Report: Y & T + The Rocker, Cermenate, 25 maggio 2007

Di Marcello Catozzi - 30 Maggio 2007 - 9:40
Report: Y & T + The Rocker, Cermenate, 25 maggio 2007

A causa di una vacanza prenotata qualche mese prima, l’anno scorso mi persi la chance di vedere (anzi, di rivedere) i Y & T, con mio sommo dispiacere. Ma stavolta l’occasione non mi sfuggirà! Mi metto in viaggio a metà pomeriggio, puntando il mio (quasi) infallibile navigatore sul Black Horse di Cermenate, ove appunto questa sera avrà luogo il concerto dei Y & T.
Mi si conceda un rapido flash back. Questa band mi colpì subito, al primo impatto: era il 1982 e in Italia erano giunti solo echi lontani (grazie ai nastri e a qualche vinile) delle gesta di questo gruppo, originario della Baia di San Francisco. I lettori non di primo pelo ricorderanno che, all’epoca, il nostro Paesello veniva regolarmente tagliato fuori dai circuiti musicali di un certo livello; pertanto, gli irriducibili rockettari che volevano godersi dei concerti degni di nota erano costretti a varcare la frontiera. Nella circostanza, mi trovavo a Zurigo per lo show degli AC-DC: prima del fatidico momento dei rintocchi della campana infernale, ebbi la fortuna di gustarmi l’esibizione della band di supporto: una performance di prim’ordine, che mi rimase ben impressa nella mente, per quelle tipiche sonorità a stelle e strisce, per quella dose di energia notevole sparata senza risparmio: un hard rock tirato e tostissimo, addolcito da componenti melodiche. In particolare, rimasi letteralmente affascinato dalla bravura di quel talentuoso frontman riccioluto, dalla voce calda e potente, e pure dotato di una tecnica da lasciare attoniti, con quella sua chitarra laccata di rosso da cui uscivano acuti lancinanti. Si trattava, appunto, degli americani Yesterday and Today.
Bene: dopo questa reminescenza storica, tonight’s the night, finalmente il momento è arrivato, grazie a Roberto Cosentino, che è riuscito nell’intento di riportare in Italia i Y & T, ovvero una significativa fetta di storia, con più di quattro milioni di dischi venduti e diciassette album all’attivo.

Tra una birra e una pizza, il tempo scorre veloce mentre il locale va gradatamente riempiendosi, in attesa dei supporter della serata, The Rocker. Alle 21.30, puntuali come da programma, i quattro entrano in scena. Ecco la formazione:

– EDO ARLENGHI voice
– WALTER CALIARO lead guitar
– FORTU SACCÀ  bass
– ROLANDO CAPPANERA drums

Si attacca con il loro cavallo di battaglia, PURE ROCK AND ROLL, tanto per entrare subito nel tema della serata: puro e genuino Rock and Roll, che non tradisce mai, come ammoniscono le liriche di Edo Arlenghi, in forma fisica smagliante e deciso a spaccare. Si prosegue con

– LITTLE ANGEL
– COMFORTABLE DISEASE
– MOTOROCKER
– KING FOR A DAY
– GOD’S NOT HATE
– ITALIAN BASTARDS

The Rocker impressionano con una prestazione carica di energia. A tutti gli amanti del genere (un hard rock scanzonato e divertente, assai piacevole e coinvolgente proprio perché immediato) consiglio vivamente di andarli a sentire.

Edo è un vero protagonista, capace di trascinare l’audience grazie ai suoi atteggiamenti da istrione e alle sue elastiche movenze, che tradiscono la sua formazione atletica; la spontaneità e la carica che comunica dal palco ne fanno un interprete di primo piano sulla scena (inter)nazionale: si tenga presente che Edo è molto conosciuto all’estero, soprattutto in Giappone, dove ha ottenuto fra l’altro prestigiosi riconoscimenti, aggiudicandosi addirittura, nel marzo 2000, il Japan Golden Disk Award. Walter è un giovane chitarrista in continua evoluzione e i suoi miglioramenti si vedono nella qualità dei suoi assoli, incisivi quanto basta e in perfetta sintonia con il sound del gruppo. Fortu è ormai da anni una garanzia di fedeltà, sempre preciso e regolare, oltre che fondamentale nella fase compositiva degli arrangiamenti.

Stasera manca, purtroppo, la classica ciliegina sulla torta, ovvero il drummer titolare Francesco Jovino (in tour con Udo). Tuttavia, Rolando Cappanera (Strana Officina), nonostante il poco tempo avuto a disposizione per provare, si rivela un degno sostituto, grazie alle sue doti di picchiatore, e nonostante il prodotto finale risulti un pochino influenzato dal suo tocco metal, rispetto allo stile più improntato sull’hard rock del titolare, il risultato è comunque assai apprezzabile, tant’è vero che i presenti dimostrano di gradire, battendo le mani al ritmo dell’orecchiabile Little Angel e accendendosi durante l’anthemica Motorocker. Da sottolineare anche la grintosa God’s Not Hate, un martellante inno contro la guerra e il terrorismo, e la simpaticissima Italian Bastards, anch’essa tra i brani di punta dell’album che vedrà la luce a settembre.
In conclusione: una band di prima fascia, in grado di emozionare e far vivere le sensazioni “giuste” ai veri appassionati, nonché a tutti gli intenditori dal palato fine.

Il tempo di smontare gli strumenti, ed ecco finalmente apparire in scena l’organizzatore dell’evento, Roberto Casentino, il quale, dopo i ringraziamenti di rito a Max (gestore del locale) presenta uno a uno i musicisti, ciascuno dei quali viene accolto da un fragoroso applauso di benvenuto, anzi, di bentornato:

– JOHN NYMANN rhythm guitar
– PHIL KENNEMORE  bass
– MIKE VANDERHULE drums
– DAVE MENIKETTI voice and guitar

Non mi pare vero, dopo tanti anni, di ritrovarmi di fronte questi mostri sacri. Mi butto come un pesce nel concerto, senza perdere una nota. Si inizia con la trascinante Black Tiger, che mette subito in mostra un quartetto in grandissimo spolvero. E’ proprio vero che, per certi artisti, gli anni sembrano non passare mai.

Con Hard Times si prosegue sull’onda del ritmo sostenuto: l’affiatamento all’interno del gruppo è a dir poco perfetto, senza alcuna sbavatura. Meniketti diventa subito protagonista assoluto, con le sue cascate di note e i suoi assoli prolungati, piacevoli e mai noiosi o scontati. Un vero sballo per chi apprezza questo genere! Don’t Stop Running fa cantare tutti quanti a squarciagola, compresi i più giovani tra i fans accalcati in prima fila. Mi pare bellissimo che una canzone come queste sia cantata da ragazzi che, probabilmente, all’epoca in cui fu scritta (1984) non erano neanche nati. Potere di certa musica! Si continua senza un attimo di sosta, con Dirty Girls e con altre perle di un passato glorioso come Masters and Slaves, Midnight in Tokyo, ecc.

Questa è la set-list completa:

– BLACK TIGER
– HARD TIMES
– DON’T STOP RUNNING
– DIRTY GIRL
– DON’T BE AFRAID OF THE DARK
– MEAN STREAK
– MASTERS AND SLAVES
– THIS TIME
– HURRICANE
– BARROOM BOOGIE
– MIDNIGHT IN TOKYO
– EYES OF THE STRANGER
– RESCUE ME
– I’LL CRY FOR YOU
– SUMMERTIME GIRLS
– ROCK AND ROLL’S GONNA SAVE THE WORLD
– I BELIEVE IN YOU

– FOREVER

Da sottolineare è la straordinaria coesione del gruppo, con una sezione ritmica sempre all’altezza della situazione e due chitarre decise, senza effetti speciali e senza tanti fronzoli. Il drummer, affidabilissimo hard rocker, offre pure qualche concessione allo spettacolo, con un roteare di bacchette che non guasta mai.

Inutile dire che la star della situazione è il vecchio Dave, il quale si propone in quelle che sono le sue peculiarità: grandissimo sia nella voce sia nel sapiente uso della sei corde. I suoi assoli sono gustosissimi, densi di pathos (con i momenti di maggiore intensità nella pomposa Rescue Me e nella suggestiva I Believe in You) e, tecnicamente, si collocano in un contesto prettamente hard rock con influssi melodici, tipo Neal Schoen per intenderci, senza però tralasciare alcune componenti blues che emergono con prepotenza in certi pezzi. Non dimentichiamo, peraltro, che la discografia del nostro eroe comprende un paio di album quali On the Blue Side (1998) e Meniketti (2002), entrambi di ispirazione blues.

In sostanza, si può tranquillamente affermare che Dave si conferma un indiscusso protagonista di livello mondiale: grande voce, eccelsa tecnica chitarristica, versatilità e freschezza di stile, oltre a capacità di emozionare, sono gli ingredienti del suo successo.
Sono trascorsi bel 25 anni, da quella notte a Zurigo, ma la verve e l’energia della band sono immutate, e lo smalto della chitarra di oggi appare fiammante come quello di ieri. Yesterday and Today, appunto. E, visto che il nostro povero mondo malato ci lancia quotidianamente dei segnali preoccupanti, speriamo davvero che abbiano ragione i Y & T quando cantano (e ci fanno cantare): “Rock and Roll’s gonna save the world”!

Marcello Catozzi