Recensione: A Dark Enchanted Crystal Night

Di Leonardo Arci - 17 Marzo 2007 - 0:00
A Dark Enchanted Crystal Night
Band: Crystallion
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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77

“You never have a second chance to make a first impression” insegnano i guru americani del management aziendale. Questa frase mi è tornata alla mente dopo qualche ascolto del CD di debutto dei tedeschi Crystallion rilevandone la sostanziale infondatezza se applicata alla musica (metal, nella fattispecie). Il primo ascolto di questo “A Dark Enchanted Crystal Night” non mi aveva colpito positivamente per via della sostanziale riproposizione  dei soliti cliché tipici del power metal melodico. Troppo evidenti mi erano sembrati i riferimenti ai Gamma Ray di “Somewhere Out In Space” e agli Stratovarius del periodo d’oro (“Episode”, “Visions”) per poter meritare una seconda chance. Quella prima negativa impressione, tuttavia, non era una bocciatura senza appello visto che ho deciso di dare un’altra possibilità ai Crystallion: ebbene, la mia scelta si è rivelata azzeccata.

I Crystallion nascono nel 2004 e dopo aver rilasciato l’anno successivo un demo/Ep autoprodotto (“Nights Of The Apocalypse:…Nemesis”) che ha permesso ai nostri di farsi conoscere e di firmare un contratto con la STF Records, si presentano con questo debutto contenente 9 tracce (di cui 2 recuperate dal precedente demo e riarrangiate) della durata complessiva di circa 60 minuti. Dal punto di vista lirico le canzoni non fanno parte di un concept vero e proprio anche se tutte sembrano ispirarsi all’Ordine Militare dei Templari.

Musicalmente i Crystallion si inseriscono nella folta schiera di devoti al power metal melodico di matrice teutonica, pur allargando il proprio songwriting alle influenze del power di derivazione scandinava: le influenze pertanto vanno individuate nei Gamma Ray e nei Freedom Call, per via dell’uso ossessivo della doppia cassa e della immediatezza delle melodie portanti, e nei Sonata Arctica e negli Stratovarius dei quali riproducono un certo uso sinfonico e maestoso delle tastiere. Punta di diamante del gruppo è il cantante Thomas Strübbler il quale, pur non avendo un’ugola particolarmente gradevole per timbrica, riesce a caratterizzare ogni singola canzone con linee vocali marcatamente melodiche e facilmente memorizzabili. Non sono da meno i due chitarristi, i quali alternano parti aggressive ad altre più melodiche in maniera impeccabile, dimostrando di possedere doti tecniche di rilievo ed un personale gusto per le melodie più immediate ma assolutamente incisive e mai banali. Decisivo infine l’apporto del tastierista Manuel Schallinger, recentemente entrato a far parte dei connazionali Stormhammer, il quale perfeziona il sound con parti sinfoniche che conferiscono alle canzoni un’ apprezzabile venatura epica.

La titletrack è un’intro strumentale abbastanza corta e trascurabile che fa da apripista all’opener vera e propria, Guardians of the Sunrise, una traccia sparata a mille dall’incedere assassino ma sempre molto melodica, soprattutto nel chorus arricchito tra l’altro di un tappeto di tastiere che rende la canzone epica al punto giusto. Da notare la prestazione dei due chitarristi che danno vita a metà traccia ad un duello a colpi di riffs e solos, ed il cantante sempre sugli scudi con le sua voce potente e pulita. Visions esordisce con un riffing molto grezzo ben presto addolcito dalle tastiere che qui si fanno più presenti e rivestono il ruolo di strumento preposto alla esecuzione della melodia portante del brano. I tempi sono sempre piuttosto sostenuti, il drumming è portentoso ed inarrestabile, peccato che non sia adeguatamente assecondato dal basso il cui suono è relegato troppo in secondo piano. Eternia sembra una ballad, viene infatti introdotta da un’intro di tastiere molto dolce; è solo un’impressione perché ben presto irrompono le chitarre con le loro trame taglienti e serrate e la batteria di Martin Herzinger che ancora una volta imprime tempi sostenuti alternando frangenti in doppia cassa ad altri momenti più riflessivi. Il coro è melodico come da tradizione ed evidenti sembrano i richiami a certi lavori targati Freedom Call. La successiva Crystal Clear non si sposta di molto dalle coordinate lungo le quali si muovono le altre tracce, al di là del solito refrain ultra orecchiabile va segnalata la parte strumentale centrale dal sapore decisamente prog, nella quale finalmente il basso inizia a pulsare a dovere. Le chitarre e soprattutto la doppia cassa di Tears in the Rain ci riconducono in territorio Gamma Ray, in particolare l’incedere maestoso mi ricorda “The Winged Horse” anche se qui le melodie appaiono più accentuate. In finale di disco sembra che cali un po’ la tensione, canzoni come Dragonheart e The Final Revelation sono pur sempre delle tracce interessanti, ma forse penalizzate troppo dalla durata. Non mi ha convinto inoltre la prestazione di D.C. Crow (dei Medusa’s Child) ospite nella conclusiva The Final Revelation. Tra queste due canzoni troviamo invece Burning Bridges, una delle migliori del lotto: il guitarwork sale sugli scudi, si intravede un’anima hard rock che ispira l’intera sezione ritmica, anche se nel refrain rispuntano le influenze power più accentuate che si avvicinano a quanto proposto dagli Insania in “Sunrise in Riverland”.

Ottimo questo debutto sulla lunga distanza dei Crystallion, un CD che ha ben poco di innovativo ma che suona sempre fresco e dinamico, dove le melodie sono sempre azzeccate e mai banali. Una band da tenere d’occhio!

Tracklist:
1. A Dark Enchanted Crystal Night
2. Guardians Of The Sunrise
3. Visions
4. Eternia
5. Crystal Clear
6. Tears In The Rain
7. Dragonheart
8. Burning Bridges
9. The Final Revelation

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