Recensione: 1912

Di Ottavio Pariante - 11 Luglio 2011 - 0:00
1912
Band: Reinxeed
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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81

Southampton, 14 aprile 1912.
Il Titanic, superbo e lussuoso transatlantico britannico, parte per il suo viaggio inaugurale con destinazione la città di New York, ma a causa di una manovra tecnica non tempestiva si schianta contro un iceberg dalle grosse dimensioni.
Come conseguenza dei danni subiti nella collisione, in un breve lasso di tempo, la grossa nave dopo aver imbarcato un’insostenibile quantità di acqua prende la posizione verticale e lentamente s’inabissa, andando ad adagiarsi nelle immense profondità dell’Oceano Atlantico, trascinando con sé nel suo ultimo tragitto più di mille persone.
Un fatale e tragico destino, ma dai suoi misteri e dalle sue storie congenite sono nate grandi manifestazioni artistiche formando un onda d’urto mediatica terrificante che ha coinvolto, nel suo stato squisitamente avventuriero, anche svedesi gli Reinxeed: dopo appena quattordici mesi di distanza dall’ultimo Majestic, i nostri tornano in pista con concept album che racconta proprio questa infausta traversata.
Dal punto di vista artistico non è cambiato assolutamente nulla: sempre affascinante power metal melodico e sinfonico suonato a velocità siderali, definito “adventure metal”, con occhio sempre vigile all’impatto ritmico dei singoli pezzi e alle melodie, sempre in evidenza, ben interpretate dall’ugola d’oro del biondo cantante svedese, nonché vero e proprio mastermind di tutto il progetto.
I pezzi che compongono questo 1912 sono dodici, tutti di altissimo livello e di un impatto emotivo devastante. Nessun calo di tensione, nessuna pausa, solo un vortice inesauribile di melodia e potenza che miscela come al solito sapientemente le parti epiche e sinfoniche con quelle tipicamente power della band.

Si comincia con la title-track che apre le danze con il suo incedere epico e sognante: è sostenuta da una sessione ritmica semplicemente sublime, con inserti sinfonici sempre ben in vista e amalgamati alla grande nel contesto. Un fiume di melodia che esploderà con tutto il suo ardore e saprà sicuramente travolgere con impeto l’ascoltatore. Un pezzo di non facilissima assimilazione al primo ascolto, ma non deluderà assolutamente le aspettive.
The Final Hour, Terror Has Begun e Spirit Lives On invece rappresentano in pieno quello che sono e saranno sempre i Reinxeed: melodia e velocità forsennata, ritornelli sempre freschi e virtuosismi mai fine a se stessi.
La voce di Thomas è sempre un fattore aggiunto determinante nell’economia artistica della band che, in questa prima parte dell’album, preferisce l’impatto alle soluzioni più pompose e cinematografiche, sempre comunque presenti nel trademark stilistico della band.
La solfa non cambia, nella doppietta successiva composta da Through the Fire e The Fall of Man anche se la prima, rispetto alla seconda, risulta essere più ricercata grazie a un ritornello semplicemente magico, con un lavoro di tastiera e un utilizzo dei cori semplicemente evocativi che lasceranno a bocca aperta l’ascoltatore.
Dopo avere pestato senza compromessi con The Voyage, la componente cinematografica e più intima della band prende di nuovo il timone di guida. Una traccia sicuramente molto particolare e un po’ controversa che vive nel “chiaro-scuro” le sue parti principali: dolce, intensa e intrigante nella prima parte, assolutamente noiosa nella seconda, con un filo conduttore melodico sempre uguale che finisce sicuramente col stancare.
Un episodio sporadico che non sposta su altri lidi le belle sensazioni che questo disco ha fino ad ora proposto.
Tiro aggiustato con il trittico seguente We Must go Faster, Challenge the storm e Reach For the Sky che ripropone il solito, ma fortunato, cliché alla velocità della luce. Profonda, ma altrettanto devastante, anche l’undicesima traccia Farewell che chiude virtualmente l’album, in quanto l’ultimo vagito è affidato a una breve composizione strumentale dal titolo Lost at sea che amplifica il dramma dell’inabissamento del Titanic con le sue note malinconiche e pregne di pathos.

In conclusione possiamo dire che, anche in questa occasione, i Reinxeed non hanno fallito il bersaglio affidandosi a un songwriting corposo e avvincente, fresco ed ispirato.
Un album che non vi sorprenderà per la sua originalità, ma in fondo i Reinxeed sono cosi, prendere o lasciare.

Ottavio Pariante

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Tracklist:
1. 1912
2. The Final Hour
3. Terror has Begun
4. Spirit Lives On
5. Through the Fire
6. The Fall of Man
7. The Voyage
8. We Must go Faster
9. Challenge the Storm
10. Reach For the Sky
11. Farewell
12. Lost at Sea

Line-up:
Tommy Johansson – Vocal, Guitar,Keyboard
Mattias Johansson – Guitar and Backing vocals
Calle Sundberg – Guitar and Backing Vocals
Viktor Olofsson – Drums
Nic Svensson – Bass guitar

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