Recensione: “3”

Di Stefano Ricetti - 14 Maggio 2023 - 0:30
“3”
Band: Witchfield
Etichetta: Black Widow records
Genere: Doom 
Anno: 2023
Nazione:
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81

Il 1° maggio del 2021 venni convocato nel cuore della Romagna da tre oscuri figuri, amici di vecchia data, che mi diedero la possibilità di sentire in anteprima il loro ultimo album. Di quell’incontro realizzai uno speciale poi pubblicato su queste stesse pagine truemetallare il 15 giugno dello stesso anno.

Gli amici erano e sono i Witchfield, ossia vecchie triglie dell’Acciaio nonché messaggeri polverosi del Doom di casa Nostra che, come il buon vino italico, negli anni ha ottenuto il rispetto che si merita tanto da essere riconosciuto universalmente come uno dei più crudi e veraci e dall’alto contenuto nelle liriche.

Thomas Hand Chaste (batteria, basso e tastiere), Giovanni “John Goldfinch” Cardellino (voce) e Andrea Cardellino (chitarra), in quel frangente mi confidarono che il loro disco, intitolato “3”, sarebbe uscito di lì a pochi mesi. Ma si sa poi come vanno certe cose, causa intoppi vari e impegni plurimi da parte di tutti i vari attori coinvolti. Morale della favola, il Cd fisico del loro terzo lavoro (l’uscita esiste anche in vinile a 33 giri, in due varianti) è disponibile da qualche settimana, griffato Black Widow Records e accompagnato da un libretto di ben ventiquattro pagine, contenenti la storia illustrata del tema che fa da filo conduttore e che lega la sequenza dei vari brani, con testi sia in italiano che in inglese e dei bei disegni a opera di Raffaele De Innocentiis, autore anche dall’inquietante copertina.

Così come scritto nello special del 2021, qualche doveroso cenno di storia sulla band: trattasi del progetto nato dall’incontro di Thomas Hand Chaste con i fratelli John ed Andy Cardellino de L’Impero delle Ombre, intorno al 2007. Presso lo studio Four Sticks di Chaste si stabilì sin da subito una forte intesa musicale ed umana, con una line-up che comprendeva anche il compianto Baka Bomb (RIP) al basso. Bastarono un po’ di prove ad alto tasso emotivo e lisergico per porre le basi di quello che sarebbe divenuto “Sleepless“, il debutto dei Witchfield, prodotto dalla Black Widow Records, disco con nientepopodimeno che Clive Jones (RIP) dei Black Widow e Steve Sylvester dei Death SS in qualità di special guest.

E’ del 2015 il secondo album, “Sabbatai Zevi”, un lavoro a totale appannaggio di Chaste che vede il solo John Goldfinch Cardellino alle prese con una cover dei Quartermass, oltre all’usuale caterva di ospiti di ottima fattura.

Ma veniamo a “3”, composto da nove tracce per un totale di tre quarti d’ora di musica.

Il primo pezzo, “Suicide”, dal finale aperto, è un bel doomone massiccio a la Black Sabbath che narra dei propositi di Freaky, detto “lo strano”, ragazzo solitario, frustrato e rancoroso abitante in una metropoli occidentale, ossia il soggetto protagonista di “3”, di farla finita. Chitarroni in bella evidenza e un John Goldfinch lamentoso al microfono come da prassi. Una boccata di aria fresca, sebbene ammantata di nero, che sgombra il campo da qualsivoglia equivoco sulla direzione musicale presa dai Witchfield per il loro terzo parto discografico. Si prosegue in maniera straclassica nel segno dei quattro di Birmingham con “The Return Of The Wicked Messiah”, poi è la volta di “Bruxa” (strega, in portoghese), e il carico si fa ancora più pesante, con evidenti ammiccamenti agli Usa frammisti a tastiere anni Settanta. La traccia numero quattro in scaletta, “Magical Mysterious Trip Thru The Stars”, fa della solennità la propria cifra. Echi di Hawkwind a livello di mood se la giocano con Freaky alle prese con le droghe pesanti. “The Pandemic Enigma”, è una heavy cavalcata bella e buona, che ottiene l’effetto benefico di rompere il ritmo, particolare non da poco durante l’ascolto.

Thomas Hand Chaste non avrà suonato per anni con Death SS, Chain e il Violet Theatre per niente, giusto? Ecco servita la malata “I Feel Down Often”, primo brano del secondo lotto, uno spaccato che riporta al passato allucinato delle tre grandi band sopraccitate, corroborato da un ottimo lavoro di chitarre. Per lo scriba l’highlight di “3”. “Destiny Of a Homeless” passa senza impressionare ma ci pensa l’heavy metal tout court di “Jericho” a risollevare la tensione, sulla base di fendenti mortali. Chiude degnamente baracca e burattini “They Live in the Holes of my Mind”, in linea con quanto proposto dai Witchfield precedentemente. Ma, come si evince dai testi di Giovanni Cardellino contenuti nel libretto, la saga su Freaky continuerà ancora, in un futuro non meglio precisato…

Tirando le somme, “3” è semplicemente un classicone, sollucchero per tutti gli amanti del doom senza tante menate né sterzate di maniera, quel bel doom che punta dritto all’anima. Nera, of course.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

 

 

 

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