Recensione: A Point Of Destiny

Di Fabio Vellata - 14 Marzo 2010 - 0:00
A Point Of Destiny
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Anno: 2010
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76

Ci regala una piacevole sorpresa il bravo Tony Mills, singer spesso poco nominato ma di grande esperienza e qualità, divenuto session molto richiesto nella realizzazione di un numero sempre crescente di progetti, dopo essere stato – come molti rimembreranno – voce dei britannici Shy e dell’ultima, purtroppo disastrosa, incarnazione dei seminali TNT.

State of Rock, nuovo side project dell’iperattivo frontman britannico è, infatti, una lieta novella per tutti gli amanti delle armonie immediate, piuttosto ariose e d’ottimo profilo melodico che, nemmeno a farlo apposta, guardano un po’ proprio ai migliori TNT quale primaria fonte d’ispirazione, miscelati a frammenti ed accordi che in qualche passaggio rammentano i Gotthard ed i Def Leppard più brillanti e cromati.
L’amalgama tecnica è garantita dal supporto fornito dal resto dei musicisti radunati per l’occasione, null’altro che il nucleo principale e storico dei tedeschi Frontline, band AOR di buon prestigio che in molti avranno apprezzato nel corso degli anni novanta ed il cui album d’esordio edito nel 1994 assumeva – nota di colore – proprio il titolo di “The State Of Rock”.

I brani confezionati dal gruppo anglo-tedesco, in una definizione semplice e schietta, possono essere felicemente riassunti in questo modo: freschi, scattanti ed orecchiabili.
Nulla che cerchi complicazioni fuori dalla norma, vada ad avvitarsi su scenari d’eccessiva audacia o frequenti picchi d’elaborazione fine a se stessa. Raffinatezze, suoni ben bilanciati ed un approccio che sa mostrare numerosi aspetti forniti di notevole eleganza formale, sono patrimonio stilistico ben evidente e riscontrabile un po’ ovunque. Mai tuttavia, spinti oltre il limite che scinde la naturalezza di soluzioni musicali di buon gusto, dalla finta artificiosità di una proposta costruita con il puro intento di “arruffianarsi” l’uditorio composto da appassionati di settore.

Una tracklist omogenea nei risultati più che validi, allinea in buona sostanza, aspetti fondamentali e di peso assortiti in modo ottimale, capaci di far prendere il volo ad un album come “A Point Of Destiny”.
Episodi riusciti e molto gradevoli all’orecchio come la cadenzata opener “Black and Blue”, le quadrate “Hanging In The Balance” e “Count Me Out”, insieme ai piccoli capolavori ottantiani del disco, intitolati “Without My Love”, “Heartless Dreamer” e “Freedom”, danno la dimensione di un prodotto ricco di tutto ciò che pare necessario per far breccia nel cuore degli AOR maniac.
Una voce di grande classe ed affidabilità, prestazioni strumentali non invadenti e prive di sbavature (da porre in prima fila la verve del co-fondatore degli State of Rock, il chitarrista Robby Böbel), un songwriting mirato e non dispersivo e soprattutto, belle melodie, di quelle buone per una giornata di sole primaverile e perfette per un po’ di sana e rinfrancante spensieratezza.
Davvero nulla di così rivoluzionario o ardimentoso, eppure qualcosa di estremamente ben realizzato e del tutto meritevole di plauso.

Le canzoni scivolano senza intoppi, gli artisti coinvolti promettono buone cose, i suoni e gli arrangiamenti non tradiscono le attese ed il disco, particolare aggiuntivo non certo di secondo piano, offre un’insospettabile longevità nel tempo.
Insomma, siamo brevi: se il genere melodico è tra i vostri preferiti, un ascolto a questo “A Point of Destiny” è quantomeno doveroso. Il minimo che possa capitarvi, è di trascorrere poco più di tre quarti d’ora in compagnia d’ottima musica.

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Tracklist:

01.    Black & Blue
02.    Without My Love
03.    Heartless Dreamer
04.    Don’t Make Me Cry
05.    Hanging In The Balance
06.    Freedom
07.    Count Me Out
08.    A Point Of Destiny
09.    Friction
10.    Somewhere

Line Up:

Tony Mills – Voce
Robby Böbel – Chitarre
Hutch Bauer – Basso
Rami Ali – Batteria

 

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