Recensione: 4:17 a.m.

Di Alessandro Calvi - 13 Agosto 2004 - 0:00
4:17 a.m.
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Anno: 2004
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60

A poco più di un anno di distanza, ecco il secondo album per i Before the Dawn dopo il precedente “My Darkness”. La band sembra voler ripartire proprio da dove si era concluso il disco precedente visto che l’ultima traccia di “My Darkness” si intitolava 4:16 am. Qui si riparte da esattamente un minuto dopo, dalle 4:17 di mattina.

Come dicevo si riparte proprio da dove li avevamo lasciati e infatti anche a livello di sound e di song-writing quasi nulla sembra essere cambiato. Se non fosse per una durata in media leggermente maggiore delle composizioni, credo che potremmo benissimo scambiare i due cd senza quasi nessuno si accorgerebbe della sostituzione.
Il genere proposto dai Before the Dawn è sempre un death molto melodico e rock-oriented sulla falsa riga di gruppi come i Sentenced, con un buon uso delle chitarre e delle tastiere che alternano piacevolmente voce pulita e cantato growl.
La canzoni sono orecchiabili, si lasciano ascoltare senza problemi e il disco scorre via liscio senza sbavature, forse troppo liscio perchè obiettivamente così come dopo due ascolti già ricordi il ritornello sempre così orecchiabile, dopo due minuti che hai spento il lettore non ricordi già più neanche mezza nota di questo disco.
Le canzoni sono scritte e suonate bene, la produzione è molto buona e in generale si tratta dal punto di vista tecnico di un buon disco. Ma è un disco che non aggiunge e non toglie assolutamente nulla al metal in generale e neanche al filone che la band ha deciso di seguire. Si limita semplicemente a seguire strade già percorse da altri, adagiandosi in un sound anche piuttosto personale ma che probabilmente avrà ben pochi margini di evoluzione in futuro.

Per concludere si tratta di un disco che non ha pecche ma non ha neanche pregi. Certi passaggi sono un po’ più cattivi del precedente e questo è un bene perchè scuote un po’ certi brani. Per il resto però avrei potuto copiare la recensione del loro primo album e incollarla qui e non ci sarebbero stati problemi. Evoluzione tendente a zero rispetto al precedente. Le canzoni non sono però noiose e si lasciano ascoltare senza problemi, il mondo è pieno di album e gruppi migliori (anche senza contratto), ma per far passare un’oretta va bene anche questo disco se non avete di meglio.

Tracklist:
01 Heaven
02 Seed
03 Dreamer
04 Fade Away
05 Crush
06 Into You
07 My Room
08 The Black
09 Vengeance
10 Hiding

Alex “Engash-Krul” Calvi

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