[post_title] => Boston: audio sample del nuovo "Life, Love And Hope" [post_excerpt] => [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => boston-audio-sample-del-nuovo-life-love-and-hope [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2019-12-21 18:30:22 [post_modified_gmt] => 2019-12-21 18:30:22 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => [menu_order] => 1 [post_type] => post [post_mime_type] => OK [comment_count] => 65556 [filter] => raw ) [11] => WP_Post Object ( [ID] => 369882 [post_author] => 52 [post_date] => 2013-10-28 15:00:00 [post_date_gmt] => 2013-10-28 15:00:00 [post_content] =>

Comunicato stampa

Giovedì 31 ottobre la leggenda dell'AOR a Trieste: i canadesi Harem Scarem!

 

Grande appuntamento con l'hard rock melodico giovedì 31 ottobre alle ore 21 al Macaki di Trieste: arrivano in una delle rarissime puntate in Italia i canadesi Harem Scarem, per un concerto imperniato sul loro album-capolavoro “Mood Swings”, di cui si celebra il ventennale. La serata, promossa da Trieste Is Rock, verrà aperta dalla promettente band emiliana Perfect View. Maggiori informazioni suwww.triesteisrock.it.

I biglietti sono disponibili in prevendita presso: SEDE TRIESTE IS ROCK (Corso Italia 9, lunedì e giovedì dalle 16 alle 18), Ticketpoint (Corso Italia 6/c, Trieste), Libreria Minerva (Via San Nicolò, Trieste), Animal’s club (Via Udine 57/d, Trieste), La bottega degli animali (Via D’Annunzio 3, Muggia), Macaki (Viale XX settembe 39/a). Di seguito i prezzi: SOCI TRIESTE IS ROCK prevendita 15 euro – intero 18 euro; NON SOCI prevendita 18 euro – intero 20 euro.

 

HAREM SCAREM

 

La band si forma in Canada a fine anni Ottanta attorno all'inconfondibile voce di Harry Hess (ex-Blind Vengeance) ed al chitarrista Pete Lesperance (ex-Minotaur). Il nome deriva dalla versione originale del cartone animato Bugs Bunny e la formazione originale includeva il batterista (ed ottimo cantante) Darren Smith ed il bassista Mike Gionet. L’omonimo album del 1991 ed il seminale “Mood Swing” raccolgono consensi unanimi in tutto il mondo tanto dalla critica quanto dai fans e proiettano la band direttamente nell’Olimpo dei migliori interpreti dell’hard rock melodico contemporaneo. I canadesi si conquistano un'aurea di band mitica, non solo grazie alle loro capacità artistiche e alle loro incantevoli melodie, ma lo fanno con un susseguirsi di albums (al momento se ne contano dodici, trascurando live, raccolte e progetti paralleli) e per le loro rarissime apparizioni dal vivo in Europa. A distanza di 5 anni dal loro momentaneo scioglimento, seguito all'uscita del loro album "Hope" (2008), l'agognata reunion, a cui si accompagna un riassesto della formazione che, attualmente, a fianco dei due membri fondatori, vede la presenza di Creighton Doane ai tamburi e Barry Donaghy al basso. Il capolavoro “Mood Swing” è stato ri-registrato quest'anno in occasione del ventennale dall'uscita con l'aggiunta di tre inediti (Mood Swing II - Frontiers Records) e verrà riproposto durante questo loro tour mondiale, anche perchè, ad esclusione del Canada, al disco in questione non aveva mai fatto seguito un tour promozionale di supporto. Due anni fa Trieste era stata la prima volta in Italia di una leggenda come John Waite, ora sempre grazie all'impegno profuso da Trieste Is Rock, arriva un altro evento storico per il rock melodico/AOR nel nostro Paese. Un’occasione unica ed indimenticabile!

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Comunicato stampa Merdumgiriz

Fear Through Eternity, il progetto audio-video del progetto black metal turco YAYLA, è ora disponibile in streaming grazie a Merdumgiriz Records.

Potete vederlo qui.


Maggiori informazioni su:

Official: http://merdumgiriz.org/Yayla_Official.html
Facebook: https://www.facebook.com/yaylaband
Bandcamp: http://yayla.bandcamp.com/

www.merdumgiriz.org
http:// www.merdumgiriz.org/Emir_To?rul_Official.html

 

 

[post_title] => Yayla: online il video progetto del musicista turco [post_excerpt] => [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => yayla-online-il-video-progetto-del-musicista-turco [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2019-12-27 13:00:31 [post_modified_gmt] => 2019-12-27 13:00:31 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => [menu_order] => 1 [post_type] => post [post_mime_type] => OK [comment_count] => 65553 [filter] => raw ) [13] => WP_Post Object ( [ID] => 369876 [post_author] => 9 [post_date] => 2013-10-28 11:30:00 [post_date_gmt] => 2013-10-28 11:30:00 [post_content] =>

Comunicato stampa Limb Music

Il 15 novembre, Limb Music pubblicherà "Back With A Vengeance" dei , il debutto degli ex SAVAGE GRACE Neudi, Kalli Coldsmith, Roger Dequis e Mario Lang, accompagnati per l'occasione dal cantante tedesco Alexx Stahl.

Il disco sarà anticipato da un EP digitale, "Knutson's Return", comprendente un video e tracce che non saranno incluse nel disco. Potete vedere  "For Now And Forever (Knutson's Return) qui: http://www.youtube.com/watch?v=UCtXikM548Q

 

[post_title] => Master of Disguise: in arrivo il debutto [post_excerpt] => [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => master-of-disguise-in-arrivo-il-debutto [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2019-12-31 22:14:29 [post_modified_gmt] => 2019-12-31 22:14:29 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => [menu_order] => 1 [post_type] => post [post_mime_type] => OK [comment_count] => 65552 [filter] => raw ) [14] => WP_Post Object ( [ID] => 369767 [post_author] => 20 [post_date] => 2013-10-28 09:53:00 [post_date_gmt] => 2013-10-28 09:53:00 [post_content] =>

Ecco, queste sono le cose che si amano di una band torrenziale come i Flower Kings. Nel 2008 dicono di volersi prendere una pausa perché neanche si sopportano più e poi, quattro anni dopo ti piazzano un disco che è un piccolo capolavoro. Non paghi di ciò, l'anno successivo tornano sul mercato con un altro disco di studio nuovo nuovo. Sì, perché Desolation Rose esce ad appena 16 mesi di distanza dal delizioso Banks Of Eden, disco che nel frattanto ha avuto modo di crescere e confermare le buone impressioni di allora.

Messa così non ha un compito facile la dodicesima fatica degli svedesi, che per l'occasione cambiano pelle ancora una volta e si presentano con un disco che, di nuovo, dura un'inezia (50 minuti e passa per un gruppo che ci ha abituati a doppi da 2 ore e mezza è un'inezia) e si compone di ben 10 brani. Un disco che non è un concept ma ha la sua tematica dominante, come confermato dallo stesso Roine Stolt. Vale a dire la condizione del genere umano, che è stato capace di far fiorire una rosa (la cultura occidentale) ma troppo avido per poter condividere questa immensa fortuna con il deserto rappresentato dalle regioni più povere del mondo.

Ma si era detto di 10 brani, tutti di durata ridotta escludendo l'opener. Dieci brani che si caratterizzano per estrema eterogeneità e suoni che rimandano soprattutto a The Sum Of No Evil. Dieci brani che si rivelano gustosi, ma lasciano dietro di sé, qua e là, alcune ombre e danno vita ad un album piuttosto altalenante.

Tra gli highlights è naturalmente impossibile non citare Tower ONE, brano ispirato e per il sottoscritto già un classico. Suittina da appena tredici minuti in continuo divenire, che parte su toni cadenzati e beatlesiani per evolversi in una gloriosa cavalcata in cui troviamo Tomas Bodin a dare la carica con fulminei colpi di frusta, ehm, giri di tastiera. Egual discorso per i quattro minuti di Desolation Road, brano gioioso che in Svezia magari finirà pure in radio, e con il ritornello "Silent graveyards / Look for saviors" che diventa uno dei leit motiv del disco. Altro brano ispiratissimo è la sognante e rarefatta Resurrected Judas, così come di pregevole fattura si rivela essere Silent Carnivore.

A questi alti fanno da contraltare alcuni pezzi decisamente più ostici, come la malatissima Sleeping Bones che, a dispetto dei suoi quattro minuti, riesce piuttosto difficile da inquadrare, e ci riporta ai Flower Kings più lisergici, quelli di Circus Brimstone, seppure molto meno in palla. Dark Fascist Skies è ancora un pezzo che parte bene ma si concretizza in un ritornello decisamente anonimo, mentre la ballatella Blood Of Eden si rivela essere decisamente smielata e semplice. Infine, giudizio sospeso per White Tuxedos, brano in cui i nostri ci riportano alla guerra del Vietnam e pertanto rimescolano ulteriormente le carte. Si tratta di un altro pezzo oscuro e malato, tuttavia molto influenzato dal funk, con un incedere sincopato e strambo degno di Tom Waits, condito da un ritornello decisamente sballato che non si sa bene se scartare come ridicolo oppure abbracciare come teneramente bislacco. Decisamente un pezzo da Flower Kings, ma è difficile capire se col passare del tempo funzionerà o meno.

Bisogna dire una cosa, prima di tirare le conclusioni. La musica dei Flower Kings non è mai variata in maniera profonda nel corso degli anni, a parte forse con qullo Space Revolver che è stato un piccolo spartiacque nella discografia degli svedesi. Pure va detto che, leggendo in giro le recensioni e i commenti, la produzione di Stolt e soci è fatta di alti e bassi, che però variano a seconda dei singoli. Per alcuni Paradox Hotel è un capolavoro di semplicità nonostante si tratti di un doppio, per altri è una caduta di stile. Stesso discorso si può fare Per Adam & Eve, Rainmaker e via dicendo. Ora, è probabile che questo florilegio d'opinioni si ripercuoterà anche su Desolation Rose. Forse il grande limite di questo disco però è solo quello di essere uscito dopo Banks of Eden, un album che si era rivelato ai miei occhi come una prova inaspettatamente, piacevolmente, sorprendentemente buona. La presenza in tracklist di alcuni pezzi difficili da inquadrare, così come un songwriting meno cristallino del solito danno vita ad un disco che è certamente valido, ma niente di più.

Avrebbero dovuto aspettare anziché prodursi in due uscite così ravvicinate? Ma no. Avrebbero dovuto fare direttamente un doppio? Ma neanche!

Il prog è bello perché e vario e se Desolation Rose segnala, almeno a parer mio, un leggero calo rispetto al suo predecessore, pazienza, questo non vuol dire che mastro Stolt (in giro dal 1974) abbia esaurito la sua incredibile vena creativa.

 

Tiziano "Vlkodlak" Marasco

 

Topic dedicato ai Re dei Fiori

Sito ufficiale dei TFK

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Il chitarrista dei MÖTLEY CRÜE Mick Mars, ha smentito le parole dei suoi compagni di gruppo: Neil e Lee, infatti, avevano attribuito ai crescenti problemi di salute del musicista la decisione di interrompere presto i tour.

Il chitarrista ha ribadito: "Ancora una volta, ogni voce su un tour d'addio legato alla mie 'precarie condizioni di salute' è una stronzata. Sto bene, la mia salute non mi ha mai impedito di andare in tour. Grazie a tutti quelli che conoscono la verità. Quando non vorrò più andare in tour, lo saprete da me".

Tommy Lee ha stemperato i toni replicando: "Non si tratta tanto della tua salute fisica, ma piuttosto di quella mentale della band! HAHA!

 

[post_title] => Mötley Crüe: Mick Mars, 'Se non andremo in tour, non sarà certo per la mia schiena' [post_excerpt] => [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => motley-crue-mick-mars-se-non-andremo-in-tour-non-sara-certo-per-la-mia-schiena [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2019-12-23 18:34:09 [post_modified_gmt] => 2019-12-23 18:34:09 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => [menu_order] => 1 [post_type] => post [post_mime_type] => OK [comment_count] => 65550 [filter] => raw ) [16] => WP_Post Object ( [ID] => 369797 [post_author] => 20 [post_date] => 2013-10-28 09:33:00 [post_date_gmt] => 2013-10-28 09:33:00 [post_content] =>

"Di che cosa parlerà il nuovo disco degli Ayreon?"

Eh già, abituati al fatto che i dischi degli Ayreon hanno costituito una lunga saga legata tematicamente, molti devono essere rimasti con un palmo di naso nel vedere l'inarrivabile 01011001. L'ultimo doppio di casa Luicassen aveva infatti analizzato tutto il concept Ayreonautico dall'alba dei tempi al 2084, lasciando intendere che i possibili sviluppi futuri di quest'epopea erano ben pochi. Sinceramente ad alcuni tale mancanza può anche aver suggerito l'idea che il progetto Ayreon non avrebbe avuto ulteriori sviluppi (io ero tra questi), soprattutto se unite ad alcune frasi di Arjen durante le interviste promozionali di 01011001. Frasi che riguardavano la problematica gestione di troppi cantanti, frasi sulle quali torneremo al momento debito.

Ma no, niente di tutto questo. Il genio olandese ha speso gli ultimi 5 anni a progettare un nuovo capitolo per la sua creatura più famosa, un nuovo capitolo che è stato presentato due mesi or sono con l'ambizioso titolo di "The Theory Of Everything". Un titolo che ancora una volta lascia presagire un sottesto fantascientifico e propositi più che mai ambiziosi, via via suggeriti dalla campagna promozionale. L'artwork, ancora una volta ad opera di Jen Bertels, discepolo di Roger Dean, con la consueta angolazione obliqua, il mare in primo piano e le strutture fantascientifiche  sullo sfondo, lasciava presagire una continuità con i lavori precedenti.

Ma non è così, questo nuovo lavoro si presenta tematicamente scisso, un po' come lo era The Human Equation. Ancora una volta ci troviamo davanti ad un concept, fantascientifico e decisamente prog. Si tratta della storia di un genio, di un ragazzo prodigio che rivela una predisposizione per la matematica quasi soprannaturale. Nel corso dell'opera il ragazzo deve confrontarsi con le persone che gli stanno attorno, alcune benevole, altre ostili (esattamente com'era stato costretto a fare Me con le sue emozioni durante il coma di The Human Equation); alcune cercano di manipolarlo per migliorarne le capacità  e rischiano di creare un mostro sicché il ragazzo, secondo tradizione prog, è costretto a scendere nei meandri di sé stesso e conoscersi a fondo per poter infine trovare l'equazione con cui esprimere la teoria del tutto. Ora si sa che nei dischi degli Ayreon ad ogni personaggio corrisponde una (grandissima) voce, ma prima di introdurre le voci urge fare un nuovo passo indietro.

Dopo la realizzazione del pluridecorato The Human Equation, Arjen Lucassen aveva notato che gestire tanti cantanti, molto famosi e provenienti da ogni parte del globo, era piuttosto difficoltoso. Sicché per 01011001 aveva deciso di spedire soltanto otto mail, alle quali in un primo momento nessuno rispose. Ragion per cui lo spilungone ne spedì altre otto e fu solo allora che tutti, ma proprio tutti i cantanti coinvolti risposero entusiasti. E fu così che il nostro si trovò a gestire 16 voci più la sua, un mostro ancora più grande del precedente. Da qui una decisione piuttosto semplice: in The Theory Of Everything Arjen non canta. E gli interpreti sono, finalmente, solo otto, tra le quali figura anche una bella fetta di Italia, rappresentata dall'ottima Cristina Scabbia dei Lacuna Coil (madre  del protagonista) e da una fantastica Sara Squadrani degli Ancient Bards. Oltre a loro si segnala l'ottimo Tommy Karevik (singer dei Kamelot svedesi) nel ruolo di "protagonista", ma soprattutto Marco Hietala, autore di una prestazione davvero maiuscola nel ruolo del rivale. Oltre a ciò va detto che buona parte dei cantanti qui coinvolti sono poco conosciuti, in ogni caso non si tratta di una parata di mostri sacri come era stato negli ultimi tre dischi.

Venendo alla strutturazione del concept invece c'è da restare sgomenti, poiché Lucassen questa volta, anziché pensare ai cantanti, ha voluto strafare sul versante musicale, strutturando la sua creatura in quattro supersuite da venti minuti di topographica memoria, per un totale di 99 minuti e 33 secondi. È un caso? Poco importa perché ciascuna delle supersuite si compone di almeno dieci brani per un totale di ben quarantadue tracce complessive. Teniamo presente poi che alcuni temi si riprendono nel corso del disco, ma è un fatto che quest'album, soprattutto se ascoltato in mp3, si presenta come un'unica impressionante composizione organica ed in costante divenire. Dell'esistenza delle quattro suite si viene a sapere solo andando sul sito di Arjen Lucassen e leggendo l'apposito comunicato stampa. Pertanto tentare una descrizione dell'album nel suo svolgimento non è tanto un'impresa improba, è proprio fatica sprecata, perché anche dopo mille ascolti si ha l'idea di un immenso organismo pulsante in cui ogni strumento ed ogni voce è una parte indistinguibile del tutto, come tante minustole tessere colorate che vanno a costruire uno sterminato mosaico.

Un mosaico che, nei toni cupi e nei suoni mutevoli si avvicina molto, una volta ancora, a The Human Equation, risultando tuttavia molto più variegato. Perché, laddove il buon Arjen si è contenuto nella scelta dei cantanti, dall'altro lato ha chiamato fior fiore di strumentisti per dar vita al suo disco sonosricamente più ricco. A prescindere dal fido Ed Warby, troviamo infatti gente come Rick Wakeman, Jordan Ruddes, Keith Emerson alle tastiere, Steve Hackett alla chitarra, per proseguire con una gamma incredibile di flauti (Jeroen Gossens), archi, arrivando fino agli Uilleann pipes (che non sono cornamuse ma suonano simili) di Troy Donockley, nuovo ingresso dei Nightwish, ed altri strumenti. Questa sinfonica moltitudine fa sì che il classico sound Ayreon si arricchisca di tantissime sfumature personali, per un risultato finale che è sì figlio di Lucassen, ma è anche un immenso caleidoscopio di sonorità che spaziano dal prog al folk all'elettronica. E dunque, data l'incredibile varietà di personaggi coinvolti, tutti incantevoli, a voler analizzare la prova d'ognuno o lo svolgersi dell'album dall'inizio alla fine, questa recensione sarebbe più lunga di un Arcipelago Gulag e più pallosa di un Dottor Živago.

Superato lo sgomento di fronte a questa curiosa sinfonia fiamminga moderna però, resta il fatto che il suono di Arjen si mantiene accessibile e il suo gusto per la melodia di primissimo livello, sicché, poco a poco si finisce per notare i passi che ritornano, emergono tracce, o gruppi di tracce, davvero da brividi. In linea di massima i momenti caldi stanno tra The Prodigy's World e Love and Envy, tra The Rival's Dilemma e Quantum Chaos, Tra Collision e Magnetism. Ma discorsi simili non andrebbero fatti perché questa opera rock, come tutte le oper rock, va ascoltata in un'unica, estenuante tirata.

Difficile da metabolizzare? Sicuramente. Inferiore ai suoi predecessori? Di certo inferiore agli incombenti The Human Equation e 01011001, ma eguagliare simili capolavori è impresa ardua, soprattutto rifiutando deliberatamente la possibilità di utilizzare suite di ampio respiro ma comunque contenute in se stesse com'erano Age of shadows o Isis And Osiris. Ciò non toglie che The Theory Of Everything confermi il talento megalomane dell'uomo che vi sta dietro e che lo confermi egualmente come figura di spicco nel panorama progressive metal attuale.

Tiziano "Vlkodlak" Marasco

Discutine sul topic degli Ayreon

Sito ufficiale di Arjen Anthony Lucassen

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I BOSTON hanno rilasciato in streaming il nuovo singolo "Heaven On Heart", traccia presente nel nuovo album "Life,Love And Hope"; in uscita il prossimo 3 dicembre su Frontiers Records.

                      

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Lou Reed, leggenda del rock famosa per i suoi trascorsi nei seminali Velvet Underground e per una lunghissima carriera da solista (di cui si occupò anche Giancarlo Trombetti proprio sulle pagine di Truemetal), è morto oggi all'età di 71 anni. Reed era altresì noto ai metallari di tutti il mondo per via della controversa collaborazione con i Metallica.
 


Ad ora non sono noti ulteriori dettagli sulle cause del decesso, è tuttavia noto che l'artista statunitense aveva subito un trapianto di fegato in maggio.

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I Keen Eyed sono un gruppo Triestino che , dopo un lungo e travagliato  cammino (comune purtroppo a tante realtà metalliche del nostro bel paese) riesce ad approdare all'incisione del debutto dopo ben 28 anni dalla fondazione. Questo già la dice lunga sulla voglia di "spandere il verbo", sulla tenacia e sull'esperienza quasi trentennale del combo alabardato.

La band ha solide radici nella sezione ritmica costituita dai fondatori Giorgio Gruden al basso e Fabio Paolino alla batteria; lungo la strada si sono aggiunti Ricky Zarba "mastro d'ascia", Ricky Scarantino "mago delle tastiere" ed Angelo Gervasi "maestro della voce".
Una menzione particolare per i cori di Alex Zarotti e per la piacevole rivelazione di quest' album Marina Sabbadini, valore aggiunto ad un disco come non ascoltavo da tempo.
La band mette in gioco tutte le influenze che hanno maturato nel proprio percorso musicale: classic rock, progressive, metal-prog, epic metal e giunge. L'amalgama che ne scaturisce ha un sapore (con)vincente.

L'apertura di “Reflection” è affidata al breve strumentale “Dream pt.1” dove il viaggio onirico è condotto dalle tastiere di Scarantino, sferzate dal vento che soffia sulla terra di Sandman.
“She's The Devil” ci approccia con riff pesanti, creando il tipo di atmosfera che ha reso celebri Blue Oyster Cult e Black Sabbath, in cui il fraseggio chitarra e tastiera ha un gusto genesisiano, ed introduce una vena melodica e malinconica allo stesso tempo che pervade tutto il cd e si celebra con “The Age Of Reason”. Un gioiello di New Progressive anni 80, raffinato, sublimato dalla grande interpretazione di Angelo Gervasi ed impreziosito dal duetto con Marina Sabbadini.
“Fishing Dreams” è un'altra perla che prosegue idealmente il discorso musicale della traccia precedente: le tastiere di Ricky Scarantino intessono la trama su cui la carismatica voce di Gervasi ricama l'ordito di un tappeto sonoro che Ricky Zarba (ancora grande affiatamento chitarra-tastiere) cesella con un assolo di chitarra maestoso.
E' lo stesso Zarba che si incarica di introdurre “(You Make Me A Fell) I Belong To You”: una canzone stupenda che sembra uscita dalle session di "Dark Side Of The Moon" o di "The Final Cut", grazie ancora ad una prestazione sontuosa della premiata ditta  Gervasi/Sabbadini...da brividi. E dal momento che i Keen Eyed non ci vogliono far mancare nulla, la chitarra di Zarba regala una “song within the song”, una canzone dentro alla canzone.

“Labyrinth” è un altro piccolo capolavoro di questo “Reflection”: si parte con un riff di tastiere quasi claustrofobico mentre la chitarra appesantisce quel tanto che basta a creare un ambiente gotico e dark prog, di cui i primi IQ (quelli di “Tales From The Lush Attic” e di “The Wake”) sono stati maestri, mentre l'apertura melodica ed ariosa del chorus richiama gli stilemi che hanno fatto grandi i Pallas di “The Knightmoves”.

Proseguendo con l'ascolto di “Lovely Hell”, immersi nuovamente in atmosfere progressive di inizio anni 80, i richiami a Counterpoint, Castanarc, Comedy Of Errors ed ai nostrani Arcansiel e Fearie Queen si sprecano, ma i KE mantengono una propria identità grazie ad influenze più hard che si manifestano nella presenza della chitarra che incastona riff crepuscolari e solos ispiratissimi.
Tutto ciò è possibile grazie al lavoro oscuro di basso e batteria che, pur non essendo mai invadenti, colorano ogni canzone di un suono pieno ed appagante all'orecchio di noi fruitori. Infatti con “Problems Behind” i KE accelerano un po' verso un prog più recente (leggasi Arena) dove i sopracitati Gruden e Paolino dettano i tempi che poi la chitarra di uno Zarba sempre più ispirato concretizza  in un assolo evocativo.
Grande pathos per “Scent Of Feeling” un brano acustico che la grande voce di Gervasi rende quasi magico, le tastiere di Scarantino entrano in punta di piedi e fanno da preludio ad un finale sinfonico capace di ricordarmi l'immenso triplo live "Concerto" del menestrello Angelo Branduardi.
Ancora riff pesanti e quasi ossessivi in “Hold Me Tonight” che riallacciandosi a “She's The Devil” ricorda le band del Sabba Nero e dell'Ostrica Blu.

Altro brano a tinte forti e cupe è “Love Token In The Dark” dove però i KE non dimenticano mai la loro identità ed aggiungono quel tocco melodico che potremmo ormai definire il loro marchio di fabbrica. Il cerchio si chiude là dove era iniziato con la strumentale “Dream pt.2” e con gli splendidi vocalizzi di Marina Sabbadini.

I Keen Eyed si congedano dal regno dell'Uomo di Sabbia. Con un sorriso di soddisfazione, riparto con la traccia numero uno e continuo a sognare...

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Riceviamo e pubblichiamo

Cosa c'è di meglio di una notte piena di terrore? Soltanto un pazzo circo rockeggiante!!!

Etrurian Legion, F**k You We Rock Records, ESD Live, Circus Club, Titty Twister, Granducato Di Metallo e Italia Di Metallo sono orgogliose di invitarvi alla notte più matta dell’anno: HALLOWEEN MAD CIRCUS: la notte dei morti rockeggianti! Il 31 ottobre il Circus Club (Via Newton 62 - Scandicci, FI) sarà invaso da un'orda zombie affamati di lussuria e follia. Sarete così coraggiosi da rischiare la pellaccia e danzare con i non-morti?

Tre fottutissime band pronte ad intrattenervi con un live show direttamente dall'oltretomba! Ad aprire le danze i Fall As Leap (http://www.facebook.com/FallAsLeap), seguiti dallo shock rock degli Sliver (http://www.facebook.com/sliver.horrorwood), per chiudere con i Junkie Dildoz (http://www.facebook.com/JunkieDildoz) e il loro rock irriverente.

Non vi basta la musica? E allora via con le Titty Twister(https://www.facebook.com/pages/Titty-Twister)! Le due bellissime diavolesse, reduci da una tournée estiva esplosiva, sono pronte a regalarvi una notte indimenticabile, prima con un live show acrobatico e dopo con un dj set degno del peggior Halloween.

Segnate in rosso il 31 ottobre e preparatevi ad un incontro ravvicinato con l'orrore!

 

APERTURA CANCELLI ore 21.00

INGRESSO: Tessera Acsi + 3€ (con shot di benvenuto)

Info: http://www.facebook.com/events/264768870338090/?fref=ts

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