Hard Rock

Live Report: Frontiers Rock Festival II – Day One @ Live Club Trezzo sull’Adda (MI) 11/04/2015

Di Alex Casiddu - 26 Aprile 2015 - 10:42
Live Report: Frontiers Rock Festival II – Day One @ Live Club Trezzo sull’Adda (MI) 11/04/2015

 

FRONTIERS ROCK FESTIVAL – DAY I

11/04/2015 @ Live Club, Trezzo sull’ Adda (MI)

 

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E’ trascorso poco meno di un anno, grazie alla caparbietà (ma soprattutto alla grande passione) di Serafino Perugino e della Frontiers Records family, torna il FRONTIERS ROCK FESTIVAL, uno dei pochissimi appuntamenti europei dedicati al rock melodico, e rara occasione per trovarsi di fronte ad artisti che difficilmente avremmo occasione di vedere sui nostri palchi.

Il Live Club di Trezzo sull’Adda anche quest’anno si dimostra una location ad hoc per un evento del genere, con ottimi suoni e ampie zone all’aperto dove rilassarsi per tutta la caldissima giornata, grazie anche ad un meteo che ha giocato senza dubbio a nostro favore.

 

Angelica

 

Alle 15 in punto il Festival è pronto per dare fuoco alle polveri, e lo fa tingendosi di rosa, con il debutto live assoluto – come solista – di ANGELICA, cantante svedese dedita ad un classico AOR melodico.

La suadente voce della Rylin dà il benvenuto al pubblico presente nella venue (a dire il vero ancora esiguo, la maggior parte della gente in realtà si trova ancora in fila all’esterno in attesa di entrare) proponendo una performance incentrata sul suo primo – ed unico – album solista ‘Thrive’, uscito nel 2013.

La release ha visto la prestigiosa collaborazione di personaggi quali Harry Hess (Harem Scarem), Anders Wigelius e l’onnipresente Alessandro Del Vecchio, protagonista anche sul palco in veste di tastierista.

La carica della singer scandinava prova a far smuovere subito i presenti, aprendo il festival nel migliore dei modi, tempo di salutare i primi amici presenti che in un batter di ciglia i trentacinque minuti a disposizione di Angelica sono già archiviati, segno comunque che la proposta (non solo musicale ma anche visiva) è stata apprezzata.

 

Setlist:

Breaking My Heart

I’m Strong

To Your Rescue

Rain On My Parade

Riding Out The Storm

Can’t Stop Love

This Kiss Is Just For You

Take Me To Your Heart

 

PrayingMantisNewBand

 

Il primo cambio palco giunge puntuale, ed è tempo di ospitare sullo stage i PRAYING MANTIS, leggenda della NWOBHM.

La band inglese, forte della sua quarantennale carriera e di un nuovo singer – John Cuijpers – in forza alla band dal 2013, prende possesso dello stage per offrire ai presenti tre quarti d’ora di musica; spaziando tra vecchi cavalli di battaglia (‘Panic In The Streets’, ‘Dream On’) e materiale più recente (‘Highway’ dall’album ‘Sanctuary’).

Non manca il tempo per apprezzare due gustose anteprime – ‘Fight For Your Honour’ e ‘Believable’ – dal nuovo album in uscita quest’anno.

Ascoltando i brani storici ovviamente ricorrono diverse analogie tra i Mantis e i più noti connazionali Iron Maiden; più volte si sono intrecciati legami tra le due band, e non a caso Clive Burr, Paul Di Anno e Dennis Stratton anni addietro sono stati membri di entrambi i gruppi.

Seconda performance della giornata, e seconda soddisfazione per le nostre orecchie affamate di rock, bene così!

 

Setlist:

Children Of The Heart

Panic In The Streets

Highway

Fight For Your Honour

Dream On

Believable

Captured City

 

 

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Poco prima delle 17, le assi del Live Club hanno il piacere di riospitare gli ECLIPSE, già presenti nella scorsa edizione e forti del nuovo album ‘Armageddonize’, fino ad ora giudicato – da addetti ai lavori e non – migliore uscita discografica del 2015 in ambito hard rock.

Erik Martensson è la solita scheggia impazzita, salta da un lato all’altro del palco come se non ci fosse un domani, ed anche oggi ci poniamo la stessa domanda dello scorso anno: ‘Ma dove trova tutta l’energia per cantare, suonare e muoversi contemporaneamente?’.

Gli svedesi, ovviamente consci d’aver messo a segno un vero e proprio colpo da novanta con l’ultima release, non perdono la ghiotta occasione di proporre alcuni degli episodi più rappresentativi, dai nuovi inni rock ‘I Don’t Wanna Say I’m Sorry’, ‘Stand Your Feet’ e ‘Blood Enemies’; completando il quadro con estratti dal recente passato – e già divenuti classici – ‘Bleed And Scream’, ‘Wake Me Up’ e la conclusiva ‘Breaking My Heart Again’.

Dopo l’esplosione degli H.e.a.t., possiamo asserire che anche gli Eclipse sono definitivamente proiettati verso l’olimpo dei grandi, a tal proposito non perdetevi assolutamente il loro ritorno in Italia da headliner il prossimo mese di settembre… ne vedrete delle belle!

 

Setlist:

I Don’t Wanna Say I’m Sorry

Stand On Your Feet

Wake Me Up

The Storm

Battlegrounds

SOS

Breakdown

Blood Enemies

Ain’t Dead Yet

Bleed And Scream

Breaking My Heart Again

 

 

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Chiamati a sostituire i defezionari Circus Maximus, direttamente da Los Angeles, California, arrivano i BURNING RAIN capitanati dal chitarrista Doug Aldrich, conosciuto ai più per la sua militanza nei Whitesnake, con i quali ha trascorso gran parte della sua carriera.

Ad accompagnarlo, sin dal 1999, il singer Keith St. John dei Montrose, il cui sodalizio ha portato alla realizzazione di tre album, l’ultimo in ordine di tempo ‘Epic Obsession’, saccheggiato abbondantemente durante il tempo a loro disposizione.

Abbiamo l’opportunità di provare sulla nostra pelle il significato delle parole ‘rock entertainment’, fatto di riff solidi, caldi vocalizzi e un muro sonoro invalicabile.

All’interno della setlist odierna trovano spazio cover dei Montrose (‘Rock The Nation’), ma soprattutto dei Whitesnake, dei quali vengono suonate nell’ordine ‘Steal Your Heart Away’ e ‘Cryin’ In The Rain’. Inutile dire che quest’ultime hanno sortito l’effetto desiderato, ovvero alzare il livello della performance e con esso la partecipazione del pubblico, gasato come non mai.

I titoli di coda sfilano sulle note della zeppeliana ‘Kashmir’, qui proposta con l’aiuto del magico tocco di Alessandro Del Vecchio alle tastiere.

 

Setlist:

The Cure

Pray Out Loud

My Lust Your Fate

Cherry Grove

Heaven Gets Me By

Stone Cold N’ Crazy

Steal Your Heart Away (Whitesnake cover)

Cryin In The Rain (Whitesnake cover)

Rock The Nation (Montrose cover)

Kashmir (Led Zeppelin cover)

 

 

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Si inizia a fare sul serio con la seconda band britannica della giornata, gli FM arrivano in Italia per la prima volta sfoggiando tutta la loro innata classe, fatta di eleganti brani melodic rock che tengono incollati gli occhi – ma soprattutto le orecchie – di tutti gli spettatori per un’ora di set semplicemente perfetta ed emozionante. 

Overland e soci presentano una pulizia del suono, ed un’ esecuzione strumentale a dir poco divina, già dall’iniziale ‘Tough Love’, estratta dal bellissimo ‘Rockville’.

Gli Fm regalano a tutti noi un excursus spazio-temporale che va da ‘I Belong To The Night’ (da ‘Indiscreet’ del 1986), fino all’ anteprima di ‘Digging Up The Dirt’ dal nuovo ‘Heroes & Villains’ in uscita proprio questo mese.

Nel mezzo abbiamo modo di apprezzare la voce d’altri tempi di Steve Overland, da ‘Bad Luck’ a ‘Tough It Out’, che con il suo ritornello killer conquista – se mai ce ne fosse bisogno – fino all’ultimo spettatore presente in sala.

Con la conclusiva ‘Burning My Heart Down’, i londinesi si congedano sommersi dagli applausi del pubblico, che a bocce ferme li decreterà migliore band della giornata.

Del resto, la classe non è acqua!

 

Setlist:

Tough Love

I Belong To The Night

Digging Up The Dirt

Closer To Heaven

Leader

That Girl

Wildside

Bad Luck

Tough It Out

Crosstown Train

Burning My Heart Down

 

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A rimpiazzare gli inizialmente previsti Last In Line, ci pensano gli HAREM SCAREM, acclamati a gran voce dai fans e fautori di una performance che non farà rimpiangere gli assenti, anzi, a giudicare dalle molteplici richieste pervenute alla Frontiers – in fase di costruzione del bill – e dalla reazione estasiata dei fans durante lo show, potremmo dire che questo cambio è cascato a fagiuolo.

Fans accontentati, ma purtroppo la band guidata da Harry Hess, quest’oggi si presenta orfana del chitarrista Pete Lesperance (causa braccio rotto), e arriva in Italia con il sostituto Michale Vassos e con Darren Smith dietro le pelli, tornato in line up dopo l’esperienza da singer nei Red Dragon Cartel di Jake E. Lee, presenti tra l’altro alla scorsa edizione del festival.

Anche per loro la giornata di oggi è l’occasione per promozionare il nuovo album ‘Thirteen’ (cinque i pezzi suonati), ma quando i canadesi ingranano la quinta e partono con le varie ‘Hard To Love’, ‘Slowly Slipping Away’, ‘Honestly’, ‘Saviors Never Cry’ non ce n’è più per nessuno.

Il pubblico, ormai constantemente presente sotto lo stage, si lancia in battimani e cori all’unisono che caricano di energia positiva tutto l’ambiente. Finalmente abbiamo l’occasione per vedere gli Harem Scarem calcare un palco importante e degno della loro fama.

‘No Justice’, proposta in chiusura, è la ciliegina sulla torta che chiude in modo epico una performance da dieci e lode per i rockers di Toronto.

 

Setlist:

Garden Of Eden

Dagger

Hard To Love

Slowly Slipping Away

Troubled Times

Distant Memory

Honestly

Sentimental Blvd

Saviours Never Cry

Stranger Than Love

All I Need

The Midnight Hours

Saints And Sinners

Karma Cleansing

Change Come Around

No Justice

 

 

JOE LYNN TURNER logo

 

Ad avere l’onore di chiudere questa prima giornata di festival, finora ben riuscita e con performance di altissimo livello, è JOE LYNN TURNER.

E qua probabilmente risiede l’unica nota stonata della giornata: a malincuore – e con tutto il rispetto per la storia artistica del singer statunitense – non possiamo dire che Turner abbia rispettato – e meritato – il ruolo affidatogli dalla Frontiers; una scaletta totalmente fatta di cover non è, dal punto di vista professionale, la cosa migliore da offrire ad un pubblico pagante arrivato da ogni parte del mondo.

Gli si può concedere di eseguire cavalli di battaglia quali ‘I Surrender’, ‘Street Of Dreams’ o ‘Rising Force’, risalenti al suo periodo insieme a Rainbow e Malmsteen; ma non è giustificabile la scelta – e sinceramente non se ne vede neanche l’utilità – di dedicare gran parte del set a brani di Deep Purple o Rainbow, sui quali non figurava nemmeno come cantante originale.

‘Smoke On The Water’, ‘Highway Star’, ‘Burn’ o ‘Long Live Rock N’ Roll’ le conosciamo tutti quanti a memoria ed era auspicabile che Turner offrisse qualcosa di diverso, per rendere veramente speciale la serata.

Ottimi album interpretati da lui ne abbiamo (da quelli in veste solista fino a quelli con i Sunstorm), perciò risulta ignoto a noi comuni mortali il perché di una tale – scellerata – scelta.

Una delle poche cose positive – per fortuna – da segnalare, è l’ottima band che ha accompagnato il cantante, ovvero gli svedesi Dynazty che ci sanno veramente fare, con menzione speciale al chitarrista Love Magnusson, un vero mostro!

Guardando il parterre svuotarsi con il trascorrere dei minuti, possiamo affermare tranquillamente che per il pubblico, la prima giornata di festival è terminata ufficialmente con gli Harem Scarem.

Dopo aver vissuto delle performance di altissimo livello (FM vincitori assoluti), assistere ad un’esibizione del genere lascia veramente l’amaro in bocca, e non osiamo immaginare come avrebbe potuto concludersi questa giornata, se al posto di Turner ci fossero stati altri artisti, magari neanche contattati in fase organizzativa, per lasciare una posizione d’onore a lui.

  

Setlist:

Death Alley Driver (Rainbow cover)

I Surrender (Russ Ballard cover)

Perfect Strangers (Deep Purple cover)

Highway Star (Deep Purple cover)

Stone Cold (Rainbow cover)

Rising Force (Yngwie J. Malmsteen cover)

Street Of Dreams (Rainbow cover)

Deja Vu (Yngwie J. Malmsteen cover)

Man On The Silver Mountain (Rainbow cover)

Spotlight Kid (Rainbow cover)

Long Live Rock N’ Roll (Rainbow cover)

Burn (Deep Purple cover)

Smoke On The Water (Deep Purple cover)

 

Live report a cura di Alex Casiddu.