Intervista Temperance (tutta la band)
Preparatevi: quella che vi apprestate a leggere è una delle interviste più pazze che mi sia capitato di fare.
In occasione della tre giorni del Summer Metal 2019 (qui il nostro report del festival) abbiamo incontrato per voi i Temperance e abbiamo fatto quattro chiacchiere per approfondire gli ultimi eventi che hanno interessato la band, compreso l’imminente nuovo album.
Nel pomeriggio di sabato 3 agosto, prima della loro esibizione, mi sono così seduto a un tavolo di uno dei chioschi presenti all’interno dell’area concerti, in compagnia dei Temperance al completo. I Nostri, tra una domanda e l’altra, hanno iniziato a scherzare e a prendersi in giro e si sono lasciati andare in gag varie, creando un clima festoso e positivo, in cui abbiamo scoperto tante cose interessanti.
Un incontro che potrei definire speciale, che mi ha fatto conoscere un lato nuovo della formazione di Pastorino e compagni. La band, inoltre, ha dimostrato di essere unita, affiatata, con i piedi ben piantati a terra e di avere le idee chiare sul futuro che li attende.
Eccovi quindi il resoconto di quella che si è rivelata una folle e genuina chiacchierata.
Non rimane che augurarvi buona lettura!
Intervista a cura di Marco Donè
Ciao ragazzi, sono Marco, benvenuti su Truemetal.it, come state? Tutto bene?
(Marco) – Benissimo!
(Michele) – Quando si suona sempre bene!
Il 2019 per i Temperance è stato un anno pieno di novità, a partire dal nuovo contratto con Napalm Records. Come siete arrivati a questo importante traguardo?
(Marco) – Allora: nel 2018 abbiamo fatto due tour assieme ai Serenity, in particolare in uno dei due c’erano Serenity e Vision of Atlantis, organizzati entrambi da Napalm. Da lì a firmare con loro il passo è stato abbastanza breve, nel senso che abbiamo fatto una valanga di date nei due tour e lì credo che gli siamo piaciuti (ride n.d.r.).
(Michele) – Avranno detto: «Ma sì, diamogli una possibilità, dai» (risate generali n.d.r).
(Marco) – Da quello è nato tutto. Ecco, non c’è una grande backstory, dietro.
E poi c’è stata l’esperienza al “70000 Tons of Metal”: com’è nata la vostra partecipazione? E soprattutto, visto che è una crociera metal, ci saranno sicuramente aneddoti da raccontare…
(Marco) – Di aneddoti credo che tutti ne abbiano… Allora: lì è nato tutto molto in fretta, di fortuna e a caso, quasi. Abbiamo ricevuto la proposta di andare a suonare al “70000 Tons of Metal” tipo una settimana prima. Dopo averci pensato la bellezza di tre secondi, credo, abbiamo deciso di andarci (risate generali n.d.r.). Credo che per tutti noi sia stata una delle esperienze più belle che abbiamo mai fatto, un altro mondo. Vedi dei fan che arrivano da tutto il Mondo, che arrivano lì per assistere a un qualcosa che non è solamente un concerto, un festival, ma è un qualcosa di incredibile: hai la crociera, che personalmente, come altri della band, non ne avevo mai fatta una, e per me quella era già una novità; in più ci sono un sacco di band, sessanta se non erro, alcune di amici, ma anche tante band che stimiamo e quindi era proprio figo stare tutti assieme.
(Michele) – Eravamo tutti lì, raggruppati in così poco spazio, un’esperienza bellissima.
(Marco) – Per rendere l’idea: se andavi al ristorante potevi incontrare quello dei Maiden, ah, no, aspetta, i Maiden non hanno suonato, poi andavi a bere un caffè e incontravi quello dei Metallica, ah, no, aspetta, i Metallica non c’erano (risate generali n.d.r.).
E per quanto riguarda gli aneddoti?
(Michele) – Non è proprio un aneddoto, ma è una bella curiosità. In crociera il cellulare non prende, per cui la cosa fighissima è che tu quei cinque giorni te li godi proprio appieno, staccandoti da tutto lo standard comune. Il lato negativo di questa cosa è che se devi chiamare la tua cantante, ad esempio, sperando che a una certa si presenti, non la troverai mai.
(Alessia) – Polemica! Che poi non è vero!
(Resto della band, in coro) – Noooo, tre ore (risate generali n.d.r.).
(Alessia) – Beh, dai, suonato abbiamo suonato.
(Marco) – Però c’è una cosa da aggiungere: noi siamo stati molto fortunati perché quest’anno c’erano un sacco di amici italiani che suonavano lì, ed è stata una figata. C’erano i Fleshgod Apocalypse, Ale Conti con i Twilight Force, Martino con i Ne Obliviscaris, Mariangela dei Tristania ed è stato veramente bello vedere così tanta gente che conoscevamo.
Levatemi una curiosità: con “Of Jupiter and Moon” avete un po’ modificato il vostro stile. A distanza di un anno com’è stato recepito dai fan? Manifestano maggiore attaccamento ai pezzi vecchi o sono più propensi ai pezzi nuovi?
(Marco) – Credo che di base ci saranno sempre persone innamorate della formazione precedente, ma anche dello stile precedente, anche se, secondo me, non è cambi poi molto lo stile. Magari di album in album cambia qualcosina nelle influenze, però non è che siamo passati a fare black metal adesso, no? Sai, le persone che ci seguono, per quelli che ci hanno visto e che ci hanno scritto, son stati tutti contenti di questo disco, e anche chi magari aveva qualche perplessità sulla nuova formazione, magari anche sul cambio di stile, come dicevi tu, diciamo che è rimasta fidelizzata.
(Michele) – Stiamo comunque vivendo un momento di crescita per la band, i numeri sono abbastanza chiari, sulla carta, almeno. Per cui, vivendolo dall’interno, è difficile dare un parere che sia completamente oggettivo, perché, ai fatti, ci stiamo facendo un mazzo tanto, ma stiamo raggiungendo tanti piccoli obiettivi a livello di carriera: vedi il contratto con Napalm, il “70000 Tons of Metal”, vedi tutte le tournée che stiamo facendo e che faremo. Con il cambio di formazione si è proprio visto una svolta dal punto di vista professionale che, vissuta dall’interno, rende poco oggettivo quello che è il paragone con il passato. Magari con lo stesso meccanismo, proponendo uno stile più simile al vecchio, avremmo potuto fare il doppio dei numeri.
(Marco) – Poi, quando io, Luca e Alfonso avevamo annunciato che stavamo lavorando al disco nuovo, senza ancora avere annunciato loro (indicando Michele e Alessia n.d.r.), perché effettivamente ancora non c’erano, abbiamo letto qualsiasi cosa: chi era contento, chi non era contento, chi era nel limbo (risate generali n.d.r.), però non è che per forza facciamo tutto questo per fare felici gli altri. Noi suoniamo questo genere di musica perché è questo quello che ci piace, ci piacciono i Temperance, quello che possono dare. Non eravamo quindi tanto influenzati, non avevamo paura di quello che poteva succedere, siamo andati avanti per la nostra strada, anche non ascoltando le voci che c’erano, di chi parlava bene o male, e siamo arrivati a questo, e c’è gran soddisfazione.
So che siete al lavoro sul disco nuovo…
(Marco) – Lo abbiamo finito…
Già finito?
(Michele) – Guarda, abbiamo postato una foto ieri. Abbiamo il master, c’è stato consegnato ed è tutto pronto.
Essendo qui al festival non sono riuscito a seguire tutto a dovere, mi sono perso questo particolare…
(Alessia) – È pronto, volete ascoltarlo adesso?
(Marco) – Peccato che l’intervista non è in diretta, sennò…
(Michele) – Abbiamo tutte le tracce già pronte. A livello di lavori interni abbiamo già il programma stabilito ed è tutto molto chiaro quello che sarà il futuro dei Temperance nei prossimi… tre giorni, se non sbaglio, esce dopodomani (risate generali n.d.r.).
Si può già svelare la data di uscita?
(Marco) – L’annunceremo a brevissimo, e ti posso dire che il primo singolo uscirà tra poco.
(Michele) – Domani (ride n.d.r.).
(Marco) – Quando uscirai con l’intervista il singolo sarà già fuori.
Probabile, finito il festival parto in vacanza e rientro a fine agosto, quindi…
(Marco) – No, allora non sarà ancora uscito, tranquillo.
(Michele) – Basta, troppe informazioni, qui dobbiamo creare l’hype (ride n.d.r.).
Si può già dare qualche indicazione su come suonerà? Sarà un’evoluzione di “Of Jupiter and Moon”?
(Alessia) – Continua l’evoluzione che è stata iniziata e sviluppata con “Of Jupiter and Moon”, è un album che ha tante sfaccettature, come già si erano incontrate sul precedente. Di album in album continueremo a tirarne fuori, secondo me. Noi deriviamo da generi diversi, ma ci piace anche ascoltare generi diversi, siamo continuamente aggiornati su cosa sforna il metal nostrano, e non, ma non seguiamo solo il metal, quindi secondo me ci saranno sempre nuovi tasselli da aggiungere a questo puzzle.
(Marco) – Però su questo disco posso dirti che, ne parlavamo proprio pochi giorni fa con un giornalista come te, questo sarà l’album più metal che abbiamo fin qui fatto. Lascia perdere che c’è la ballad, il pezzo lento, però in generale, nella media, anche nella produzione, è il disco più metal che abbiamo mai fatto.
(Michele) – Una cosa bella, diciamo, è che con l’evoluzione che stiamo avendo si aprono anche diverse possibilità, che già avevamo iniziato a inserire su “Of Jupiter and Moon”, a dire la verità. Siamo grandi fan del suono vero, del suono analogico, per cui già in “Of Jupiter and Moon”, malgrado il “poco tempo” a livello di arrangiamento che abbiamo avuto, abbiamo iniziato a inserire i pianoforti veri, gli archi veri, oltre al fatto che chitarre e basso sono sempre state fatte con amplificatori veri, abbiamo dato meno spazio al digitale. Con questo nuovo album abbiamo avuto più tempo per l’arrangiamento e più tempo da dedicare a livello di studio, di registrazione. Abbiamo quindi avuto la possibilità, e anche il piacere, di inserire diversi strumenti particolari, che abbiamo pubblicato man mano nelle nostre pagine: abbiamo un’arpa, una cornamusa, di nuovo un coro di bambini, un soprano, che è Laura Macrì dei Mayan, abbiamo un flauto. Non abbiamo più soltanto i violini, ma abbiamo un quartetto d’archi e tutti questi strumenti sono stati registrati realmente, dedicandogli del tempo. La nostra speranza è che siano un valore aggiunto. Per noi lo sono, chiaramente.
(Marco) – La base è che per noi lo sono, nel senso che al mondo d’oggi, per uno che ascolta il disco su youtube o spotify, non è cosi facile sentire la sfumatura di un piano in un determinato modo, perché oggi, comunque, la tecnologia è andata talmente avanti che è veramente difficile notarlo. Romanticamente, però, partiamo dal presupposto che le voci sono praticamente non editate, quindi quello che sentirai è come cantiamo noi, le chitarre e il basso sono come suoniamo noi, la batteria uguale, quindi non sentirai una cosa a seimila di metronomo che poi dal vivo non si riesce a ripetere.
E dal punto di vista delle tematiche? Cosa affrontate nei testi del nuovo disco?
(Alessia) – Anche qui, secondo me, abbiamo voluto attingere da vari argomenti. Puoi trovare un tema leggero, fino ad arrivare a tematiche più serie e profonde. Abbiamo voluto parlare in modo più approfondito dell’attaccamento al nostro Pianeta, al rispetto per l’ambiente. Ormai si sa in che periodo siamo, si dice che nel 2019 abbiamo già consumato le riserve mondiali della Terra e quindi dobbiamo attingere già da quelle del 2020. Ci sono tanti argomenti che vengono lasciati un po’ in sordina e che andrebbero invece sviluppati e soprattutto andrebbero diffusi, perché non se ne parla abbastanza. Noi abbiamo dedicato un piccolo spazio a questo e poi…
(Marco) – E non è una cosa che abbiamo deciso a tavolino. Nel senso: ci sono due brani, in particolare, che parlano proprio del discorso, più che ecologista, direi di attenzione nei confronti della Natura, di parlare a cuore aperto nei confronti del Pianeta. Non è venuta fuori a tavolino, tipo: «Okay, ho letto il libro di Greta Thunberg e allora devo dire questa cosa», è stato proprio: «Okay, mi sento che devo dire questo, in questo momento», ed è andata così.
(Michele) – Noi siamo sempre molto spontanei su questa cosa, non è che ci sono grossi preconcetti o ragionamenti. Una caratteristica bella dei Temperance, almeno, lo è per me e spero che lo sia in generale, è che siamo una band che in fondo vive di positività. Non siamo il tipo di gruppo metal che tende a lamentarsi e utilizzare i testi per esprimere lamentele. Anche ai concerti, in generale, cerchiamo sempre di dare un po’ di energia positiva, in un panorama che positivo non è. Quindi c’è questa voglia di dare dei messaggi positivi e se la spontaneità ti porta verso quel determinato tipo di messaggio è molto difficile che nella nostra band si vada a creare un’atmosfera scura, diciamo.
E così avete già risposto alla domanda successiva…
(Marco) – Che era?
Da dove traete le vostre ispirazioni per scrivere i testi?
(Marco) – Dalla vita quotidiana. Ma non solo per i testi, anche per quanto riguarda la scelta di un titolo, della musica; nel senso: magari lui (indicando Michele n.d.r.) scrive il titolo di un pezzo solo perché quel giorno ha letto un articolo dell’Università di Oxford (ride n.d.r.), che parla di cose inerenti a un argomento che lo ha coinvolto e allora inizia a scrivere un testo, o la musica. Nel disco nuovo è successo per metà dei pezzi, tutto è partito dal titolo, senza avere nessuna idea. È una cosa che a me intriga molto e da lì si è sviluppato poi tutto.
State ultimando le vostre ultime date live e poi partirete con la promozione del nuovo album, quali i prossimi appuntamenti?
(Marco) – A breve, come ti dicevo, uscirà il primo singolo. Oltre a stasera, poi, avremo altre due date ad agosto e poi faremo il primo stop dei Temperance da quasi tre anni. Non faremo date per i prossimi mesi, quindi con i live ricominceremo nel 2020.
Altra curiosità personale: avete tanti impegni professionali che vi vedono coinvolti su tanti fronti, nonostante questo però riuscite a portare avanti i Temperance con successo. Quanto è difficile?
(Michele) – Non è difficile, c’è un’applicazione che si chiama “Trello” in cui segni tutte le tue disponibilità e in base a quello gli altri prendono le date (risate generali n.d.r.).
Diciamo che semplicemente noi abbiamo fatto una scelta a priori, che è quella di valorizzare la band e non il singolo. Noi vediamo i Temperance come una forza di insieme, non come una forza determinata da Michele, da Alessia, da Marco, da Luca o Alfonso, quindi nel momento in cui si presenta una situazione importante, in cui la band ha la possibilità di suonare davanti a un determinato pubblico, come già successo in passato, se non c’è Michele, se non c’è Marco, se non c’è Alfonso, non c’è assolutamente problema. Se mancano Luca e Alessia, invece, annulliamo tutto (risate generali n.d.r.).
(Marco) – Di base cerchiamo sempre di organizzarci molto in previsione, a nessuno di noi piace che ci sia un altro. Vedere che non c’è Luca, ma c’è un altro, vedere che non ci sono io… cioè, preferiamo essere noi cinque. Poi capita, eh? Se capita di suonare di spalla agli Iron Maiden e non c’è Michele, mi spiace…
(Michele) – Michele si taglia le vene…. Ma quindi? Quando succede?
(Marco) – Eh, domani!
(Alessia) – Sei capitato al momento giusto per l’intervista, vedi? Domani succede tutto (risate generali n.d.r.).
Una particolarità dell’attuale line-up è l’uso delle tre voci. Come nasce l’idea di una linea vocale di un vostro pezzo? Come vi alternate?
(Marco) – Nasce un po’ a caso, nel senso: anche nel disco nuovo alcuni pezzi sono nati per essere cantati solo da uno, piuttosto che da due, ma alla fine dei conti son stati cantati da tre. Oppure un pezzo doveva essere cantato da tre ed è cantato solo da uno, quindi va molto a sensazione di quello che succede in studio e nel pre-studio, di quello che succede prima di registrare.
(Michele) – Tra l’altro, poi, potrebbe cambiare live…
(Marco) – Sì, infatti, noi live capita che li cambiamo. Quindi dovete venire a vedere tutti i concerti perché potrebbe sempre cambiare qualcosa (risate generali n.d.r.).
Non c’è uno schema, diciamo, è normale che se magari c’è una determinata parte dove una delle tre voci riesce a gestirla meglio, sarà affidata a quella voce. Però non è detto. Anche questo secondo me è parte della nostra forza, non c’è un limite su questa cosa. Può essere che una parte altissima, femminile, la canterà Michele, però può anche essere che una parte media, maschile, la canterà Alessia.
(Michele) – Per esempio, live, è successo con ‘The Art of Believing’, che in studio è cantata tutta da Alessia, ma dal vivo, sai, magari non ci piaceva di abbandonare il palco o di far cantare solo uno, oppure un altro…
(Alessia) – Questa sera magari ‘Alive Again’…
(Michele) – Potresti cantarla tu!
(Marco) – Anche Alfonso, tanto la sa!
(Michele) – Capita che le parti si invertano. Come capita che, tante volte, magari per farci i dispetti, un secondo prima della parte Marco mi dice: «Cantala tu», o viceversa. Magari son girato, mi son dimenticato che dovevo cantare io e la canta Marco (ride n.d.r.).
Il bello della diretta, insomma!
(Alessia) – Esatto!
(Marco) – E poi, la cosa secondo me molto interessante, è che da quando c’è questa formazione, con Alessia e Michele, ogni sera la nostra setlist è leggermente diversa. Quindi se uno viene a vedere tre date di fila, non sarà mai la stessa scaletta. Magari si beccherà un pezzo diverso nel mezzo, o verso la fine, e questo secondo me è molto interessante, dona un po’ di atmosfera nuova.
Penso che anche per voi sia molto stimolante…
(Marco) – Mah, sai, penso lo sia più per la gente. Abbiamo tanta gente che, veramente, nel giro di due mesi è venuta a vedersi dieci concerti nostri e io dico, se la scaletta fosse sempre la stessa… Sì, insomma, bravi, simpatici, ma che due balle! Per quello la cambiamo, quindi. Stimola anche la gente. Sappiamo che stasera viene un ragazzo che avrà visto venti date nostre lo scorso anno, viene spesso perché è un super fan nostro, ma viene spesso proprio per questa cosa. Quindi…
(Alessia) – Poi capita che c’è un buon numero di fan che dice: «Vorremmo sentire questa canzone», magari stasera ce n’è un’altra, però domani c’è proprio quella. È bella ‘sta cosa. Tipo in Inghilterra, quando abbiamo fatto sei date, molti erano venuti a cinque date di seguito, non scherzo, e hanno apprezzato questa scelta. Insomma, è originale. Non saremo sicuramente i primi ad averlo fatto, però, insomma, non è usuale.
E adesso? Quali i programmi futuri?
(Marco) – Ci saranno sicuramente un sacco di sorprese, anche di cose che non abbiamo mai fatto prima e che saranno molto fighe, secondo noi, almeno. A parte i singoli e l’uscita dell’album, però, la nostra dimensione è quella live e quindi torneremo sul palco con una setlist completamente rinnovata. A parte i pezzi del disco nuovo, che saranno tanti da subito, perché crediamo che il disco nuovo sia molto live, non dico che sarà subito suonato tutto, ma più di metà sì, riprenderemo anche dei pezzi che non abbiamo mai suonato live. Dal prossimo anno, quindi, la scaletta sarà completamente rinnovata. Secondo me è una cosa molto bella, che ci stimola, come dicevi te, a dare il meglio e imparare dei pezzi che non abbiamo mai suonato prima (ride n.d.r.).
(Alessia) – Da quando sono nati i Temperance ci sono brani che sono stati proposti per il primo e secondo album e poi basta, quindi è anche bello andarli a riprendere e dargli una versione nuova, visto che erano stati fatti con la cantante precedente.
(Marco) – Abbiamo ormai superato i cinquanta brani scritti, e ci sono almeno dieci-quindici brani che non abbiamo mai suonato dal vivo…
(Alessia) – Magari c’è un motivo, magari no, quindi…
(Marco) – Nell’intervista puoi scrivere che questa è stata l’ultima intervista di Alessia (risate generali n.d.r.).
Ringraziandovi per l’intervista, ci lasciamo con i saluti ai lettori.
(Alfonso) – Continuate a seguirci sui canali social e grazie a Truemetal.it per lo spazio che ci è stato concesso. Ci vedremo presto con il singolo.
(Michele) – Teneteci sott’occhio perché ci sono un sacco di cose in arrivo.
(Marco) – Ci sono un sacco di news, e io saluto Luca Montini di Truemetal.it, con cui ho fatto tutte le altre interviste.
Infatti, gli ho chiesto il permesso per fare questa intervista, in occasione del festival (risate generali n.d.r.)…
(Marco) – Sarà offesissimo per questo! No, dai, saluto Luca e saluto tutti i lettori.
(Luca) – Grazie ragazzi, non vediamo l’ora di tornare con tutti i nuovi brani e con tutte le cose che stiamo preparando.
(Alessia) – Ciao a tutti, un grazie a Truemetal.it, ci sentiamo presto e restate sintonizzati.
Marco Donè