Report “X-MASS Festival” (13/12/2001)

Di Redazione - 28 Dicembre 2001 - 17:45
Report “X-MASS Festival” (13/12/2001)

Giovedì 13 dicembre si è svolto al Palaquatica di Milano il tanto atteso e celebrato Xmass Festival. Truemetal.it si è puntualmente presentato all’evento per offrire a voi un report il più fedele possibile di quanto è accaduto.Il gelo polare sembrava fedelmente riprodotto in un pubblico che, per svariate ragioni, ha assistito al concerto in maniera piuttosto annoiata. La presenza numerica non è stata particolarmente rilevante, la partecipazione attiva ancora meno. Insomma, gli sbadigli regnavano sovrani, i poghi erano contenuti, e questa è stata una costante di quasi tutta la giornata. A contribuire a ciò è stato sicuramente anche la mancata presenza di due dei gruppi promessi (Necrodeath e Kreator) nonchè il ritardo, cosa che ha suscitato le ire di gran parte dei presenti. L’increscioso compito di aprire le danze è spettato agli svedesi Vomitory e a mio avviso, a discapito di quanti molti affermano, se la sono cavata più che dignitosamente. Teniamo presente che il gruppo era quasi sconosciuto a molti degli spettatori, e questo ha influito pesantemente. La potenza di suono di questa band è veramente spaventosa, hanno una professionalità fuori da ogni contestazione ma peccano un po’ di presenza scenica. Insomma, non c’è stato niente nella loro esecuzione che valga veramente la pena di ricordare. Tuttavia hanno dimostrato di conoscere bene il loro genere e di poter fare buone cose. Molto bravo soprattutto il batterista, il quale si lascia andare spesso e volentieri in accelerazioni potenti e precise. Parte del pubblico ha comunque dimostrato di conoscere le canzoni, il che rivela come questa band stia pian piano emergendo. Il secondo round è toccato ai Krisiun, il gruppo a mio parere peggiore della serata. Per quello che riguarda la musica, sarà che sono prevenuto nei loro confronti, ma vi assicuro che per tutti gli ascoltatori è stata di una noia mortale. La proposta di questi brasiliani è un brutal-death senza nè capo nè coda, un miscuglio di riff senza gran senso suonati velocemente e con qualche armonico in mezzo. Alla luce delle loro dichiarazioni durante svariate interviste, nelle quali più di una volta si sono detti il miglio gruppo brutal del sud-america, bè… non mi resta che ridere per non piangere. La cosa che più mi è dispiaciuta è stato sentire un batterista di tale calibro sprecarsi per suonare in un gruppo di cui, sempre che non avvenga un miracolo, non ci sarà mai nulla da dire. Questo mostro delle pelli ha infatti dimostrato di essere la colonna portante del gruppo, e, sinceramente, è stato l’unico punto a favore che hanno segnato. Finalmente è arrivata l’ora dei tanto attesi Dark Funeral. Era per me la prima volta che li vedevo e, pur non essendo un grande estimatore di tale gruppo, sono rimasto veramente ben impressionato. Si è visto chiaramente che una buona parte del pubblico era lì per loro: la prova è stata il boato che c’è stato al loro ingresso. Bene, devo dire che non hanno deluso nessuna aspettativa. Il ritmo che tengono sul palco è veramente invidiabile, hanno saputo tenere viva l’attenzione di tutti i presenti, molti dei quali si scannavano per riuscire a guadagnare un passo a favore del palco. Vero tripudio all’annuncio di “The Secrets Of The Black Arts”, che è oramai diventato l’insegna di battaglia del gruppo svedese. Gran parte dei presenti ha cantato per l’intera durata del loro show, e anche chi non li conosceva è stato coinvolto e li ha seguiti volentieri. Impressionante la prova vocale di Caligola, che con l’esibizione di ieri ha ridimostrato di essere uno dei migliori singer di sempre in campo black metal. Con i Nile, terzultimo gruppo della serata, l’opinione di tanti si è spaccata. Questo gruppo negli ultimi anni ha fatto un salto di qualità a livello di vendite mostruoso. Chi prima non li aveva mai sentiti nominare ora li conosce quasi d’obbligo. Per questo credo che l’aspettativa nei loro confronti fosse piuttosto alta. Io reputo che nel complesso abbiano suonato bene e in maniera professionale, ma devo ammettere che a lungo andare la loro proposta diventa un tantino monotona. C’è stato inoltre un piccolo disguido con i suoni, il che ha fatto sì che i pezzi fossero in certi punti quasi irriconoscibili. Tutto sommato, anche grazie ai loro inserti particolari, hanno saputo portare a termine dignitosamente il loro compito, con qualche sbadiglio del pubblico ma anche con molti dei fan più che soddisfatti. Ho trovato interessante che nel gruppo, formato da quattro elementi, ci siano ben tre voci, le quali si distribuiscono piuttosto equamente le parti. Questa violenza vocale è sorretta da suoni molto compressi e da una batteria che non cede mai, e che anche nelle parti cadenzate risulta di una pesantezza a cui solo pochi gruppi sanno arrivare. Toccava ai Marduk e, per quanto li si possa criticare, di una cosa bisogna dargli atto: sanno come si tratta il pubblico e nei confronti del pubblico hanno un atteggiamento veramente impeccabile. D’altronde si sa che Legion, durante i concerti, è più probabile trovarlo al bar che nel backstage… Tornando al concerto, i Marduk erano sicuramente quelli con più fan al seguito. E hanno dimostrato di essere quelli che meglio sanno trascinare il pubblico e farlo divertire. Diciamo che la loro attitudine potrebbe oramai ricordare più quella di un gruppo rock che di un gruppo black, ma, se a loro piace così, meglio per tutti. Il vero tripudio arriva quando, durante il primo stacco di “Panzer Division Marduk”, Legion al posto del classico urlo decide di fare il blasfemo con un bel bestemmione… Credo che sia uno dei pochi momenti della giornata in cui il pubblico abbia veramente fatto sentire il proprio apprezzamento. Nel compiere un gesto atletico poi il cantante svedese ha rischiato una rovinosa caduta, che molti ancora adesso si chiedono come abbia fatto ad evitare: se l’è cavata solo staccando il cavo del microfono. Nel complesso c’è da dargli atto di essere veramente una band coinvolgente, e lo hanno dimostrato soprattutto durante l’esecuzione di “Materialized In Stone” e di “Baptism By Fire”. Ma il vero spettacolo, il vero evento della serata è stata l’esibizione dei Cannibal Corpse. A distanza di 24 ore mi sembra ancora di sentire la potenza che quei cinque pazzi furiosi riescono a scatenare sul palco. La cosa più bella è stata che hanno proposto pezzi a partire dal loro primo album, fino ad arrivare all’ultimo, e non hanno mancato di proporre un brano che andrà a far parte dell’album nuovo. La professionalità della band è risultata innegabile, ma non riesco proprio a capire chi si ostina ad affermare che il loro modo di suonare è distaccato: forse non coinvolgono con la loro presenza scenica, puntano più al sodo, ma vi assicuro che la risposta del pubblico è stata più che positiva. I pezzi che hanno raccolto le maggiori acclamazioni sono stati senza ombra di dubbio “Stripped, Raped And Strangled”, “Devoured By Vermin” e “Pounded Into Dust”. Il meglio a mio parere è però arrivato con “The Pick-Axe Murders” e soprattutto con “Unleashing The Bloodthirsty”: esecuzione impeccabile e potenza di suono fuori dalla norma sono stati gli ingredienti esplosivi con cui i deathsters americani hanno massacrato il pubblico. Fisher non fa assolutamente sentire la mancanza di Barnes e, con tutto il rispetto per questo personaggio, fa venire la voglia di immaginare un ipotetico “The Bleeding” con lui alla voce… Infine nota di merito per la sezione ritmica, composta da Webster (basso) e Mazurkiewicz (batteria), i quali pur non eccedendo in dimostrazioni di tecnica fanno della loro semplicità e della loro incidenza due strumenti distruttivi. La giornata avrebbe potuto dare qualcosina in più viste le aspettative: non ci si può comunque lamentare più di tanto perchè i gruppi, da professionisti quali erano, hanno saputo offrire uno spettacolo dignitoso. E’ mancato quel pizzico di passione e di coinvolgimento del pubblico che si riscontra di solito a tali manifestazioni. Ora non ci resta che aspettare il prossimo grande appuntamento, cioè il No Mercy Festival, il quale promette dei grandissimi nomi. Nell’attesa, scusate, ma io vado a riascoltarmi i miei cd dei Cannibal Corpse…