rende più facile far appassionare i giovani al metal. Ma c’è anche un piccolo club dove si sente solo metal e dove si tengono concerti.

Avete in programma qualche video?

Sì. il 31 agosto 2021 è uscito il primo video del nostro nuovo album. La canzone si chiama ‘R.U.N’.

Attualmente stiamo producendo un secondo singolo e stiamo anche pianificando altri video per l’album.

Cosa ne pensate dei live virtuali a cui sono ricorsi alcuni vostri colleghi durante il lockdown?

Bello, ma siamo onesti, non potrà mai sostituire un concerto. Sarebbe come bere una birra a casa e paragonarla a una birra presa in un pub. Certamente cerchi di sfruttarlo al meglio ed è anche una buona soluzione per i fan lontani.

Cosa c’è nel futuro degli Stagewar, incertezza della pandemia a parte?

Facciamo il nostro lavoro. Scriveremo canzoni e registreremo album. Suoneremo dal vivo il prima possibile. Non cambia nulla.

Salutiamo gli Stagewar, ringraziandoli per il tempo che ci hanno dedicato e lasciamo a loro i saluti ai lettori di TrueMetal.it. Grazie!

Grazie per aver dedicato del tempo per supportare Metal. Speriamo di incontrarci presto ad un concerto e di divertirci. Metal up your ass.

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