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Live Report: Dark Tranquillity ed Ensiferum @ Magazzini Generali (Mi) – 08/05/2022

Di Vittorio Cafiero - 19 Maggio 2022 - 8:32
Live Report: Dark Tranquillity ed Ensiferum @ Magazzini Generali (Mi) – 08/05/2022

Live Report: Dark Tranquillity, Ensiferum, Pyogenesis e The Legion:Ghost

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Magazzini Generali (Milano)

8 Maggio 2022

 

Due headliner con altrettanti album usciti nel 2020 e non ancora presentati decentemente al pubblico europeo. Una band storica ma pressoché sconosciuta dalle nostre parti carica di talento ed entusiasmo. Un giovanissimo gruppo agli esordi esaltato dalla possibilità di girare posti nuovi e per la prima volta in Italia. Sono gli ingredienti giusti per una grande serata di musica dal vivo, nonostante dei suoni ancora una volta decisamente deficitari (ormai un classico ai Magazzini Generali)? Vediamo come è andata la calata di Dark Tranquillity ed Ensiferum, accompagnati da Pyogenesis e The Legion:Ghost.

 

THE LEGION:GHOST

Nonostante abbiano due album all’attivo, i The Legion:Ghost sono pressoché sconosciuti tra gli appassionati italiani e anche in rete è abbastanza complicato trovare approfondimenti o anche solo menzioni. Tedeschi, propongono un metalcore invero abbastanza classico che si rifà agli standard del genere, per cui passaggi tirati e tipicamente death, aperture melodiche, breakdown di ordinanza…Bravo il cantante Kevin Kearns ad alternare cantato pulito ed in scream e band tutto sommato affiatata.

La setlist proposta in questo tour mostra un songwriting più che discreto seppur non particolarmente originale, punto forte del gruppo teutonico sono l’entusiasmo niente affatto centellinato e un’evidente “voglia” di crederci. Probabilmente impegnati in quello che potrebbe essere il loro tour più importante fino ad ora, i The Legion:Ghost non lesinano energia e vengono premiati dalla platea colpita dalla loro buona volontà. Esaltati dall’essere per la prima volta su un palcoscenico italiano, i cinque tedeschi fanno del loro meglio per coinvolgere gli astanti e, a detta di chi scrive, portano soddisfatti a casa il loro risultato.

 

PYOGENESIS

I lettori più attenti e, ahimé, stagionati, ricorderanno i Pyogenesis tra i prime-mover della scena death metal europea. Dopo un esordio sicuramente old school a tinte death-doom ad inizio anni ’90, il gruppo stupì con il secondo “Twinaleblood“, proponendo un bislacco mix di metal, punk e alternative hard rock decisamente fuori dagli schemi (ma assolutamente interessante). Questa svolta non fece breccia nemmeno tra gli ascoltatori dalle mentalità più aperte, tuttavia il gruppo seguì la sua strada in maniera più o meno continuativa.

I Pyogenesis si presentano questa sera al pubblico milanese che li accoglie con curiosità e, strano ma vero, rappresentano la vera e propria sorpresa della serata. Adrenalinici, energici, entusiasti. Potenza allo stato puro e melodia perfettamente intrecciate, impiegano pochissimo a catturare la platea, grazie a trovate ad effetto (tra cui effetti pirotecnici e tanto di pallone gonfiabile lanciato sul pubblico) e ad una simpatia contagiante.

Accompagnati per l’occasione da un turnista live di chiara origine italiana (tale Federico, scopriremo in seguito), i Pyogenesis persistono nella loro proposta tanto particolare quanto accattivante e si fa fatica, perlomeno dall’andamento della serata, a trovare la spiegazione di un così poco seguito dalle nostre parti (ma non solo). Ritornelli facilmente memorizzabili tanto che il pubblico li impara in tempo reale e accompagna il cantato di un disinvoltissimo Flo Schwarz (vedasi il caso di “Flesh And Hair“), interazione con il parterre e un atteggiamento certamente non da semplice opener con una posizione defilata in scaletta.

Forse troppo alternativi per il pubblico metal e troppo pesanti per quello più mainstream? E’ possibile, tuttavia sfido qualcuno a non essere stato catturato dalla performance eseguita ai Magazzini Generali questa sera. Promossi su tutta la linea.

 

 ENSIFERUM

Finalmente nella possibilità di presentare al pubblico l’ultimo lavoro “Thalassic” (che ridendo e scherzando ha quasi già due anni di vita), gli Ensiferum tornano nel capoluogo meneghino che già diverse volte li ha accolti con notevole calore (li ricordiamo in apertura ai Blind Guardian qualche anno fa).

Il gruppo finlandese mostra evidenti capacità di tenuta dal vivo – frutto di una carriera ventennale sui palchi di tutto il mondo – che fanno da impalcatura ad una setlist di facile presa: sono in particolare i pezzi dall’ultima fatica ad essere decisamente orecchiabili (“Andromeda” su tutti), seppur più lontani dalle tematiche tipicamente nordiche della band. Sulle assi dei Magazzini Generali non risparmiano sorrisi e grande carica, dando il via ad una splendida festa metal che velocemente coinvolge tutto il locale.

Probabilmente il punto di forza del gruppo di Helsinki è il fatto di avere ben quattro voci tra i suoi componenti: oltre al frontman Petri Lindroos alle harsh vocals (tra l’altro, il più freddo e “regolare” sul palco), contiamo il bassista Sami Hinka, una sorta di Marco Hietala in gonnellino vichingo che si divide tra basso e cantato (pulito e harsh) nonché nel ruolo di esaltatore di folle, poi Markus Toivonen alla chitarra solista oltre che alle vocals pulite (backing e non solo) e ultimo, ma assolutamente protagonista, il tastierista Pekka Montin, autore di una ottima prova vocale lungo tutto l’arco della serata (menzione particolare per “Run From The Crushing Tide” dove abbandona il suo posto dietro alle tastiere e sfoggia una performance da vero lead singer).

Questa sinergia di elementi porta gli Ensiferum ad essere una sorta di gruppo per tutte le stagioni, almeno nell’ambito del metal di stampo nordico: un po’ Amon Amarth, un po’ Amorphis (davvero in un pezzo come “For Sirens” è impossibile non pensare alla band di Tomi Juotsen ed Esa Holopainen) e una bella dose di power europeo quando serve. A condire il tutto, una doppia cassa decisamente potente e uno spirito molto positivo che seduce in fretta il pubblico, decisamente coinvolto. Gli Ensiferum non saranno profondi e maestosi come i Moonsorrow o intellettuali e progressivi come gli Enslaved (e nemmeno glielo si chiede), ma il loro lavoro lo sanno fare e riescono a rendere il concerto di questa sera un vero e proprio successo.

 

Ensiferum setlist:

Seafarer’s Dream (intro)

Rum, Women, Victory

Andromeda

One More Magic Potion

Into Battle

For Sirens

Run From the Crushing Tide

Treacherous Gods

In My Sword I Trust

Lai Lai Hei

From Afar

 

DARK TRANQUILLITY

Benché co-headliner del tour assieme agli Ensiferum, la band di Mikael Stanne appare in tutto e per tutto il piatto forte della serata. E la cosa non sorprende, considerando il seguito italiano e in particolar modo milanese (si ricorderà il live dvd “Where Death Is Most Alive” registrato proprio nel capoluogo lombardo una quindicina di anni fa, presso il mai dimenticato Rolling Stones).

E non è un caso, se per definire la band di Gothenburg all’inizio del paragrafo è stato menzionato il suo frontman. Infatti, i Nostri allo stato attuale sembrano sempre di più il “Mikael Stanne Project“.

Facciamo allora il punto della situazione sulla line-up della serata. Oltre al biondo singer (ancora decisamente in palla seppur leggermente più rotondo rispetto ai bei tempi) troviamo Martin Brändström alle tastiere (nel gruppo dal 1999 e definibile ormai membro “storico”) assieme ad una pletora di facce nuove: causa suo “congedo parentale”, il posto del nuovo Christopher Amott (già con Arch Enemy, tra gli altri) è occupato dal turnista statunitense Joey Concepcion (già visto con Sanctuary, The Absence e gli stessi Arch Enemy), ci sono poi Christian Jansson al basso (dai Grand Cadaver) e Joakim Strandberg-Nilsson alla batteria (dagli In Mourning) come musicisti ingaggiati per i tour, nonché il neo entrato Johan Reinholdz alla chitarra. Insomma, un discreto collettivo di neo-arrivati o musicisti di passaggio, non c’è che dire.

Spiace un po’ che si sia perso così tanto della line-up del periodo più classico e celebre della band, tuttavia è cosa abbastanza normale quando le carriere si allungano nel tempo. Si tratta comunque di professionisti che metteranno il massimo per rendere la performance degna del nome della band. Dopo la sempre splendida “Iron Man” come introduzione registrata, tocca alle nuove “Identical To None” e “Transient” aprire le danze. Immediatamente la resa sonora appare deficitaria…ahimè, nessuna novità se bazzicate da queste parti: purtroppo ancora una volta i Magazzini Generali si rivelano una location poco adatta da questo punto di vista per i concerti.

Ciononostante, le due tracce di apertura fanno il loro dovere (e con l’occasione si può dire che l’ultimo album da cui sono tratte, “Moment“, è assolutamente di buon livello?) e introducono una trascinante “Focus Shift“, uno dei tanti pezzi che verranno estratti da “Fiction“, album che, con il senno di poi, merita di essere considerato ormai un classico della band. Pur non essendo una macchina da guerra come in altre occasioni, il gruppo tiene bene la scena, ma del resto con una scaletta del genere si va sul sicuro. E, oltre alla musica, sono splendide le scenografie in computer grafica proiettate sullo sfondo, gran parte ad opera di Niklas Sundin, ex chitarrista storico dei Dark Tranquillity e ora rimasto loro grafico di fiducia.

La band ormai si è scaldata, Mikael Stanne si muove a destra e sinistra senza mai perdere il suo sorriso di ordinanza e il pubblico reagisce alla grande in un infuocatissimo pit, dove la temperatura ormai è caldissima, complice anche un mese di maggio quasi torrido in quel di Milano. Proprio quando sembra di essere arrivati al climax, ecco il break che non ti aspetti: è il momento di proporre “Punish My Heaven“, opener di quel capolavoro a nome “The Gallery” e Stanne ne approfitta per dedicare il pezzo a Fredrik Johansson, recentemente e prematuramente scomparso.

Il frontman ricorda come il chitarrista fosse entrato nel gruppo subito dopo l’album di esordio “Skydancer“, permettendo proprio al singer di abbandonare la chitarra concentrandosi sul cantato e di far progredire l’allora giovane combo di Gothenburg. Il pubblico capisce e tributa un calorosissimo applauso, sorprendendo il frontman che scoppia letteralmente in lacrime. Un pianto sincero, commosso, sinonimo di un legame sicuramente forte. Ormai è fatta, band e pubblico sono un tutt’uno e spingersi nella fase finale dello show è un gioco da ragazzi, con tanto di Mikael che raggiunge addirittura sulla balconata superiore, cantando proprio al di sopra del pubblico.

I pezzi si susseguono uno dopo l’altro senza soluzione di continuità, con il pubblico ormai catturato. Il pit è sempre più fuori controllo, con corpi a torso nudo che si scontrano, rispettanto tuttavia le “leggi” non scritte che regolano queste situazioni: sorrisi, fratellanza e braccia che sollevano chi soccombe alla pressione. Si raggiunge in fretta il momento del bis e dopo una “State Of Trust” dall’inizio tranquillo, è il momento degli ultimi due inni. “Lost To Apathy” e “Misery’s Crown” sono due canzoni dal titolo in contraddizione con l’energia che invece sprigionano. C’è soddisfazione e felicità al termine della performance, sia da parte della band che del pubblico.

 

L’esilio è finito, la musica dal vivo è tornata. Ce lo meritavamo.

 

Dark Tranquillity setlist:

Iron Man (intro)

Identical to None

Transient

Focus Shift

Monochromatic Stains

Forward Momentum

Terminus (Where Death Is Most Alive)

The Dark Unbroken

Punish My Heaven

Atoma

Inside the Particle Storm

Phantom Days

Encircled

ThereIn

Encore:

State of Trust

Lost to Apathy

Misery’s Crown

 

Vittorio Cafiero