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Maestri di giornalismo HM (Ulisse Carminati)

Di Stefano Ricetti - 18 Settembre 2013 - 0:10
Maestri di giornalismo HM (Ulisse Carminati)

Di seguito il resoconto di una lunga chiacchierata con Ulisse Carminati, vecchia triglia del giornalismo musicale italiano, firma imprescindibile per tantissimi metalhead, oggi come ieri.

 

Dopo le interviste dedicate ai maestri Beppe RivaGeoff Barton, Giancarlo Trombetti, Piergiorgio Brunelli e Sandro Buti  è ora la volta di Ulisse Carminati, penna storica della rivista Flash e molto ma molto altro ancora…

Buona lettura, per davvero.

Steven Rich.

 

Come sei diventato un metallaro? 

Dunque, il termine metallaro mal si addice al sottoscritto. Pur amando il metal sono cresciuto a pane e hard rock, non disdegnando però l’ascolto sia del prog che del country folk. Insomma ascolto da De Andrè a Slayer. Comunque tutto cominciò fra il 1970 e il 1973: sul juke box del bar gestito dai genitori di Andrea Barcella, trovai per caso i 45 giri di alcuni gruppi poi diventati basilari per la mia “formazione”. C’erano e ben mi ricordo perché con i medesimi tormentavo gli sfortunati avventori del bar: “Lady Eleonor” dei Lindisfarne, ”Ballroom Blitz”, “HellRaiser”, “Poppa Joe” degli Sweet, “MamaWeerallCrazeeNow”, “Sweeze Me Pleaze Me”, “Cum on feel the Noize” degli Slade nonché “Paranoid” dei Black Sabbath e “Black Night” dei Deep Purple. In seguito, Andreino, divenuto nel frattempo mio compagno di bisboccia – quante ne abbiamo combinate insieme – mi introdusse a Renaissance, Le Orme, Pooh, Banco del Mutuo Soccorso and many more. Inutile dire che nel prosieguo divenni un forsennato esploratore del progressive italiano di quegli anni: Rovescio della Medaglia, Museo Rosenbach, Osanna, Delirium, Jacula, De DeLind , New Trolls, Balletto di Bronzo furono il mio pane quotidiano fin quando un amico mi regalò “Salisbury” degli Uriah Heep, “Phenomenon” degli U.F.O., “Piled River “degli Status Quo, “Fragile” degli Yes e “Black Sabbath, Paranoid, Master of Reality e Vol.4” dei Black Sabbath. Nel contempo il grande Rolando, altro grande mio amico ora deceduto, mi introdusse al sound della West Coast tentando, inutilmente, di civilizzare, un poco, uno scriteriato ed irriducibile fan dell’hard rock et similia. Se aggiungi che il grande Beppe mi avviò alla scoperta del class metal et similia, un marines americano mi fece conoscere i Nitty Gritty Dirt Band e una buona dose di fortuna mi portò alla scoperta di altri gruppi, vedi Bachman Turner Overdrive, comprati allora perché il “nome mi attirava”, il quadro è abbastanza completo. Nei seventeen, non c’era nulla a cui potevi affidarti se non il passaparola, mentre negli anni ’80 mi affidavo a Kerrang! che acquistavo in un negozio di Milano, dove al sabato mi sorbivo l’ascolto di tonnellate di vinili arrivati freschi freschi dall’Inghilterra. A Bergamo c’era poi “Dischi Celadina”, dove grazie a Sergio che ci lavorava, ampliai ancora di più la mia conoscenza musicale.

 

Ulisse Carminati fra Enio Nicolini e Marius Donati (Mario “The Black” Di Donato)

 

Poi nel 1977 circa entrasti in contatto con Beppe Riva e Paul Chain…

Esatto! Due grandi artisti che divennero per il sottoscritto veri e propri numi tutelari. Paul Chain: il geniale chitarrista di Pesaro innamorato come me dell’occulto del quale divenni fedele discepolo e spaventatissimo chierichetto appena agli inizi con un gruppo oserei dire leggendario quali furono i Death SS. L’altro era il grande Beppe Riva che con molta pazienza mi introdusse all’ascolto di grandi gruppi quali Angel, Legs Diamond , Starz e di tutta la scena Class e AOR  americana e canadese, insegnandomi nel contempo i  primi rudimenti sullo scrivere di musica, mettendomi in contatto pure con il grande Klaus Byron, del quale divenni in seguito fedele collaboratore all’interno di quella congrega di pazzi che era la redazione di Flash. Beppe Riva, lo conobbi proprio nel negozio “Dischi Celadina” e per il sottoscritto fu emozionante incontrarlo, anche perché ero un assiduo lettore di Rockerilla, dove il grande Beppe, primo fra tutti, recensiva dischi rock. Oltretutto, proprio su Rockerilla, comparve uno special, curato da Klaus, che andrà poi a costituire il primo nucleo di Flash… Riguardo Paul, potrei parlarne all’infinito, perché come accennavo sopra, se con Steve Sylvester ho da sempre un rapporto di stima e rispetto reciproco, con Paul fin dall’inizio si sviluppò un rapporto quasi fraterno, che mi portò a frequenti “visite in villa” che si trasformavano in full immersion nella musica e molto altro… Addirittura e con mio sommo gaudio, il primo concerto del neonato Paul Chain Violet Theatre fu proprio quello tenuto alla Rockteca 2oo1…

 

La Rockteca 2001, locale di Urgnano, sotto Bergamo, ove dal 1980 al 1983 fosti organizzatore dei concerti di quasi tutti i gruppi italiani dell’epoca…

Già, Bulldozer, Extrema, Steel Crown, Strana Officina, Crying Steel, Paul Chain Violet Theatre, tanto per fare alcuni nomi… Inutile dire che questo mi portò a stringere rapporti di sincera amicizia con quasi tutti gli artisti anche se in particolare ricordo gli stravizi in compagnia di AC Wild, Yako De Bonis e soprattutto l’amore fraterno che tuttora mi lega a quel geniale pazzo di Paolo Catena, la stima reciproca con Steve Sylvester e l’affetto sincero con i fratelli Cappanera e Bud Ancillotti. Ho avuto modo oltretutto di rendermi conto di quali fossero i veri “artisti” perché seppur con un compenso minimo garantivo comunque al gruppo una strumentazione di prim’ordine nonché vitto, alloggio e quant’altro per due giorni. Proprio per il compenso, ricevetti comunque il rifiuto dei due gruppi italiani che all’epoca (1981/1984) avevano già una discreta visibilità anche oltralpe. Ovviamente non voglio fare i nomi, anche perché con uno dei due ho durante gli ultimi tredici anni stretto un sincero rapporto di amicizia e stima reciproca.

 

Ulisse Carminati (con parrucca) e Paul Chain

 

Snocciola qualche aneddoto riguardo quelle giornate, Ulisse, grazie.

Fra i tanti che potrei raccontarti: mi avevano descritto Yako De Bonis come uno spocchioso personaggio da evitare assolutamente ed invece mi trovai davanti una stupenda persona con cui passai una notte di stravizi invero degna dei baccanali del Boccaccio. Riguardo Paul Chain: dunque, la sera del sabato ero seduto nella pizzeria del titolare della Rockteca quando, lo stesso Italo, mi raggiunge preoccupatissimo dicendomi che un prete mi aspetta all’entrata. Naturalmente era Paul con tanto di abito talare borghese e per decenza ti dico solo che siamo ridiventati presentabili solo alle dieci del mattino dopo, giusto in tempo per provare tutta la strumentazione. Tutto ovviamente funziona a meraviglia, il soundcheck è ok e almeno fino a dici minuti prima del concerto tutto “sembra” perfetto. Immagina il mio terrore quando appena prima di iniziare Sanctis si accorge che il tutto è “senza corrente”, mentre nel resto del locale tutto funziona perfettamente. Prelevo da casa l’elettricista del paese che però controllato il tutto e soprattutto dopo aver visto la scenografia del gruppo, mi comunica stravolto, prima da fuggire spaventatissimo, che sarebbe stato opportuno chiamare un esorcista constatato che la corrente sembra si rifiuti di entrare solo nei cavi che collegano tutta la strumentazione. Ero già collassato quando l’imperturbabile Paul entra nella sala e saputo del problema mi chiede di far uscire tutta la gente e di prepararmi a fargli da chierichetto per una funzione  a suo dire propiziatoria. Lascio alla tua immaginazione l’andamento della stessa e pensa pure quello che vuoi, tanto basta dire che il gruppo si rese autore di un superbo show di quasi due ore, durante il quale presentò “Detaching From Satan“. A questo proposito lasciami spendere due parole per Sanctis Ghoram. Non ho più conosciuto una persona di tal valore. Schivo, modestissimo e assai taciturno, eppure compagnone ogni limite ,una volta conosciuto, ho scoperto una persona di rara umanità e cultura e davvero mi ha stupito il suo essere così ieratico on stage, perfetto alter ego di quel pazzo di Paul. Davvero mi sono sentito morire quando seppi della sua scomparsa. Comunque, tristezze a parte, quel giorno era presente  pure A.C.Wild  dei Bulldozer e ti posso solo dire che dopo lo show, naturalmente in compagnia di Paul e Sanctis, ne combinammo talmente tante  e talmente grosse da richiedere l’intervento dei vigili urbani per riportarci… sulla retta via!!! Erano davvero tempi eroici e purtroppo irripetibili…

Perché poi chiuse, il locale?

Mancanza di fondi in quanto il locale conteneva non più di cento persone, per cui, fra concerti e costi di gestione, pur con un’ottima affluenza, dopo quattro anni nei quali dovetti più di una volta rimetterci pure di tasca mia, fummo costretti a chiudere il tutto. Gli anni dal 1981 al 1984 sono quelli della mia vita che ricordo tuttora più volentieri.

 

Ulisse e Tony Iommi anni fa

 

Tue sensazioni e pensieri riguardo (uno a uno):

DEATH SS

Fuor di dubbio il più grande gruppo Italiano di sempre, sia nel periodo “storico” dal 1977 al 1980 con la prima  e inarrivabile formazione, sia nella seguente reincarnazione con Steve al comando. “In Death of Steve Sylvester, Black Mass e Heavy Demons” sono assolutamente degni del glorioso nome, anche se su alcuni degli ultimi lavori avrei qualcosa da ridire, pur ammettendo che non posso e non voglio essere obbiettivo a tal riguardo, davvero troppo legato al periodo con Paul.

VANADIUM

All’epoca del loro maggior successo non li seguivo molto, ero troppo preso dalla scena heavy vera e propria, ma comunque raggiunsero lo status che meritavano, anche se talvolta si dimostravano forse e dico forse troppo al di sopra e al di fuori nei confronti della suddetta scena…

BULLDOZER

Grande AC Wild! Ritengo “The Final Separation” il loro máximo capolavoro e senza dubbio per quegli anni il miglior esempio di musica estrema, almeno in ambito nazionale.

VANEXA

Sicuramente ottimi rappresentanti della NWOBHM in ambito italiano, anche se non raccolsero mai quanto meritato, subendo altresì scandalosi “furti” di brani da parte di un blasonatissimo gruppo inglese che a loro danno costruirono il loro tuttora principale Hit… si parla di principesse…

REVENGE

Li ho conosciuti grazie a Paul, mi piaceva il look  e pure il loro particolarissimo Heavy, ma onestamente li ho seguiti davvero poco e a distanza, bravi comunque!

SKANNERS

Sul gruppo del grande Claudio, potrei scrivere il sequel del libro Cuore. Nei primi anni ’80 proprio non li sopportavo: troppo giovane io e forse troppo spocchiosi loro, furono uno dei gruppi che si rifiutarono di suonare in Rockteca perché non potevo pagarli il giusto, visto che all’epoca andavano per la maggiore anche oltralpe…come e forse più degli stessi Vanadium. Il bello è che avevano pure dannatamente ragione ma allora certo non ero il massimo in fatto di buonsenso e comprensione delle esigenze altrui, per cui passai anni a ignorarli… quanto ero imbecille… fin quando arrivò “Flagellum Dei”. Innamorato del lavoro contattai il gruppo e dopo le ovvie spiegazioni divenni e sono tuttora uno dei loro fan più sfegatati e oltranzisti. Con l’età un poco si cresce… o no?

EXTREMA

Pur non amando particolarmente il loro sound, li ho sempre ammirati molto. Dal vivo erano fenomenali e tuttora sono in ottimi rapporti con il grande Tommy Massara…

STEEL CROWN

La morte prematura di Yako impedì al gruppo di progredire e quindi poter dimostrare tutto il suo valore sia compositivo che esecutivo. Davvero un peccato perché il loro “Sunset Warriors” era zeppo di ottime idee, seppur espresse ancora in modo acerbo e istintivo.

 

Altro amarcord: Ulisse e Federica “The Princess” De Boni dei White Skull

 

Cosa è mancato alle band italiane degli anni Ottanta per farcela per davvero?

Prima di tutto e con dolore devo dire che, salvo rare eccezioni, è mancato il supporto dei Kids che allora come ora preferivano il richiamo dei nomi altisonanti d’oltralpe, oltre che ovviamente la mancanza di label disposte ad investire su un tipo di musica, allora molto più osteggiata di oggi. A questo si deve aggiungere che la necessità di mantenersi, almeno dignitosamente, costringeva i musicisti heavy metal a lavorare di giorno e suonare di…notte, per cui non posso certo biasimare chi non poteva assolutamente avere il coraggio di fare la scelta definitiva per diventare musicista di mestiere. Si provi un po’ a chiedere ad esempio a A.C.Wild, cosa ha dovuto fare per mantenere se stesso e la famiglia…

Quali sono stati secondo te i gruppi italiani che avrebbero meritato più successo ed invece quelli che in qualche modo furono sopravvalutati?

Sicuramente Crying Steel, anche se l’abbandono di Luca Bonzagni ha sicuramente segato le gambe al gruppo e mettiamoci pure i Vanexa, i Black Hole con “Land Of Mystery” e gli Hocculta…Uno su tutti comunque ritengo siano i Miss Daisy di Rocco Fortunato e Corrado Cecere che con  il grandioso “Pizza Connection” pubblicato nel 1989  e prodotto da Fast Eddie Clarke per l’allora label dei Motorhead, partorirono il miglior album di heavy street di sempre, per grazia ricevuta finalmente ristampato lo scorso anno dalla Steelheart. Riguardo i sopravvalutati preferisco non fare nomi anche perché non pretendo certo di avere la “scienza infusa” e il mio modo di vedere le cose e ascoltare la musica è talmente personale da essere opinabile fin che si vuole e poi francamente sono troppo vecchio e rimbambito per avere voglia di far polemiche…

A un certo punto, poi, ti “innamorasti” dei White Skull. Avanti tu, Ulisse…

Devo essere sincero con te: mi scoccia assai che il mio nome sia troppo associato con il grande gruppo vicentino. Non che mi dispiaccia anzi, è per me un grande onore, ma il gruppo di Tony Mad sarebbe comunque diventato grande anche senza l’interessamento del sottoscritto che in ultima analisi ha fatto ben poco per loro. Solo gli stupidi e i cosiddetti “benpensanti del metal” possono pensare che gli White Skull siano arrivati dove sono arrivati solo grazie al sottoscritto, che tra le altre cose ha sempre contato come il due di coppe nel “firmamento degli scribacchini”!!! Oltretutto mi fa parecchio arrabbiare che i suddetti “genietti della penna” pensino o adombrino il sospetto che il mio osannarli sia dovuto solo all’avvenenza di Federica. La formazione di “Embittered”, “Tales from the North” e “Public Glory,Secret Agony” era qualcosa di esagerato on stage e non per nulla si sono avvalsi dell’interessamento prima di Chris Boltendahl e poi di Udo Dirkschneider e certo non li ho portati io in aereo in Israele per un concerto, tra le altre cose seguito dalla stampa di uno stupendo cd nella lingua locale. Non mi risulta che la cosa sia successa anche ad altre band heavy power nostrane e poi alla faccia di tutto e di tutti, continuo a pensare che quella formazione era seconda solo ai Death SS. Comunque, per soddisfare la tua fame di spettegulezz…ecco come sono andate le cose: fui illuminato sulla via di… Vicenza quando, era il lontano  1997, dopo il concerto degli Wasp al Rainbow di Milano, un mio grande amico mi presentò appunto Tony “Mad”Fontò e Federica “The Princess” De Boni, che gentilmente mi omaggiarono dell’allora fresco di stampa “Embittered”. Inutile dirti che rimasi folgorato dalla potenza sprigionata dal gruppo e dalle particolarissime vocals di Federica. Divenni una presenza fissa e probabilmente fin troppo ossessiva, ai loro concerti… non ne perdevo uno, arrivando a gustarmeli pure due, tre volte durante la stessa settimana, constatandone quindi l’effettivo valore. A questo riguardo e spalleggiato dal grande Klaus, diedi loro la massima visibilità possibile su Flash, purtroppo, nell’indifferenza degli altri giornali che andavano per la maggiore all’epoca. Altresì va ricordato che furono i primi in Italia ad avere una donna alla voce…quantomeno in campo heavy power, cosa questa a quanto sembra oggi di moda, peccato solo che abbiano perso il momento giusto. Non è certo colpa mia se, a mio modestissimo parere, si siano un poco persi con l’avvento del pur bravissimo Gus G. al microfono: non erano più lo stesso gruppo. Infatti sia “Forever Fight” con Elisa Over che “Under This Flag” con il sospiratissimo ritorno della “Princess”, seppur non all’altezza dei tre capolavori citati sopra, sono due ottimi lavori di heavy power speed che mi hanno riconciliato con una band che tuttora adoro aldilà e ripeto alla faccia di tutto e di tutti… prosit!!!

 

Ulisse versione “atroce scribacchino”

 

Che rapporto avevi con la NWOBHM?

Cosa vuoi che ti dica… figurati la reazione di uno abituato a UFO, Yes, Uriah Heep, Status Quo, Deep Purple e quant’altro quando ascoltai per la prima volta Saxon, Iron Maiden, Vardis, Tyger of Pan Tang, Diamond Head, Raven, i grandiosi Satan e quant’altro, insomma la naturale e ulteriore evoluzione del primevo hard rock già comunque violentato ad arte prima e dopo quel periodo da Motorhead, Judas Priest , Accept, Grave Digger, Rage, Running Wild, Ac/Dc, Anvil e Helloween, tanto per fare alcuni nomi. Ancor ben mi ricordo la calata dei grandiosi Iron Maiden di Paul Di’Anno nel 1980 quando al Vigorelli misero alla berlina i Kiss e due mesi dopo al Rolling Stone costrinsero al raddoppio dello show, per l’enorme affluenza di pubblico. Ho sempre comunque preferito “Il lato oscuro della forza” per cui Angel Witch, Witchfinder General, Witchfynde, tanto per fare alcuni nomi, furono sempre al centro delle mie attenzioni. Peccato che aldilà di pochi gruppi realmente validi, il mercato fu ben presto subissato da una massa di cialtroni che mandarono in malora un movimento irripetibile… Preferisco non addentrarmi nella selva di nomi che allora pubblicavano dischi, anche perché ognuno ha i suoi gusti e io ho sempre preferito acquistare quelli che più mi soddisfacevano aldilà del nome e del fatto di avere tutto ma proprio tutto del suddetto movimento… Cosa vuoi farci, ad esempio per il sottoscritto i veri Iron Maiden sono solo quelli con Paul Di’Anno, pur adorando “The Number of the Beast” e averli acquistati comunque fino a “Dance of Death”… Per cui “de gustibus non disputandom”, lasciami nella mia beata ignoranza.

Come ti poni con le band di quel periodo fantastico che tuttora resistono? 

In posizione di difesa…

 

Un solo aggettivo, flash, per (uno per uno):

SAXON – ancora dignitosi

IRON MAIDEN – l’ombra di se stessi…

DEF LEPPARD – ormai dispersi

ANGEL WITCH – solo il primo è un capolavoro assoluto!!!

MYTHRA – non mi sono mai piaciuti

 

Flash numero 109 del febbraio 1998

 

A proposito di Flash…

Conobbi Klaus Byron attraverso Beppe Riva quando ancora collaborava con un negozio di dischi di Firenze dove mi procuravo tutto quanto mi interessava. Presto nacque una splendida amicizia e quando poi lessi su Rockerilla, dove si parlava tra le altre cose di “Born Again”, divenni un accanito lettore della prima versione di Flash, nato da una costola  di Metal Shock per poi entrare a far parte di quella gloriosa redazione, nel 1986 se ben mi ricordo, quando la rivista divenne appunto “Flash”. Furono anni gloriosi dei quali conservo tuttora uno splendido ricordo, anche perché potevo scrivere le mie cazzate in assoluta libertà e spalleggiato da Klaus, cominciai pure nella rubrica “Hard Works… cose dell’altro secolo” a recuperare alcuni dei capolavori degli anni Ottanta da rivalutare, se permetti con parecchio anticipo su altre entità che lo stanno facendo adesso… Le regole di Klaus erano assoluta onestà nello scrivere e nel comportamento… quindi niente compenso e qualsivoglia rapporto preferenziale con le label con la conseguente poca pubblicità acquistata dalle stesse sul giornale. Pur vendendo una media di 5000/7000 copie a numero, ben presto le mere spese di gestione superarono le entrate per cui, quando il nostro benefattore principe, che nulla aveva a che fare con la musica oltretutto, dovette per forza di cose interromperci il finanziamento, tutto andò a catafascio, senza contare i soldi persi da Klaus. Sia io che Klaus, ricevemmo nel frattempo la proposta di aprire un altro magazine ma, constatata l’assoluta mancanza di libertà che ci veniva prospettata o che quanto meno Klaus aveva subodorato, rifiutammo la proposta e amareggiato dall’ambiente e non dico altro mi ritirai in buon ordine anche se con sommo dolore. Si arriva così a circa 6/7 anni fa o giù di lì… aaahhh, la memoria… e per quasi un anno non scrissi più nulla fin quando Elena Mascaro, una delle collaboratrici della vecchia rivista, mi chiese di partecipare al sito web del nuovo Flash. Dimenticando la parentesi sfortunata del ritorno in edicola di circa tre anni fa, siamo tornati come Flashfw proprio per evitare problemi. E davvero non posso dire altro se non che meglio poveri e belli che… ricchi e brutti! Dimenticavo di dirti che pur scrivendoci sopra, tutti i collaboratori di Flash acquistavano la rivista in edicola…

Un tuo parere sulla stampa metallica cartacea.  

Compro regolarmente Rock Hard praticamente da sempre e solo perché quantomeno ci trovo recensito di tutto, non mi piacciono le riviste troppo “settoriali”, la musica va vissuta a 360°. Io ho sempre ascoltato da Battisti agli Slayer. Le uniche eccezioni in campo estremo che mi concedo sono Opera IX, Mortuary Drape, Handful of Hate, perché ne ammiro lo spirito creativo e la volontà di essere personali.

Quali i dogmi per fare del buon giornalismo musicale, secondo te?

Per quanto mi riguarda ho sempre seguito la “Regola del Klaus”: cerca di trasmettere al lettore quanto ascolti in modo assolutamente sincero e fuor dai denti, cercando di essere nel contempo il più obbiettivo possibile.

 

Flash numero 119 del dicembre 1998

 

Cosa pensi delle webzine heavy metal italiane, in generale?

Penso che siano una buona cosa, anche perché  permettono un informazione più generalizzata e facilmente accessibile a tutti.

Secondo te la rivista cartacea è destinata, nel medio-lungo termine, a capitolare? Come vedi il futuro delle riviste specializzate?

Spero proprio di no, conservo gelosamente tutte le riviste che acquisto. Da buon cavernicolo, pur ritenendolo utilissimo, uso il pc il meno possibile. Metti che nella mia caverna sui monti di Bergamo improvvisamente manchi la corrente: mi resteranno sempre i vecchi numeri di Flash da leggere al lume di candela, non credi?

Talvolta ti si vede ancora a qualche concerto…

Guarda, francamente sono stanco di gironzolare. Ho cominciato a vedere concerti a quattordici anni e oggi ne ho 57. Penso proprio di avere il diritto di ritirarmi in pensione. Però quando ci sono gruppi, soprattutto italiani, che mi interessano particolarmente, ritorno in pista più che volentieri.

A proposito di concerti, quali quelli persi per vai motivi dei quali ti sei mangiato le mani?

Quello dei Threshold a Milano di un paio di anni fa e degli Yes dello scorso anno. Per il resto ti posso dire che fra il 1970 e il 1999 non mi sono perso nemmeno uno dei concerti che mi interessavano. Le trasferte in Germania erano settimanali: mi sono sciroppato tutti i Monsters of Rock a Norimberga… e poi e poi…

Quali quelli più belli ai quali hai assistito?

Black Sabbath con Gillan a Ginevra nel 1983.

Black Sabbath con Ozzy, mi sono sciroppato tutto il tour del 1972.

Renaissance, il gruppo progressive di Annie Haslam, alla Carnagie Hall nel 1976

Death SS + Strana Officina all’Auditorium Flog di Firenze, anno?

Judas Priest a Brescia, correva l’anno… e chi si ricorda?

Status Quo a Cantù nel 1979.

Satan all’Hammersmith Odeon nel 1983.

Yes, allora Palatrussardi, nel 1992. O era il 1991?

 

Con Sophya Baccini dei Presence

 

Come mai nelle occasioni nelle quali ci si incontra ti presenti sempre con il berrettino di pelle alla Rob Halford dei tempi d’oro?

Tanto per essere chiari, è il mio modo di vestire di tutti i giorni, pure quando vado in fabbrica, almeno d’inverno…

Secondo te, come avveniva in passato, esiste ancora, oggi, un ricambio generazionale ma soprattutto in termini di numeri fra gli appassionati di HM in Italia oppure dobbiamo arrenderci a un calo fisiologico?

Purtroppo no. E se mi permetti una piccola polemica aggiungo che, con sommo rammarico, ho notato negli ultimi anni un modo di vedere la musica che mi ricorda quello dei somari: chi ascolta solo heavy, chi solo classic, chi solo progressive e snobba tutti gli altri pensando pure di essere intelligente, chi ascolta solo power, chi solo Black metal. Io personalmente e come ti ho già detto, ascolto ciò che mi piace e che al momento mi trasmette le sensazioni che mi servono in quel particolare attimo di vita: in  un pomeriggio posso sentirmi i Renaissance o gli Yes, subito dopo  Grave Digger, Threshold per finire con una bella sferzata di energia a nome Mortuary Drape. E mi diverto come un matto… beata arteriosclerosi…

 

Quali gli highlight della tua carriera?

Ma di quale carriera parli??? Scrivere di musica è sempre stato per me un divertimento e ho sempre considerato un onore l’essere un collaboratore di Flash, ora Flashfw. E non ringrazierò mai abbastanza prima il grande Klaus e ora la grande Elena per avermi dato tale opportunità. Come amo dire: all’alba dei 58 sono operaio chimico di mestiere, padre, marito e nonno per grazia ricevuta e solo per “disgrazia” scribacchino… Questa è la mia vita e come unico rammarico posso solo dirti che ho constatato sulla mia pelle come alcune persone abbiano la memoria corta…

 

Avendo la possibilità di tornare indietro nel tempo, c’è qualcosa che non rifaresti? Hai qualche rimpianto?

Assolutamente no! Ho sempre fatto ciò che volevo fare, rispettando gli altri e pretendendo il massimo del rispetto. Insomma ”Do What Thou Wilt”.

Qual è l’intervista migliore che hai realizzato e che ricordi con piacere? Ne ricordi invece qualcuna che non è andata come volevi?

Le migliori? E chi se le ricorda? Comunque andando a tentoni nel tempo: Paul Chain, Steve Sylvester, Mortuary Drape, Threshold, Sacred Blade, Stramonio, Delirium e Mastro Bartoccetti. Le peggiori? Non me ne ricordo e quella che ricordo non te la dico! Eheheheheheh!

Nel momento in cui devi stendere una recensione o preparare un’intervista, quali sono le tue principali fonti di approvvigionamento di dati? Possiedi un tuo archivio personale?

Prima di cominciare a scrivere le mie cazzate ho sempre seguito la regola del 10. Insomma quando si giudica la fatica di qualcun altro, chiunque sia, è quantomeno onesto ascoltarsi il cd fino alla nausea: troppe volte un cd ascoltato di primo acchito non mi piaceva e poi, invece… Se il gruppo è esordiente cerco di informarmi il più possibile su internet, questa volta si, benedetto, mentre per gruppi che conosco già mi ripasso velocemente i precedenti lavori.

Sei un collezionista?

Assolutamente no!!! Non stiamo parlando di francobolli da avere solo per il gusto di possedere tutto. Ho sempre acquistato prima i vinili e in seguito i cd che mi soddisfacevano all’ascolto, senza badare al genere musicale.

Cosa ti piace dell’ambiente musicale e cosa invece detesti?

Guarda, una cosa mi ha ferito profondamente e mi spinge tuttora verso l’appendere la “la penna al chiodo”: l’aver dovuto constatare che troppa gente che agli inizi mi telefonava a tutte le ore per chiedermi un piccolo spazio sul giornale, arrivati al terzo o quarto cd, si siano dimenticati del sottoscritto, come del resto hanno fatto alcune persone che ritenevo amiche e invece… Senza contare label ora conosciute che agli inizi imploravano aiuto, che ora non si degnano nemmeno più di mandarmi anche solo i cd-r o quei cazzo di links da scaricare. Per il resto ho fatto mio da tempo il celebre motto ”me ne frego”!

 

Un’immagine recentissima di Ulisse Carminati, con la stessa parrucca d’antan, insieme con lo scrivente

 

Cosa pensi del ritorno di fiamma che ha portato in questi ultimi anni a reunion di band prevalentemente degli anni Ottanta sia italiane che straniere?

Ho accolto con sommo piacere la ricostituzione dei Satan.

Secondo te in ambito HM classico/Epic esistono ancora margini di sperimentazione o quantomeno cose ancora inesplorate oppure è già stato detto tutto?

Tutto e il contrario di tutto è già stato detto e suonato, in fondo il problema è proprio questo. La minestra è sempre quella, si tratta solo di presentarla in tavola nei migliori dei modi. O no?

Una tua riflessione sul fatto che in cima ai grandi raduni vi siano ancora i “grandi vecchi” dell’hard’N’heavy, a significare che da qualche decennio non vi è più in atto quel ricambio generazionale – mantenendo la qualità – che invece in passato avveniva, eccome! Quale quindi il futuro dell’HM, secondo te?       

Sono anni che non vado più ai grandi raduni. Troppi vecchietti sono scoppiati e farebbero meglio a ritirarsi in buon ordine. Peccato che non ci siano in giro giovani in grado di rimpiazzare nomi quali Judas Priest, Metallica, Anvil, Uriah Heep, Status Quo et similia. Ho avuto modo di ascoltare ad esempio il nuovo Battle Beast e mentre ti rispondo sto ascoltando il nuovo Airbourne… ci si diverte come pazzi, e poi corro a risentirmi Ac/Dc, Accept, Pretty Maids and many more.

Cos’è per te l’heavy metal?

Definizione troppo restrittiva per i miei gusti, comunque proverò a risponderti con una metafora a me cara: all’origine c’erano gli Steppenwolf che andavano in bicicletta, poi vennero gli Status Quo che andavano in Lambretta, presto superati dai Judas Priest in Ferrari. Insomma, la musica, tutta la musica però, dall’hard rock al progressive, è sempre stata la colonna sonora della mia vita e senza voler apparire retorico ne è sempre stata una componente fondamentale.

Ulisse, hai dei sassolini da toglierti dalle scarpe? Se si prego, a te…    

Più che sassolini avrei grossi macigni da scagliare in testa a parecchia gente, ma in fondo chi se ne fotte? Ho sempre fatto quello che mi sembrava giusto fare… e se in cambio ho ricevuto in parecchi casi solo sputi in faccia, chi è l’imbecille??? Davvero, Steven, non vale la pena farsi il sangue cattivo per  gente così, ci penserà la vita stessa a fargliela pagare. Quindi: perché sporcarsi le mani? Viva la musica!!!

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti