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Recensione Libro: ‘The Heroin Diaries – Nikki Sixx’

Di Stefano Ricetti - 13 Settembre 2010 - 11:11
Recensione Libro: ‘The Heroin Diaries – Nikki Sixx’

THE HEROIN DIARIES
Autore:  Nikki Sixx con Ian Gittins
Editore: Chinaski
Collana: VOICES
Formato: 15 x 21
Pagine:  408
Uscita: luglio 2010
ISBN: 978-88-89966-55-6
Prezzo: 22,00 Euro

 

 

A tratti davvero agghiacciante, questo The Heroin Diaries, per la prima volta pubblicato in lingua italiana da parte della Chinaski Edizioni. Protagonista assoluto dell’opera Frank Feranna, alias Nikki Sixx, bassista dei Mötley Crüe, che mise a nudo se stesso e i propri demoni già a settembre 2007, quando uscì la versione originale in inglese idioma.

Tanto per inquadrare il personaggio, l’uomo non è proprio uno stinco di santo, esattamente come il Suo collega batterista Tommy Lee, che se ne esce con una frase del tipo “per via di uso di stupefacenti in gran quantità, Sixx era quello che cercava di spingersi sempre oltre…”, cosa che, detta da un estremista come Lui, lascia ben poco spazio all’immaginazione.

Questo inferno lungo 408 pagine abbraccia un periodo di tempo che va dal 25 dicembre 1986 allo stesso mese dell’anno successivo ma, considerando l’avvicendarsi e l’assurdità delle situazioni, potrebbe riguardare un’intera vita e forse più.

The Heroin Diaries parte con i ringraziamenti: sentiti riguardo le persone collaborative coinvolte nell’opera e sarcastici, con tanto di “vaffa” fra le righe, per quei personaggi che hanno dato “buca” a Nikki. Segue breve glossario medico per poter comprendere appieno lo spirito dell’opera: nell’ordine le definizioni didascaliche di dipendenza, alcolismo, cocaina, depressione, eroina e psicosi. Appena dopo una imperdibile pagina definita come “glossario medico alternativo” riguardo gli argomenti di cui sopra redatto nientepopodimeno che da Lemmy dei Motorhead, un luminare incontrastato, in materia…

Come nei bei libri di avventura di una volta, anche questo contempla un breve riassunto degli interpreti della storia: dallo stesso Nikki all’amico musicista James Michael, passando per Slash dei Gunners e gli altri Crüe, poi donne varie e assortite – non proprio da educanda il comportamento della ragazza di Tom Zutaut, talent scout della Elektra Records in un episodio narrato che va ben oltre le linee estreme della  decenza… – e personaggi più o meno celebri legati a Feranna fra i quali tale Doug Thaler, rassegnato a ricevere nel cuore della notte le Sue telefonate che lo informavano riguardo la presenza di “nani e messicani!!!” nel giardino di casa… Per finire, seguono le necessarie introduzioni al libro da parte di Nikki e dell’autore, Ian Gittins, suddivise in due paragrafi distinti incastonati fra inequivocabili disegni di siringhe e teschi.

 

Il bassista dei Motley, a fine ’86, era già un alcolizzato dipendente da cocaina, acidi ed eroina, quindi tossicomane consumato e conclamato. Abbracciare il vissuto di costui per circa un anno da quella data equivale a percorrere una highway to hell al limite dei sensi e del concepibile. In certi passaggi la lettura si rivela talmente “forte” nei contenuti che anche il più recondito richiamo all’ironia o al sorriso viene detronizzato da un dramma immenso, che fa capire quanto in fondo possa spingersi un essere umano in preda alla dittatura originata dalla dipendenza. Sangue, vomito, aghi spezzati – ma comunque utilizzati -, lerciume nel senso biblico del termine, disordine, diarrea, pisciate inaspettate, gang bang, appuntamenti obbligatori bypassati perché in preda al delirio, sesso selvaggio, “navi scuola”, pornostar in giro per casa, “cilecche” clamorose a letto, docce rimandate e una schizofrenia di fondo dai tratti esponenziali. Questi alcuni degli ingredienti fondamentali ricorrenti nello scorrere le giornate buie di una rockstar che poteva permettersi praticamente di tutto, senza badare a spese. Slash, quando ancora non era un idolo delle masse ma solamente uno dei tanti chitarristi promettenti del giro di Los Angeles ammette che, se in quel periodo ne avesse avuto la possibilità, in termini economici, si sarebbe conciato come Nikki. Cosa peraltro accaduta durante una festa memorabile a casa di Sixx, con il chitarrista dei Guns N’ Roses in preda ai postumi di uno sballo colossale il mattino successivo, con la Sua m***a schizzata tutt’intorno al letto e una sventolona addormentata a fianco.

Talvolta si può anche sorridere di alcuni accadimenti, come quando non vengono risparmiate stilettate a Poison, Bon Jovi, Malmsteen e Iron Maiden insieme con autentiche bordate, peraltro reiterate, ai Whitesnake. Si scopre poi anche perché Bruce Dickinson l’abbia giurata a Nikki… Più triste quando viene descritto come due strafatti del livello di Sixx e Lee escano a quattro zampe da una tenda in un campeggio per rifornirsi della “roba”, arrivata appositamente per Loro via Limousine. Da non perdere ma anzi rileggere, l’episodio dell’intervista notturna in diretta radio, una roba che solamente la coppia di cui sopra sarebbe stata in grado di fare con quella naturalezza.

Ha dell’incredibile verificare come uno “sballone” del livello di Sixx abbia tenuto nota giorno per giorno dei vari accadimenti, restando morbosamente legato alla scrittura del proprio diario personale. Nella realtà dei fatti, devastato com’era, la compilazione non risultava obbligatoria ma spesso affidata ad appunti sparsi, poi messi insieme alla bisogna.

Un interrogativo, alla fine del libro, nasce in maniera naturale: Nikki Sixx, Ozzy Osbourne, Lemmy Kilmister… tutti personaggi che hanno pubblicato la storia ufficiale della propria vita, gente che ha visto la morte in faccia e per davvero più volte, schivando per pochi centimetri la lama affilata del Grim Reaper, come quando il Nostro fu considerato più morto che vivo all’interno di un cassonetto nei pressi dell’Hammersmith di Londra. E che oggi sono ancora qua, a suonare su di un palco, dopo gli abusi e gli eccessi di anni di trasgressione reale e non solo di facciata.

In quest’ottica è illuminante Alice Cooper quando dichiara, all’interno di The Heroin Diaries: “Conoscevo bene Jim Morrison e Nikki me lo ricordava molto. Quando Jim morì a ventisette anni non rimasi scioccato perché era morto ma perché era riuscito a durare così tanto”. Feranna, invece, è ancora qua… non malaccio per uno che quando era adolescente con un’infanzia difficile sulle spalle si faceva con il tranquillante utilizzato per gli elefanti!!!

L’opera vanta pochissimi e refusi e si presenta su carta lucida, come quella utilizzata da alcune riviste. Rare le foto e prive di descrizione, mentre la parte del leone la fanno dei disegni squisitamente a tema, quindi non aspettatevi tramonti indimenticabili o immagini della barriera corallina…

Ian Gittins scrive che The Heroin Diaries non è facile da leggere, ma è un libro che non si dimentica.

Impossibile contraddirlo.
Stefano “Steven Rich” Ricetti